Un articolo di: Redazione

Il 3 giugno a Ravenna è andato in scena "Acarnesi Stop the War!", riadattamento della prima commedia di un giovanissimo Aristofane. Il regista Marco Martinelli ha brillantemente diretto decine di giovani che attraverso la forza dirompente dei classici hanno saputo squarciare il velo di indifferenza che avvolge la guerra in Europa

«Io m’affrettavo qui con la tregua per te. Ma la fiutarono certi vecchi Acarnesi, vecchi solidi, duri, cocciuti, eroi di Maratona, tutti d’un pezzo, e subito: “Ah, canaglia, le vigne nostre son tagliate, e tu porti la tregua!”. E metton mano ai sassi. Io scappo; e loro, urlando, alle calcagna!».

Recita così un passo della prima commedia di un giovanissimo Aristofane, uno dei principali esponenti della commedia della Grecia Antica. L’opera fu messa in scena nel 425 a.C. durante la Guerra del Peloponneso, ma, vista oggi, è sorprendentemente attuale per lo scenario bellico in cui l’Europa è ripiombata nel febbraio dello scorso anno. L’autore racconta della tregua separata che Diceopoli, un contadino ormai stanco della guerra, stringe con gli Spartani, guadagnandosi così l’ostilità degli abitanti del demo ateniese di Acarne, gli stessi a cui Diceopoli insegnerà che servire la patria significa prima di tutto servire la Pace.

E Acarnesi Stop The War! è il titolo urlato dello spettacolo che sabato 3 giugno è andato in scena a Ravenna nell’ambito del dialogo fra Ravenna Festival, Parco Archeologico di Pompei e Ravenna Teatro.

Il regista Marco Martinelli ha dato nuova linfa al capolavoro del commediografo greco, attraverso l’esplosiva vis comica degli adolescenti del territorio vesuviano. Una riflessione che non poteva mancare all’appello in questa XXXIV edizione di Ravenna Festival, che nel centenario della nascita di Calvino e nel titolo Le città invisibili ha trovato un felice pretesto per riflettere sulla duplice natura della città, emblema della comunità e della sua crisi.

«Il mondo “peggiora per quanto invecchia”, diceva un grande classico, e oggi come allora è insanguinato dalle guerre» racconta Martinelli. «Aristofane scrive la sua prima commedia a diciotto anni, Acarnesi, contro la guerra del Peloponneso che stava devastando Atene. Con la sua vena sulfurea e surreale, Aristofane si scaglia contro il grande male della violenza che avvelena la democrazia nascente. A incarnare l’adolescente infuriato che da sempre consideriamo il padre della commedia antica, sono gli adolescenti di Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia: dalla loro rabbia e dai loro desideri ho ricavato la drammaturgia per raccontare l’inquieto presente». 

Un’enorme rappresentazione che ha visto coinvolti decine di ragazzi che hanno saputo sapientemente tradurre la commedia greca in un brillante e divertente manifesto contro la guerra, squarciando il velo dell’indifferenza che può aleggiare dopo oltre un anno di conflitto in Europa. 

Giornalisti e Redattori di Pluralia

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