L’obiettivo è creare un sistema virtuoso in cui la produzione di energia non intralcia la crescita delle essenze vegetali ma anzi la agevola
Attenzione, non si tratta di installare impianti solari in campo aperto come spesso capita di vedere, quanto di integrare la produzione di energia e le coltivazioni, creando un sistema virtuoso in cui la produzione di energia non intralcia la crescita delle essenze vegetali ma anzi la agevola, per esempio ombreggiando il terreno ed evitando la dispersione di acqua. Certo è un sistema di difficile implementazione e calibrazione ma può portare a risultati importanti, al netto del possibile impatto paesaggistico.
La chiave di volta è proprio questa: integrare produzione energetica e produzione agricola massimizzando i benefici reciproci
Definizioni e rapporti di forza
Una svolta funzionale nella produzione di energie rinnovabili richiede una grande quantità di installazioni e quindi un grande consumo di suolo. Per questo negli anni si è provveduto in vari casi a installare pannelli fotovoltaici a terra, magari sfruttando campi marginali e poco produttivi. In questo caso la produzione di energia sostituisce la produzione agricola.
Alzando da terra di qualche decina di centimetri i pannelli si può invece garantire una vita vegetativa al di sotto di essi. Ottimizzando altezza, densità ed esposizione si può poi arrivare alla situazione ottimale di produrre energia permettendo al tempo stesso la crescita di determinate colture, ottimizzando l’esposizione e l’ombreggiamento a seconda delle esigenze specifiche. La chiave di volta è proprio questa: integrare produzione energetica e produzione agricola massimizzando i benefici reciproci. Al momento i finanziamenti europei hanno riguardato quasi esclusivamente la concentrazione di sistemi fotovoltaici e la copertura degli edifici agricoli. Ma serve un passo in più.
La luce è il motore di tutto questo, la sfida è ottimizzare la luce nello spazio e nel tempo
Pecore all’ombra e come dovrebbe essere un “vero” sistema agrivoltaico
Sono diventate virali fotografie di pecore che si riposano all’ombra sfruttando l’inclinazione con coi i pannelli sono montati a terra. Sebbene questo possa essere preso come esempio di buona convivenza tra tecnologia e pastorizia, ecco l’agrivoltaicolo è, o dovrebbe essere, qualcosa di più.
“L’agrivoltaico è un settore dalle caratteristiche uniche in grado di combinare energia, nuove tecnologie, agricoltura e conservazione del paesaggio anche a tutela delle comunità locali e delle loro attività, con benefici in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale – commentava Alessandra Scognamiglio, ricercatrice ENEA nella presentazione della prima rete nazionale per l’agrivoltaico sostenibile – Riteniamo che non esista un solo agrivoltaico, ma diverse soluzioni da declinare secondo le specifiche caratteristiche dei siti oggetto di intervento: la sfida è trasformare una questione tecnica in una questione di cultura complessa, con un approccio transdisciplinare supportato dai risultati della ricerca sulle migliori combinazioni colture/sistemi fotovoltaici”.
La luce è il motore di tutto questo, la sfida è ottimizzare la luce nello spazio e nel tempo. Per questo è necessario un sistema integrato, per esempio con pannelli a “doppio inseguimento” che seguono durante la giornata e le stagioni il sole, quindi che producono energia ma al tempo stesso possono essere direzionato per variare insolazione e ombreggiamento del terreno sottostante. Nelle sperimentazioni più avanzate in Italia, in provincia di Piacenza, si è adottata una cupola geodetica con pannelli solari a 5 metri di altezza, per fare un esempio.
La difficoltà è proprio quella di integrare due fattori estremamente diversi: la tecnologia e la vegetazione; le parole magiche per far questo sono “equilibrio” e “sistema”. Una nuova opportunità per gli agricoltori che possono adottare modelli win-win che esaltino le sinergie tra produzione agricola e generazione di energia.
La riduzione del fabbisogno d’acqua è calcolato in media in un – 20%, grazie all’ombreggiamento offerto dai pannelli
Consumo di suolo e risparmio idrico
Secondo di dati di Enel Green nel 2021 in Italia erano installati circa 1 milione di nuovi impianti fotovoltaici e la superficie occupata da impianti a terra era di 152,1 chilometri quadrati, ovvero solo lo 0,05% del territorio nazionale, le strade per fare un paragone coprono il 3% del territorio. Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione bisognerebbe arrivare a 405 chilometri quadrati di pannelli, circa un terzo del territorio del Comune di Roma.
Sfruttando la combinazione offerta dall’agrivoltaico si potrebbero meglio sfruttare tanti terreni marginali. Tra i vantaggi ci sono poi la riduzione della necessità d’acqua, calcolata in media in un – 20%, grazie all’ombreggiamento offerto dai pannelli, e al tempo stesso la protezione delle colture da eccessivo calore e stress termico. Questo, studiando pratiche agricole sostenibili ed efficienti, può portare addirittura a un amento delle rese produttive.
Per approfondire: Le linee guida sugli impianti agrivoltaici