Costerà 3499 dollari e sarà disponibile nel 2024 solo negli Stati uniti. Apple ha lanciato il visore che vuole portare il mondo nell'era dello "spatial computing"
Apple Vision Pro costerà 3499 dollari e non sarà commercializzato prima del 2024, inizialmente solo negli Stati Uniti
Il tempo dirà se Apple Vision Pro sarà una rivoluzione, al momento conosciamo le incredibili caratteristiche hardware e il prezzo di lancio: 3499 dollari (in Europa si parla di cifre superiori ai 4000 euro) e la data di uscita, non prima del 2024, negli Stati Uniti.
L’annuncio del nuovo prodotto di Apple è arrivato nel corso della WWDA 2023, presentato da Tim Cook, Ceo di Apple, a 16 anni di distanza dalla celebre lancio dell’Iphone. Allora il Ceo – guru del gigante dell’hi tech, Steve Jobs, stupì il mondo con lo smartphone, oggi uno strumento indispensabile non solo per comunicare ma anche per una lunga serie di operazioni quotidiane.
Apple Vision Pro è un device AR/VR, dove AR sta per augmented reality (realtà aumentata) e VR per virtual reality (realtà virtuale). In sostanza si indossano questi occhialoni, in tutto simili a una maschera da sci, e si vede un altro mondo, virtuale o realistico ma con con qualche upgrade.
Non è il primo caso di aggeggi che promettono “esperienze” di questo tipo, anche se mai si era arrivati a questo livello. Parliamo di più rudimentali device per il gaming o dei Google glass, un vero e proprio fallimento.
12 videocamere, 5 sensori, 6 microfoni, 2 processori, Tutti in un visore, un risultato tecnologico senza precedenti
Design minimal e materiali pregiati, in perfetto stile Apple. Alluminio e vetro bombato per la parte frontale del visore e una fascia ergonomica studiata per adattarsi a qualunque forma del capo grazie anche a un sistema di fitting a rotella e che integra il sistema audio.
L’autenticazione avviene attraverso lo scan della retina, un sistema che rappresenta l’evoluzione di touchID e faceID che abbiamo imparato a conoscere sugli Iphone, mentre due schermi Micro Oled ad altissima risoluzione (da 23 milioni di pixel e grandi quanto un francobollo) che si interfacciano con due lenti catadiottriche donano l’impressione di avere davanti un grande schermo con una visione a 180 gradi. Il tutto con un peso mediamente più leggero rispetto ad altri device esistenti per la realtà aumentata, un risultato ottenuto anche grazie alla batteria esterna e collegata al Vision Pro tramite un cavo.
In totale ci sono 3 display, uno per lente, mentre il terzo è esterno e simula gli occhi di chi lo indossa. Chi ci guarda vedrà i nostri occhi, come se stessimo indossando una maschera trasparente, o quasi. Il pacchetto hardware comprende 12 videocamere, 5 sensori, 6 microfoni, 2 processori, Tutti in un visore, un risultato tecnologico senza precedenti.
Tutta la comunicazione di Apple è basata su una fruizione casalinga, o in viaggio. Il concetto introdotto è quello di “spatial computing”, ovvero un device che permette di lavorare, giocare, guardare film in alta risoluzione… in generale, interagire con varie applicazioni, all’interno di una bolla virtuale chiamata appunto realtà aumentata.
La realtà avanzata non ha mai sfondato fino ad oggi solo perché non c’era ancora un device di Apple?
Innanzitutto il costo, che chiaramente è per pochi. In secondo luogo la batteria. Apple con questo visore vuole sostanzialmente sostituire il personal computer, ma il tutto è vincolato da un un power bank la cui durata è stimata in sole 2 ore. Si potrebbe dire che la tecnologia di Vision Pro è troppo evoluta rispetto alle capacità di gestione dell’energia al momento esistenti.
E, ancora, questo è il momento dell’intelligenza artificiale: in quella direzione sono rivolti la maggior parte degli investimenti attuali del mondo dell’hi tech. Apple invece, dopo 7 anni di studio e di investimenti stratosferici, arriva oggi a proporre lo stato dell’arte della realtà avanzata, realtà avanzata che però non ha mai sfondato fino ad oggi. Solo perché non c’era ancora un device di Apple?
Detto questo, non è da sottovalutare il fatto che Apple, e Tim Cook, raramente sbagliano. E anche quando lo hanno fatto hanno cambiato in corsa, aggiornato, migliorato e spinto, fino a che quel dato prodotto non è diventato un successo se non uno standard.