Il presidente Usa Joe Biden appare spaesato ed esitante sul palcoscenico internazionale del G7 in Puglia. Molti si chiedono: è davvero un leader in grado di prendere decisioni? In compenso Emmanuel Macron è in preda ad un attivismo senza precedenti, tanto da far ipotizzare una sua leadership dell'intero Occidente. Ma, come dice il Wall Street Journal, Meloni a parte, più che di grandi, si tratta di nani. A giudicare dal consenso popolare che sta crollando
Se il Presidente Usa è in questa situazione, è ovvio pensare che i vari Sullivan, Blinken e Burns prendono le decisioni strategiche
Attenti a quei due. Questa prima metà di giugno 2024 ci ha mostrato un volto inedito di due leader politici, che per certi versi dominano la scena dell’Occidente. Stiamo parlando del presidente americano Joe Biden e del presidente francese Emmanuel Macron. Il primo ha per così dire calcato la scena del G7 in Puglia, ospite Giorgia Meloni, in un modo a tratti sconcertante e inaspettato. Tanto da suscitare un dibattito tra opinionisti e addirittura le classiche interviste dei quotidiani a medici gerontologi esperti di psicologia senile. Che succede al Comandante in capo della superpotenza americana? L’immagine che più di tutte fa discutere è quella pubblicata sulla prima pagina del Corriere della Sera: ritrae Biden mentre si china fino al punto da appoggiare la sua fronte su quella di papa Francesco, che è seduto. Jorge Mario Bergoglio appare fra lo stupito e il preoccupato. E poi c’è quell’altra istantanea del presidente che, dietro gli occhiali da sole, si è perso nei prati mentre tutti gli altri leader politici vanno dalla parte opposta. “Biden si aggira nei prati della Puglia”… hanno rilanciato i social.
Ha scritto ad esempio Il Fatto, in un articolo di Antonella Ciancio sotto il titolo “Come sta l’uomo alla guida del mondo”: “La visione di un leader mondiale esitante sulle gambe e nelle parole, se non nelle interazioni pubbliche con gli altri leader del mondo, conferma la preoccupazione, condivisa da molti anche nel Partito democratico, che il leader 81enne sia troppo anziano per guidare la più grande democrazia del mondo per un secondo mandato”.
Ha commentato, con qualche punta crudele, Domenico Quirico sulla Stampa: “Biden deambula fragile e smarrito; un fantasma per cui non si può che provare un moto di istintiva e fraterna pietà. Ti allarmi rammentando che dietro di lui sfilano settecento basi militari, portaerei e bombardieri, ordigni atomici di pronto uso, digrigni bellici di ogni dimensione e tipo. Che la famosa valigetta dell’Apocalisse viaggia sempre al suo incerto fianco… (…) Spengler ha impiegato centinaia di pagine per raccontare, forse un po’ in anticipo, il tramonto dell’Occidente. Se fosse stato a Borgo Egnazia in questi giorni gli sarebbe stata sufficiente una frase per fissare la ennesima fine dei pusilli e dei pitocchi dell’ultimo impero. Guardavamo, nel Novecento, il corpo e la maschera di Leonid Breznev esposti come un oggetto inerte sulla balaustra della piazza Rossa. Ti veniva voglia di metter la mano nella redingote per sentire se il cuore batteva regolarmente. Capivamo che l’Unione sovietica, “il presidio della rivoluzione mondiale”, era già un cadavere in attesa della constatazione burocratica di morte. Ma quello era un sistema autoritario, difendeva sé stesso negando perfino la realtà, cercando di illudere che un mausoleo fosse vita e la agonia un raffreddore. Il caso di Biden, della democrazia americana a cui è riuscita la magia di convincerci che è la eterna giovinezza del mondo, è la vitalità scientifica sociale politica, è diverso. Se l’America pretende di dettare la linea, di scegliere i buoni e i cattivi, ha il dovere di restare fedele al mito tutto in stampatello. Non può imporre antropologicamente la realtà del suo progressivo e rapido indebolimento. Le potenze che si accorgono di invecchiare, di avere avversari più feroci e determinati, sono pericolosissime, perché sono indotte a commettere errori per cercare di smentire la realtà, di giocare bluff insensati trascinandovi dentro anche gli altri. Chi suggerisce a questo uomo smarrito, incatenato, non so se per ambizione senile o per scelta di altri, alla ardua recitazione del Potere, le decisioni da prendere? Chi firma in nome suo impegni bellici che dureranno dieci anni eternizzando scelte che potrebbero risultare sbagliate o azzardate?”.
Macron è alla ricerca di uno strappo continuo: c’è chi ipotizza che voglia sostituire il Presidente Usa nella leadership occidentale
Dietro le domande retoriche di Quirico c’è una preoccupazione molto concreta: se il Presidente Usa è in questa situazione, è ovvio pensare che i vari Sullivan, Blinken e Burns, senza dimenticare i generali del Pentagono, diventano coloro che prendono poi le decisioni strategiche. È un motivo di imbarazzo per la diplomazia e gli altri leader? Non solo. C ‘è anche la vecchia regola che nessun vuoto resta tale a lungo. Ecco, dunque, puntuale un altro leader affacciarsi nello stesso campo occidentale, con la pretesa di prendere lui la guida dei Grandi della Terra.
Un’altra immagine simbolo, scattata alla riunione del G7 Puglia, ritrae infatti Emmanuel Macron alla guida del caddy che trasporta, tra gli altri, il premier canadese Justin Trudeau, quello inglese Rishi Sunak e il presidente del Consiglio d’Europa Charles Michel. Sono giorni in cui il protagonismo, interno ed internazionale, del Presidente francese ha raggiunto il suo apice. Il solstizio d’estate ha coinciso con un suo pronunciato attivismo politico. Prima le celebrazioni del D-Day in Normandia (6 giugno), all’insegna di una nuova eccitazione bellicista, poi soprattutto l’intervento istituzionale che ha anticipato la fine della legislatura dell’Assemblea Nazionale con la convocazione immediata di nuove elezioni che si svolgeranno a fine mese, dopo l’imponente avanzata del Rassemblement Nationale di Marine le Pen alle elezioni Europee dell’8-9 giugno. Per un Comandante in capo annebbiato e confuso, ecco il capo dell’Eliseo dare continue dimostrazioni di forza. È uno strappo continuo quello di Macron. Sul G7 di Puglia ha cercato fino all’ultimo di forzare la mano ai Grandi per inserire il diritto all’aborto nel documento conclusivo, cosa che ha già fatto modificando la Costituzione francese, creando l’unica vera spina nel fianco al successo pugliese di Giorgia Meloni, sulla quale persino Le Figaro ha ammesso: “La sua ora di gloria è giunta, che è anche il culmine di una politica estera molto attiva”. Il Wall Street Journal, con ancor meno rispetto, ha parlato di G7 dei “Nani”, sottolineando come tutti i convenuti, Meloni a parte, godano di un drammatico crollo di popolarità nel loro Paese.
Il capo dell’Eliseo punta sul “disincanto” che provocherebbe coinvolgere nel governo Marine Le Pen. Ma oltre la tattica, ci vuole la politica. Come ha ricordato Papa Francesco
Ma qual è il disegno di Emmanuel Macron? Il giovane Presidente ha deciso, ben prima delle Europee, di andare all’attacco. Non solo in senso metaforico. Ha di gran lunga preceduto lo stesso segretario della Nato, Jens Stoltenberg, nell’invocare l’invio diretto di armi e truppe occidentali in Ucraina e l’uso delle armi a lungo raggio sul suolo russo. La prima solenne intervista televisiva di Macron su questo tema è del 14 marzo 2024. In quell’occasione, il sito di politica estera Piccole Note, edito dal Giornale, ha scritto: “Il Presidente francese sta giocando una partita tutta sua, cercando di ritagliarsi un ruolo da leader dell’Unione Europea e di interlocutore privilegiato degli States”. Ritagliatosi questo profilo, Macron ha incalzato la debole Germania del cancelliere Olaf Scholz, ha tolto l’appoggio a Ursula von der Leyen (che pure aveva contribuito ad eleggere nella Ue) e lanciato, in prospettiva europea, la leadership di Mario Draghi.
Il voto popolare dei francesi ha decisamente bocciato la sua linea. Draghi è tramontato, Von der Leyen viaggia verso la riconferma. Ma lui non si è dato per vinto. Così, all’indomani del risultato europeo, ha sciolto d’imperio l’Assemblea Nazionale, convocando le elezioni per la fine del mese. Un “azzardo”, hanno subito scritto diversi commentatori. Macron ha però chiarito subito che se il Rassemblement National di Marine Le Pen prevarrà, lui rimarrà al suo posto.
Perché? L’ipotesi più diffusa negli ambienti politici è quella di cui ha scritto il settimanale tedesco Bild. Secondo quanto ricostruito da questo giornale, Ursula von der Leyen avrebbe spiegato ai compagni di partito, dopo aver incontrato il Presidente francese, che l’azzardo sarebbe frutto di un calcolo. Il vero obiettivo sarebbe infatti quello di togliere a Marine Le Pen l’esclusiva di vera alternativa all’establishment, compromettendola nel governo del Paese. Insomma, lasciare il governo alla destra per “vaccinare” la Francia in vista delle presidenziali previste fra due anni. Il filosofo italiano Massimo Cacciari, con una battuta, ha spiegato che Macron non segue il vecchio detto di Giulio Andreotti (“Il potere logora chi non ce l’ha”) e anzi punta sul contrario, sul disincanto che seguirebbe alla prova di governo.
Da tutto questo manca la politica. C’è tanta tattica, ma non si intravvede un vero disegno, una visione dell’Europa e dell’Occidente, dal punto di vista economico, sociale e normativo. L’invitato Papa Francesco, che è sempre imprevedibile, ha consigliato ai Sette (grandi o nani che siano) una lettura particolare: quella del libro di Robert Hugh Benson The Lord of the World, Il Signore del mondo. Un classico romanzo distopico dei primi del Novecento che prefigura la fine della vita sulla Terra. Quando arriva questa fine? Quando non ci sarà più la politica, ha spiegato nella sua lezione al G7 Jorge Mario Bergoglio. Più chiaro di così…