Per Liz Cheney, figlia del repubblicano Dick, Donald Trump e JD Vance sono "due maiali". Intanto in Europa la peste suina, dei maiali appunto, minaccia un intero comparto economico. Mentre silenziosa si diffonde in Europa la paura di un nuovo "spillover", il salto dell'epidemia dagli animali agli uomini. Trump o Harris? Londra o Bruxelles? Alla fine decide tutto il Deep State di Washington
Chiunque vinca le elezioni americane, a governare sarà comunque il Deep State. Pur vivendo per definizione nelle profondità, tra squali e pescecani, il Deep State affiora ogni tanto alla superficie, con dichiarazioni pubbliche e solenni.
Per l’immediato futuro, le sue preferenze sono abbastanza chiare. Ad esempio, il generale in pensione Michael Hayden, che diresse la CIA negli anni di G. W. Bush, ha detto che il senatore trumpiano Tuberville doveva essere “rimosso” dalla razza umana, suscitando il conclamato sospetto che stesse auspicando la sua eliminazione fisica. Alle proteste, ha risposto che era una metafora. Anche sulle elezioni, Hayden è stato metaforico: “Quelli che hanno esperienza sono veramente preoccupati”. In particolare, Dick Cheney, fieramente repubblicano, antidemocratico da sempre, e che è stato ritenuto l’anima nera del Deep State, ha detto pubblicamente che voterà per Kamala Harris. Una figlia di Dick Cheney, Liz, è stata più precisa: nonostante fino al 2023 sia stata deputata repubblicana del Wyoming, ha detto che non soltanto voterà Harris, ma che una rielezione di Trump sarebbe “una catastrofe irrimediabile”. Per lei, Trump e Vance sono “due maiali”.
In questo clima, c’è attesa per l’imminente uscita di un volume autobiografico di Melania Trump. In anticipazione, è possibile apprezzare un video nel quale fa riferimento all’attentato al marito. “Il silenzio che lo circonda è pesante”, dice. E aggiunge: “Non posso fare a meno di chiedermi perché l’attentatore non fu arrestato prima dell’inizio del discorso. C’è sicuramente dell’altro in questa storia”.
“Fuck the UE” è una sostanziosa strategia ultracentenaria, che accomuna inglesi e americani, e sopravviverà a ben di peggio che Trump e Vance
Due comunicati stampa del Deep State meritano attenzione. All’inizio di settembre, Victoria Nuland ha confermato che le trattative del 2022 a Istanbul fallirono dopo i “consigli” di Washington e Londra. E ha aggiunto che, anche se Donald Trump sarà eletto, qualunque cosa abbia in testa, non cambierà la linea americana verso Russia e Cina. Alcuni giorni dopo, gli attuali direttori della CIA e del SIS, Bill Burns e Richard Moore, hanno pubblicato un denso articolo, nel quale sottolineano che loro due, e loro due soltanto, stanno dietro le quinte e all’avanguardia, contemporaneamente, per ogni rilevante imbroglio. Nell’articolo, l’Europa è citata unicamente come quel postaccio “orrendo” dove inglesi e americani assistono affranti alle violenze tra gli indigeni, “dal 1909” – mobilitando storici, politologi, memorialisti, crittoanalisti, perfino fattucchiere ed esorcisti nell’improba impresa di capire che diavolo volessero suggerire con quella data e quel ragionamento. Scartata l’ipotesi che abbiano voluto esecrare la fondazione, nel 1909, in un’altra famigerata birreria tedesca, Zum Wildschütz, della squadra di calcio del Borussia Dortmund, die Schwarzgelben, l’interpretazione più accreditata è: hanno elegantemente, capziosamente, super-intelligentemente bisbigliato che “fuck the UE” è una sostanziosa strategia ultracentenaria e sopravviverà a ben di peggio che Trump e Vance.
Mentre gli avversari politici sono definiti e pensati come maiali, anche i maiali, quelli veri, non se la passano proprio bene. Circola in Occidente la peste suina africana. Si chiama peste proprio perché si tratta di un morbo che allo stesso modo della peste si diffonde, accoppando quel che trova per strada, mimetizzandosi nei prodotti derivati dalla suinicoltura e propagandosi attraverso contatti di ogni tipo. Smaltire in sicurezza migliaia di tonnellate di maiali avvelenati ha costi proibitivi e richiede le tecnologie di imprese altamente specializzate. A propagare l’infezione basta il transito di camion che si sono contaminati nelle aree di provenienza; diventano trasmettitori del virus persino i rifiuti che viaggiano nelle navi e negli aerei. Dinanzi alla peste alcuni Stati tentano di sigillare i confini e altri di bonificare il territorio, mentre da tempo girano leccornie condite con maiali intossicati, delibate da consumatori ignari di diventare portatori di una piaga che coinvolge indirettamente la filiera dell’agroalimentare, dunque migliaia di posti di lavoro e tantissimi miliardi, oltre che l’immagine economica, commerciale, turistica, culturale di un paese.
La peste suina è innocua per gli esseri umani. Finora. In tutto l’Occidente, allevamenti altamente intensivi, dai polli alle vacche, possono riservare questa e tante altre sorprese: l’aviaria riguardava le oche, poi è passata agli uccelli e, di bestia in bestia, è arrivata agli umani, cominciando con l’uccisione di una ragazza cambogiana e proseguendo con il primo caso accertato (nel Missouri) di un contagio per H5N1 non attraverso animali. Si chiama spillover, potrebbe significare devastante pandemia. Può accadere di punto in bianco, senza che qualcuno poi sia in grado di spiegare bene come è cominciata: il vaiolo delle scimmie per anni è rimasto silente, confinato in piccoli e remoti focolai; di botto, ad agosto 2024 è dichiarato emergenza globale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Homo homini lupus, non è una banale frase latina, ma il fondamento dell’antropologia politica occidentale
Con l’aumento delle temperature e i cambiamenti demografici, il contesto generale è per i piromani un pressante invito ad appiccare il fuoco. Le malattie trasmesse da vettori come zecche e zanzare sono in rapida crescita; molti agenti patogeni si moltiplicano più velocemente e aggressivamente. Virus del Nilo, encefalite equina dell’Est, dengue si diffondono in forme gravemente neuroinvasive. La psittacosi può essere trasmessa dagli uccelli più innocui, come pappagalli, passeri, colombi.
Quelli che se ne intendono, parlano accuratamente di bioterrorismo; i più pessimisti tra loro dicono che ci siamo già dentro fino al collo e in questo senso citano i drammatici hearings di Anthony Fauci all’inizio del 2024 e la precedente testimonianza parlamentare di Jeffrey Sachs.
In breve, Burns e Moore spiattellano numeri suggestivi perché sembrano afflitti da quello che è definito, da Kahnemann e Tversky, un bias di immaginabilità, ovvero l’errore che si commette quando le incognite vengono sottostimate, perché i rischi potenziali richiedono un sovrappiù di immaginazione (e di responsabilità). Infatti, oltre zoologia e zoonosi, non esistono soltanto i maiali o i fur children che dal 97 % degli americani sono considerati veri e propri membri della famiglia. Viviamo pure in un mondo di lupi. Homo homini lupus, non è una banale frase latina, ma il fondamento dell’antropologia politica occidentale. Lo sanno bene anche gli altri – e con loro non sarà come sparare date nel buio a rintronare le pecore.