Il direttore di Casartigiani Verona traccia l'andamento delle imprese del territorio. Tra presente e futuro uno sguardo anche alle opportunità legate al mondo eurasiatico.
Marco Tirozzi è direttore di Casartigiani Verona. Laureato in Giurisprudenza ha svolto un master in salute e sicurezza sul lavoro. Fa parte dell'ente dal 2019.
Come stanno vivendo le aziende e gli imprenditori questa fase d’incertezza dovuta alla guerra?
Il Sistema economico del Veneto, secondo recenti stime degli Osservatori più quotati d’Italia (Unioncamere, Confindustria), ha “tenuto botta” nonostante tutto. Anzi, i dati dicono che il Veneto ha risposto meglio delle altre regioni italiane, e non possiamo non esserne contenti. Sappiamo però che l’economia è fatta non solo di dati statistici ma anche di equilibri. La congiuntura economica si è in ogni caso deteriorata. Ancora una volta, come durante la pandemia, la situazione delle imprese è particolarmente allarmante e carente di azioni certe in un momento di emergenza nazionale che non può essere né sottovalutato né rinviato. Sono necessari interventi robusti e strutturali per scongiurare un lockdown delle imprese artigiane, che è già iniziato. In questa situazione, stimiamo che più di 40.000 aziende nel Veneto stiano ragionando su strategie di sopravvivenza, mettendo tra le opzioni anche la chiusura; si tratta di una possibilità sempre presente, con cui tutti noi, associazioni in primis, dobbiamo sempre fare i conti.
Tra le altre considerazioni, a nostro avviso non si sono rivelate adeguate le modalità che lo Stato ancora una volta ha adottato per distribuire risorse alle aziende colpite, allora dalla Pandemia e questa volta dalla crisi geo-politica. In particolare, mi riferisco a bandi e fondi che obbligano le imprese a click-day improbabili o che richiedono requisiti assai stringenti, escludendo magari quelle imprese che, pur non essendo energivore, hanno patito e patiscono gli effetti dei rincari dell’energia e delle materie prime o delle restrizioni commerciali in atto.
Tra i vostri associati vi sono molte realtà in rapporti diretti con il mondo eurasiatico. Possiamo dare dei numeri?
Tra le aziende che associamo e rappresentiamo stimiamo una diminuzione di circa il 20 % sul fatturato totale. Sono numeri importanti per piccole e medie imprese che per anni hanno specializzato il proprio già esiguo personale a lavorare con determinati mercati.
Quanto le sanzioni stanno effettivamente incidendo sulle aziende?
Incidono pesantemente sui rapporti con i paesi coinvolti nel conflitto, anche indirettamente. Una delle conseguenze è la necessaria ricerca di soluzioni alternative, come lavorare di più con altri Paesi del blocco eurasiatico. A dimostrazione della resilienza e della capacità di adattamento delle imprese veronesi, non posso che citare l’ultimo report del Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, aggiornato a marzo del 2023, secondo cui l’export veronese è in netto miglioramento rispetto allo stesso periodo nel 2022 (+12%), posizionandosi più in alto rispetto alla media veneta (+9%) e italiana (+9,8 %). Però in quanto ai Paesi verso i quali le piccole e medie imprese scaligere esportano di più, abbiamo tra le prime posizioni della classifica generale la Germania, la Francia, gli Stati Uniti e la Spagna. Russia e Cina hanno, tra i paesi extra UE, perso molte posizioni.
In quanto associazione di categoria sarete chiamati a dar risposte. Cosa vi chiedono oggi gli imprenditori?
Negli ultimi due anni, attraverso il nostro sistema regionale e il Confidi di nostra emanazione – Fidi Artigiani Verona – Casartigiani Verona ha messo in piedi una vera e propria task force a supporto delle imprese veronesi, task force che ha raccolto buoni risultati e intende continuare su questa strada. Da una parte, siamo in perenne ascolto delle loro istanze e bisogni tramite i nostri comitati di categoria e dall’altro, tramite i nostri osservatori privilegiati e i nostri professionisti in ambito legale, bancario, finanziario, contabile cerchiamo di anticipare delle soluzioni che facciano la differenza poi sul bilancio delle imprese. Le imprese chiedono costantemente soluzioni sui seguenti fronti:
Aziende che lavorano a fatica significa preoccupazione anche per i posti di lavoro. Quale scenario viene avanti?
Alla fine dell’anno scorso Unioncamere del Veneto ha rilasciato un Report (La Clessidra) che, a partire dalla fotografia di una fase di crisi mondiale dovuto allo scenario post-pandemico, geopolitico ed energetico, ha restituito un quadro in netto miglioramento e ha evidenziato che le imprese non si sono mai tirate indietro, hanno fatto la loro parte dimostrando di essere consapevoli anche del loro ruolo sociale verso famiglie e lavoratori. Da questo punto di vista, specialmente nei settori energivori, le imprese hanno saputo gestire gli impianti in modo intelligente e attento, hanno cercato di crescere nel mercato interno oppure verso nuovi mercati esteri. Non posso che ritrovarmici, oggi se consideriamo tutte le forme contrattuali, al momento l’occupazione sta tenendo se non migliorando. Per le imprese artigiane il problema è forse un altro, ovvero la mancanza di manodopera, specializzata per alcuni settori, non specializzata per altri. Si tratta infatti di un problema complesso, tra calo demografico e appetibilità di un lavoro, quello artigiano, molto creativo e autonomo, che però fatica a entrare tra le scelte dei giovani più qualificati.
Privati e imprese hanno dovuto fronteggiare la questione legata al caro energia. È un tema che resta attuale o il peggio è passato?
Resta attuale. La stretta monetaria di questi ultimi giorni, finalizzata ad abbattere l’impatto dell’inflazione, imposta dalla Bce rischia di trascinare nel baratro le realtà produttive del nostro Paese, danneggiando pesantemente famiglie e aziende che per finanziarsi ricorrono necessariamente al credito bancario. Su questo tema, non posso che riprendere le recentissime dichiarazioni del segretario generale di Casartigiani Veneto Andrea Prando secondo cui “in una fase delicata come quella che stiamo vivendo, l’aumento dei tassi di interesse rischia di compromettere la capacità di investimento e le prospettive a medio-lungo termine di tante piccole realtà imprenditoriali. Molte imprese hanno ripreso a pagare dopo le rinegoziazioni dei finanziamenti disposte in piena emergenza sanitaria, sebbene i volumi di attività e fatturato fatichino a tornare sui livelli pre-Covid per via delle attuali difficoltà”. Un aumento, peraltro, decisamente considerevole destinato ad aggiungersi ai ben noti e continui rincari che, tra costi energetici alle stelle e prezzi delle materie prime in vertiginosa ascesa, hanno caratterizzato in maniera trasversale i bilanci di imprese e nuclei familiari negli ultimi mesi.
Quello eurasiatico, nonostante le tensioni del conflitto, è un mondo che continua ad essere appetibile?
Certamente, l’Eurasia è caratterizzato da un mercato vasto e diversificato. Ovviamente, lungimiranza e strategia sono due elementi necessari per approcciarsi a nuovi mercati o nuovi fornitori. Risulta poi importante affidarsi ad esperti del settore, considerando le incertezze politiche ed economiche legate all’Eurasia, facendo sempre un’attenta analisi rishi-opportunità.
A dar valore ai rapporti est-ovest ci ha pensato negli anni il Forum Eurasiatico. Per molti uno spunto interessante…
Il Forum Eurasiatico può e deve continuare a promuovere la collaborazione economica tra i paesi della regione.
Guardando al domani che cosa vede per la piccola-media impresa veneta?
La digitalizzazione e l’innovazione possono svolgere un ruolo chiave per migliorare l’efficienza e la competitività delle imprese venete. Troppe, a nostro avviso, ancora le PMI venete che esternalizzano la gestione delle funzioni ICT. Quindi, è necessario investire in formazione del personale interno per riuscire a cogliere le prossime sfide e stare al passo con le economie più dinamiche del mondo.