Un articolo di: Greg Erlandson

Il Super Tuesday ha sciolto gli ultimi dubbi: si riproporrà la sfida del 2020. Parte una campagna elettorale costosissima che durerà otto mesi, da qui a novembre. Punto debole di Biden la vecchiaia, punto debole di Trump la corsa a ostacoli giudiziaria. I due candidati devono convincere gli indecisi dell'altro schieramento. Temi decisivi: soprattutto l'economia interna agli Usa e l'immigrazione. La geopolitica è l'incognita sullo sfondo.

Nikki Haley ha attirato il 20-40% dei voti espressi, ciò evidenzia i punti deboli della campagna di Trump. Qui Biden vede un’opportunità

Gli Stati Uniti eleggono un presidente ogni quattro anni, ma sempre di più sembra che la campagna elettorale, con l’ossessiva copertura giornalistica, consumi almeno due di quegli anni. Dopo mesi di dibattiti, milioni di dollari in pubblicità e diverse primarie anticipate, è arrivato il “Super Tuesday”, con 15 stati che hanno tenuto primarie o caucus. Sia il presidente Joe Biden che l’ex presidente Donald Trump hanno ottenuto vittorie schiaccianti il ​​5 marzo, e i loro principali concorrenti si sono ritirati il giorno successivo.

Con circa la metà degli Stati che hanno votato finora, i due candidati sono già stati di fatto designati in virtù della mancanza di un’opposizione significativa. Ciò significa che, anche se ci sono ancora altre primarie in programma in alcuni Stati, tutti gli occhi sono ora puntati sulle elezioni generali, con una campagna elettorale che si svilupperà nei prossimi otto mesi, da qui fino a novembre.

La principale rivale di Trump, Nikki Haley, è sopravvissuta ad altri nove candidati e ha lanciato una campagna esuberante dopo un inizio lento. Ha sfidato il “caos” di Trump, ha sollevato domande sulla sua età e ha sostenuto quella che una volta era l’ortodossia repubblicana: tasse più basse, meno governo e forti alleanze militari e diplomatiche. Ha messo insieme sia Biden che Trump, definendoli “vecchi scontrosi”.

Ma il risultato è stato scarso. Ha vinto solo in uno stato – il Vermont – e nel Distretto di Columbia (Washington, D.C.), ma ha attirato regolarmente il 20-40% dei voti espressi. Sia gli osservatori democratici che quelli repubblicani affermano che ciò evidenzia i punti deboli della campagna di Trump, soprattutto tra le donne dei sobborghi e le persone con maggiore istruzione. Ci punta ovviamente anche Biden, che vede un’opportunità in questo disagio.

Nel discorso in cui annunciava la sospensione della sua campagna presidenziale, Haley non ha esplicitamente appoggiato Trump. Anzi, ha lanciato una sfida al tycoon quando ha detto: “Spetta ora a Donald Trump guadagnare i voti di coloro che nel nostro partito e oltre non lo hanno sostenuto, e spero che lo faccia”.

Trump ha promesso di “regolare i conti” con Haley per la sua ostinata opposizione. Ne ha deriso il nome, il marito e l’ha addirittura definita un “cervello da gallina”. Resta da vedere se riuscirà a cambiare marcia e a corteggiare gli elettori più scettici della sua stessa parte. Finora è stato sprezzante nei confronti dei repubblicani che non lo sostengono, chiamandoli RINO (Republicans In Name Only, cioè Repubblicani solo di nome).

La società AdImpact prevede che sarà di 2,7 miliardi di dollari la spesa pubblicitaria per le presidenziali

Per Biden, il Super Tuesday è culminato nella conquista di quasi tutti i delegati di cui ha bisogno per essere il candidato ufficiale del partito. Il suo principale avversario, il deputato Dean Phillips, un membro del Congresso democratico del Minnesota, si è ritirato e ha appoggiato Biden sulla scia dei risultati del 5 marzo. Phillips non era molto conosciuto e la sua campagna ha attirato poca attenzione negli Usa e all’estero.

Anche se le convention politiche democratiche e repubblicane si terranno in estate, e il tradizionale inizio delle campagne nazionali è fissato dopo il Labor Day all’inizio di settembre, a tutti gli effetti, la campagna elettorale presidenziale è già iniziata.

Joe Biden e Donald Trump stanno raccogliendo, coi loro comitati elettorali, decine di milioni di dollari per la campagna. I sostenitori di Biden alla fine di gennaio avevano accumulato 56 milioni di dollari, mentre quelli di Trump 30 milioni. Ci sono anche numerosi altri comitati che stanno accumulando risorse per le campagne dei due concorrenti. La società di monitoraggio pubblicitario AdImpact prevede che la spesa pubblicitaria totale per la sola corsa presidenziale potrebbe essere di 2,7 miliardi di dollari.

Donald Trump ha un grande svantaggio: deve fronteggiare 34 cause giudiziarie in vari procedimenti in diversi Stati e deve pagare multe e risarcimenti derivanti da cause civili che, con gli interessi, ammontano a quasi mezzo miliardo di dollari. I critici sostengono che la spinta di Trump a conquistare un nuovo mandato presidenziale è motivata in parte dal desiderio di ottenere l’archiviazione dei procedimenti giudiziari federali. Tuttavia le numerose multe continuano a essere un peso per le sue finanze personali, sebbene abbia fatto appello contro le sanzioni.

Per Joe Biden il tallone d’Achille è invece l’età. Se dovesse ottenere la rielezione, al suo insediamento avrà ben 82 anni. Gli avversari hanno già sottolineato molto questo problema. Anche se i referti medici dicono che Biden è sano di mente e in buona salute, c’è una preoccupazione diffusa anche fra i suoi sostenitori.

I medici attribuiscono all’artrite la sua andatura rigida, con i frequenti inciampi, e resta la sua tendenza a commettere errori di nomi e gaffe. I democratici si affrettano a sottolineare che anche Trump incorre spesso in momenti di confusione e in errori quando parla.

A Biden, apparso di recente in un talk show a tarda notte, è stato chiesto della sua età. “Dai un’occhiata all’altro ragazzo”, ha risposto Biden, “Ha più o meno la mia età”. In effetti, Trump ha solo tre anni meno di Biden.

L’età è stata un problema in passato nelle gare presidenziali americane. Nel 1984, Ronald Reagan aveva 73 anni quando si candidò alla rielezione contro Walter Mondale. Sapendo che la sua età era diventata un problema, durante un dibattito Reagan promise: “Non farò dell’età un problema di questa campagna. Non sfrutterò, per scopi politici, la giovinezza e l’inesperienza del mio avversario”. Lo scherzo fece addirittura ridere il suo avversario e Reagan vinse in maniera schiacciante.

Le polemiche sull’età fanno perdere un po’ le questioni reali: il rapporto dell’America con il mondo, la competizione con la Cina, il deficit, l’immigrazione…

La critica di Haley nei confronti di entrambi i candidati perché troppo vecchi ha colpito molti elettori, ma i difensori di Biden sottolineano i suoi risultati, la sua salute generale e la capacità di sottoporsi a diversi impegni ogni giorno. In effetti, sia Trump che Biden sono intellettualmente e fisicamente attivi. Entrambi soffrono di vuoti di memoria che possono essere snervanti, ma non sono segni di demenza. Come ha commentato un medico, non ricordare dove hai parcheggiato la macchina è un normale vuoto di memoria, che arriva con l’età. Sarebbe molto più grave non ricordare di possedere un’automobile.

Si perdono così un po’ le questioni reali che devono essere dibattute e che sono sul tavolo. Il rapporto dell’America con il mondo, in particolare con la NATO, il commercio e la competizione con la Cina. Il crescente deficit economico americano, con l’inflazione e i tassi di interesse. Il nodo dell’immigrazione, soprattutto alla frontiera meridionale. L’aborto e, ora, la fecondazione in vitro, etichettati anche come salute riproduttiva. E ovviamente le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, con la crisi ancora aperta e, anche se molto più ignorati, tutti gli altri conflitti a cominciare dal Sudan.

Trump, che ha evitato di discutere con i suoi principali avversari, ha già sfidato Biden a un dibattito, ma resta da vedere se ci sarà una discussione faccia a faccia su queste e altre questioni. I dibattiti passati danno pochi motivi di speranza.

I prossimi quattro anni saranno probabilmente una continuazione di molte delle stesse crisi e sfide che l’America sta affrontando ora. E mentre l’attenzione sarà focalizzata sulla corsa presidenziale, altrettanto importante sarà quale partito avrà la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti e al Senato. Da queste elezioni potrebbe dipendere se il governo degli Stati Uniti diventerà più efficace o avrà un peggioramento nei prossimi anni.

Giornalista

Greg Erlandson