Un articolo di: Redazione

Robert F. Kennedy Jr.: “Sostenere dollari e obbligazioni del debito degli Stati Uniti con hard asset potrebbe aiutare a ridare forza al dollaro, frenare l’inflazione e lanciare una nuova epoca di stabilità finanziaria americana, di pace e di prosperità”.

Il dollaro sarà sostenuto con oro e alcuni altri metalli preziosi. Sarà favorito il bitcoin che potrebbe addirittura essere esentato dalla capital gains tax. Le elezioni presidenziali in America si svolgeranno il 5 novembre del 2024.

La corsa alla Casa Bianca diventa sempre più intensa e il candidato del partito Democratico statunitense, Robert F. Kennedy Jr. ha presentato una parte del proprio “rivoluzionario” programma finanziario, destinato a ristabilire la fiducia globale in dollaro. Parlando il 19 luglio scorso in un evento televisivo della campagna elettorale intitolata “Heal-The-Divide PAC” (Risanare le divisioni) il nipote di John Fitzgerald Kennedy e figlio di Bob, ha dichiarato che per stabilizzare l’economia degli Stati Uniti sarà necessario sostenere il dollaro con oro, argento e platino.
“Sostenere dollari e obbligazioni del debito degli Stati Uniti con hard asset potrebbe aiutare a ridare forza al dollaro, frenare l’inflazione e lanciare una nuova epoca di stabilità finanziaria americana, di pace e di prosperità”, ha dichiarato Robert F. Kennedy Jr., sottolineando però che “il processo dovrà svolgersi in maniera molto graduale”. Secondo il candidato democratico alla prossima presidenza degli Usa e rivale del presidente uscente, Joe Biden, “inizialmente forse non più dell’1% dei buoni ordinari del Tesoro emessi sarebbe supportato da hard currency, ovvero da oro, argento, platino o anche da bitcoin”. Dopodiché in base ai risultati concreti di questo passaggio iniziale, il piano potrà essere “aggiustato e sintonizzato”, mentre la quota iniziale dell1% potrebbe aumentare annualmente.
Non è stata la prima volta che il nipote del celebre 35° presidente americano si pronuncia a favore di criptovalute e in particolare a favore di bitcoin, che in base al piano finanziario di Kennedy “sarebbe esentato dall’imposta sulle plusvalenze (capital gains tax) quando viene convertito in dollari degli Stati Uniti”. Lo scorso aprile Kennedy aveva dichiarato che bitcoin e alcune altre criptovalute possono aiutare la società a far fronte alle conseguenze negative dell’imminente crollo dell’attuale sistema finanziario, che Kennedy ha definito “una bolla che inevitabilmente scoppierà”. Successivamente, il 19 maggio scorso, parlando alla conferenza “Bitcoin 2023” Kennedy ha annunciato di accettare donazioni per la propria campagna elettorale in bitcoin e ha ribadito tutta una serie di impegni, volti a promuovere l’adozione di bitcoin in America, che dovrebbero includere “la difesa del diritto all’autocustodia di bitcoin” e anche “il diritto di gestire un nodo a casa”. Il 9 luglio si è saputo che Robert F. Kennedy Jr. sarebbe stato in possesso di bitcoin per una cifra totale di 250mila dollari circa. Attualmente un bitcoin costa 29.908,50 dollari.
Secondo Kennedy i vantaggi di questo piano sono tanti: “Si faciliterebbe l’innovazione e si spronerebbero gli investimenti, si assicurerebbe la privacy dei cittadini, si incentiverebbero i ventures a far crescere il proprio business e i lavori tech negli Stati Uniti piuttosto che a Singapore, in Svizzera, in Germania e in Portogallo”. Inoltre, ha aggiunto che “gli eventi non tassabili non sono dichiarabili e ciò significa che sarà più difficile per i Governi utilizzare la valuta come arma contro la libertà di parola, che come molti di voi sanno è uno dei miei obiettivi principali”.
Secondo un’analisi de Il Sole 24 Ore “Kennedy ha inquadrato i suoi impegni nei confronti di Bitcoin come parte integrante degli ideali di suo zio, il presidente John F. Kennedy, e della sua visione di governare un paese libero ed equo”.
A differenza di Kennedy che nel suo programma si è concentrato sulle criptovalute – attività “non controllate e non subordinate a nessuno” – il candidato repubblicano e il governatore della Florida, Ron DeSantis, ha attaccato duramente le “monete digitali”, emesse dalle banche centrali dei vari Paesi del mondo. Secondo molti esperti indipendenti, le monete digitali delle Banche centrali (Central Bank Digital Currency, Cbdc) rappresentano una risposta velida e moderna degli Istituti centrali alle criptovalute e potrebbero lanciare una rivoluzione nella sfera delle finanze internazionali.
Come ha scritto l’autorevole portale ValoriIt “le Banche centrali di tutto il mondo stanno ragionando su come trasformare il contante in forma digitale. Garantendo in questo modo il ruolo pubblico nella politica monetaria. Ovvero come offrire a tutti i cittadini la possibilità di effettuare pagamenti digitali con la stessa sicurezza, facilità, gratuità e anonimato che offre il contante, senza lasciare però commissioni ad enti privati. Non solo, le monete digitali pubbliche potrebbero abbassare i costi dei sistemi di scambio internazionali ad oggi lenti e molto costosi”.
Per DeSantis invece questa tendenza che mette a rischio il dominio del dollaro non va bene. “Se sarò eletto a presidente degli Stati Uniti – ha detto DeSantis – il primissimo giorno vieteremo tutte le monete digitali delle banche centrali. Ecco fatto. Nel nostro Paese questo non ci saranno”, ha dichiarato DeSantis.
Nel 2023 anche la Banca centrale della Russia ha lanciato il “rublo digitale”. Come ha spiegato il governatore della Tsentrobank, Elvira Nabiullina “il rublo digitale non è una criptovaluta che non è subordinata a nessuno. Il rublo digitale sarà emesso esclusivamente dalla Banca centrale della Russia ed sarà garantito con le riserve auree del Paese. In altre parole sarà sempre lo stesso rublo ma in una nuova veste digitale”. Attualmente le riserve auree della Russia sono pari a 2.335 tonnellate.

Giornalisti e Redattori di Pluralia

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