La prospettiva molto concreta che Donald Trump potesse vincere le elezioni contro il sempre più indebolito Biden, aveva messo in allarme i rappresentanti dello "Stato profondo" americano, che lo hanno sostituito senza esitare con Kamala Harris. Con risorse finanziarie praticamente illimitate riversate nella sua campagna elettorale e conoscendo il ruolo svolto dal denaro nella politica americana, le possibilità di una seconda vittoria miracolosa per Trump nel novembre 2024 sono diminuite in modo significativo
Coloro che ricordano ancora i tempi dell’URSS non possono fare a meno di notare le sorprendenti somiglianze tra i politici americani di oggi, che usano la parola “democrazia” in ogni occasione, e gli apparatchik sovietici, che usavano il termine “comunismo” nello stesso modo. In entrambi i casi, ad eccezione di alcuni idealisti ingenui tra le loro fila, allora e oggi non si preoccupano del vero significato di questi termini, perché l’importante è restare al potere a tutti i costi. Oltre alla terminologia, negli Stati Uniti si possono osservare molte altre caratteristiche “sovietiche”, in particolare nei media, con i nomi “Pravda sul Potomac” e “Pravda sull’Hudson” sempre più utilizzati per riferirsi al Washington Post e al New York Times, rispettivamente. Non solo, ma nel Congresso degli Stati Uniti ora si sentono spesso paragoni e accuse simili contro i propri oppositori.
I fili segreti dietro la decisione di Biden di abbandonare la gara
Tuttavia, dopo quanto accaduto a Washington il 21 luglio 2024, l’analogia con l’URSS non è più valida. Trump e i suoi sostenitori paragonano l’America dopo il colpo di Stato alla Casa Bianca di quel giorno ad una “repubblica delle banane”. Personalmente non posso essere d’accordo con questo, poiché questa mossa è stata una vera innovazione politica. Gli storici in futuro potrebbero avere opinioni diverse su quanto accaduto, ma io sinceramente faccio fatica a trovare almeno alcune somiglianze con i precedenti numerosi colpi di Stato in America Latina, Africa o altri Paesi.
Per diverse settimane fino al 20 luglio, Biden ha resistito attivamente alle crescenti richieste di ritirarsi dalla corsa presidenziale e persino di “dimettersi” e ha cercato di dimostrare che era ancora idoneo a candidarsi. Ma nella notte tra il 20 e il 21 luglio è successo qualcosa di straordinario.
Forse non sapremo mai esattamente come sia andata, ma una cosa mi è chiara in tutta questa storia: la leadership del Partito Democratico e i suoi principali donatori finanziari hanno fatto a Biden un’offerta che non poteva rifiutare. Hanno detto a Joe di abbandonare la corsa presidenziale, ma gli hanno permesso di mantenere la presidenza fino all’insediamento di un nuovo presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio 2025. Sono sicuro che abbiano preparato “argomenti più convincenti” nel caso in cui Joe improvvisamente si fosse tirato indietro e non fosse stato d’accordo, e considerando che la lettera di Biden sul ritiro dalla corsa presidenziale non è stata pubblicata affatto sul sito della Casa Bianca, ma sul social network X (ex Twitter), e la firma del presidente sotto il testo era leggermente diversa dalle precedenti, questo indica che la conversazione non è stata molto amichevole.
Un’ulteriore prova di ciò è che Biden ha impiegato tre giorni per riprendersi da questo shock e prepararsi a parlare alla nazione. Il risultato è stato un discorso preregistrato in cui Biden leggeva il testo utilizzando un “gobbo”. Coloro che si aspettavano che dicesse che stava “facendo tutto questo per la democrazia” non sono rimasti delusi: “Credo che il mio record come presidente – la mia leadership nel mondo, la mia visione per il futuro dell’America – tutto questo meriti un secondo mandato. Ma nulla può ostacolare il salvataggio della nostra democrazia. Comprese le ambizioni personali”.
Resterà la memoria storica negativa della presidenza di Biden
Va beh, basta parlare di Biden, anche se occuperà ancora lo Studio Ovale della Casa Bianca per i prossimi sei mesi. Ma questa sarà una posizione temporanea, quando altri individui prenderanno importanti decisioni politiche. Per me personalmente, il posto di Biden nella storia è piuttosto negativo. È stato lui il principale responsabile della tragedia ucraina quando, con l’aiuto di Victoria Nuland, ha coordinato personalmente il colpo di Stato del febbraio 2014 al Majdan di Kiev. E’ questa rivoluzione che è al centro dell’attuale crisi, che ha tutte le possibilità di sfociare nella Terza Guerra Mondiale. Inoltre, in seguito è stato Biden a respingere sistematicamente tutte le proposte pacifiche per risolvere la situazione, nonostante solo una delle sue telefonate a Putin alla vigilia del 24 febbraio 2022 (inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina, ndr) con il consenso alla neutralità dell’Ucraina poteva prevenire questa guerra, salvare centinaia di migliaia di vite ed evitare la distruzione sia dell’Ucraina che delle regioni russe confinanti.
Voi che dite, che succederà dopo?
Non mi faccio illusioni su Trump. Le sue dichiarazioni sulla fine della guerra in 24 ore senza spiegare come lo farebbe lasciano insolute molte domande. Inoltre, non sappiamo chi sceglierà esattamente come membri del suo gabinetto. L’ultima volta ha scelto coloro che allora, in maggioranza, lo hanno tradito.
Cosa succederebbe se il presidente russo Vladimir Putin non fosse d’accordo con lui sui termini del suo piano di pace? E se Trump chiedesse in cambio alla Russia di rallentare il suo riavvicinamento alla Cina?
Continuo a porre a Trump, o a colui che ogni giorno mi invia decine di lettere per suo conto, tutte queste domande, ma finora non ho ricevuto una sola risposta, se non slogan generali che hanno poco significato. Tuttavia, nella situazione attuale, abbiamo un candidato più accettabile con maggiori possibilità di vincere? Ahimè, questo non è vero. Robert Kennedy Jr. potrebbe diventarlo, ma non ha alcuna possibilità perché si candida come candidato indipendente. Trump potrebbe offrirgli un posto nel consiglio dei ministri, e ci sono state voci che lo farebbe, ma finora non sono state confermate in alcun modo. Dovrebbero essere presi in considerazione potenziali candidati come Douglas McGregor, Tulsi Gabbard, Jeffrey Sachs e Scott Ritter, ma Trump ne sceglierà qualcuno? Purtroppo i nomi che attualmente circolano negli ambienti di Washington, anche se in modo non ufficiale, non entusiasmano molto .
L’eventuale vittoria di Trump fa venire i brividi ai rappresentanti del Deep State
Stando a quanto afferma Kamala Harris, la fine della guerra in Ucraina non è nella sua agenda. Sia lei che qualsiasi possibile candidato alla vicepresidenza scelto dai suoi referenti seguirà le istruzioni del Deep State, che ha distrutto il primo mandato di Trump, che ha letteralmente vinto miracolosamente nel 2016, e poi ha aiutato Biden a “vincere” le elezioni del 2020, quindi ha poi terminato la sua corsa presidenziale nel 2024 e ha nominato Harris per sostituirlo. Il termine “Deep State”, lo “Stato profondo”, ha molte definizioni, ma in generale è una rete segreta di funzionari federali che lavorano con entità e leader finanziari e industriali di alto livello per esercitare il potere insieme o all’interno del governo eletto degli Stati Uniti. L’ex analista senior della CIA Ray McGovern, che lavorò per Ronald Reagan e George W. Bush, ha coniato il termine MICIMATT (Military-Industrial-Congressional-Intelligence-Media-Academia-Think-Tank), che amplia la definizione di “Stato profondo” e comprende altre organizzazioni. McGovern lo spiega come il “Complesso industriale militare – Congresso – Intelligence – Media – Accademia – Think Tank” responsabile di dirigere la politica estera degli Stati Uniti e di trasformare gli ex alleati della Seconda Guerra Mondiale in nemici.
Malgrado le affermazioni di Trump di una “vittoria facile”, che peccano di vanagloria, Harris rappresenta una minaccia molto seria a una seconda vittoria
Ecco perché, temendo che Trump possa vincere le elezioni contro il sempre più indebolito Biden, lo hanno sostituito senza esitare con Harris. Con risorse finanziarie praticamente illimitate riversate nella sua campagna e conoscendo il ruolo svolto dal denaro nella politica americana, le possibilità di una seconda vittoria miracolosa per Trump nel novembre 2024 sono diminuite in modo significativo. Tuttavia, i giochi sono ancora aperti. I prossimi cento giorni, o poco meno, potrebbero essere cruciali per l’America e il mondo, con una posta in gioco così alta. Le dichiarazioni politiche e i media oggi sono saturi di scenari apocalittici.
In conclusione, non importa quante volte sentiamo la parola “democrazia” a Washington, la seguente citazione di Nat Parry riassume a che punto siamo ora: “Questo mese, le elezioni del 2024 si sono spostate in un territorio surreale e inesplorato: un attentato alla vita di un candidato repubblicano e il ritiro di un candidato democratico dalla corsa nel giro di soli otto giorni sono eventi senza precedenti in una singola campagna che hanno lasciato un’enorme impronta nel processo democratico negli Stati Uniti”.