La definizione di Nassim Taleb è precisa: The Donald più subisce colpi più diventa forte. Una cosa è certa: con il suo ritorno alla Casa Bianca cambierà tutto, anche se non sappiamo come. Per l'imprevedibilità dell'uomo ma anche per le sfide epocali che ha di fronte
Se non comprendete il Paese in cui vivete come potete pretendere di comprendere Paesi diversissimi per lingua, cultura, storia?
Quando inaspettatamente Trump fu eletto per la prima volta nel 2016 una delle persone più rispettate della sinistra americana, il premio Nobel Paul Krugman, scrisse sul New Tork Times che quella elezione dimostrava che “non comprendiamo il Paese in cui viviamo”. Il suo articolo fu pubblicato con il titolo “Il nostro Paese sconosciuto”.
Già allora si drizzarono le orecchie a Mosca e a Pechino, con un ragionamento del tipo: “Se ammettete di non comprendere il Paese in cui vivete, in relazione alla vostra più importante questione nazionale, come potete pretendere di comprendere Paesi diversissimi per lingua, cultura, storia, e addirittura ci volete dettare come dobbiamo organizzarci economicamente e politicamente?”.
Quasi dieci anni dopo, la stessa trama si ripete, dimostrando che la storia non insegna molto e che, quando si ripete, degenera in una farsa. Nel 2024 Trump è stato rieletto, rinnovando la stessa sorpresa e la stessa deficienza di comprendonio, con in più i molti anni durante i quali la sua rielezione è stata ostacolata in mille modi. Non soltanto la classe dirigente americana non ha saputo impedire la nuova vittoria trumpiana, ma fino all’ultimo ha pensato che sarebbe stata impossibile.
Innanzitutto, i progressisti americani non si capiscono bene tra di loro, neanche con l’ausilio della scienza sociale più tipicamente americana, i sondaggi. Un professionista tra i più stimati, Nate Silver, nel 2016 aveva dato a Trump solo il 28,6% di possibilità di diventare presidente e nel 2024 si è ripetuto: ha dato la Harris vincente; oggi, in alcuni Stati chiave, le previsioni della regina delle previsioni, Ann Selzer, si sono rivelate sbagliate di ben dodici punti percentuali; spesso chiamato il Nostradamus delle previsioni, Allan Lichtman si è sbagliato per milioni di voti. Infatti, quegli errori previsionali vengono presentati con i decimali, ma riguardano milioni e milioni di persone, sono dunque milioni di errori. Tra l’altro, sembra che sia radicalmente sbagliato il metodo: a differenza del passato, quando le persone in larga misura rispondevano ai sondaggi, oggi abbiamo proiezioni che si basano sulle risposte di circa il 2% degli individui contattati dai sondaggisti. Si tratta di un’offesa al buon senso, oltre che alla statistica bayesiana: come si può pensare che quel 2% possa parlare anche a nome del 98% che non risponde ai sondaggi?
Sondaggi fasulli corrispondono alla credenza fasulla che quattro anni di bombardamento giudiziario, mediatico, politico avessero affondato Trump, che invece si è rivelato più forte di prima.
Come suggerisce un famoso volume di Nassim Taleb, Trump ha rivelato di essere un “antifragile”: ha quella caratteristica che è differente dal “fragile” (facilmente distruttibile) e dal “robusto” (che sopporta i colpi distruttivi). L’antifragile si nutre dei colpi e degli choc per rafforzarsi. Ciò che è “resiliente” resiste agli choc e rimane uguale a sé stesso; sotto i colpi, l’antifragile addirittura migliora. Taleb ci scrive sopra pagine attualissime, ma il punto teorico fu sollevato a suo tempo da Nietzsche: tutto ciò che non mi uccide, mi rafforza. Trump non è stato ucciso, anzi è stato rafforzato.
Oltre che con la morte fisica, ci hanno provato con la morte civile. Repubblicani eminenti come Mitt Romney, Liz Cheney, Nikki Haley, Fiona Hill, John Bolton, Paul Ryan hanno detto malissimo di lui. Con Lucky Loser, Russ Buettner e Susanne Craig hanno pubblicato a settembre un volume che voleva distruggere l’immagine di Trump nel suo aspetto più americano: la capacità economica e imprenditoriale. Il film The Apprentice lo ha colpito in uno dei profili di maggiore successo della sua storia pubblica. Nel privato c’è stata la condanna, con 34 capi d’accusa confermati, per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels.
Trump ha cavalcato una marcia trionfale elettorale che costituisce un punto di svolta nella storia secolare della democrazia
Non soltanto è stato massacrato come imprenditore, uomo di spettacolo e di mondo. Anche come storico non ha passato gli esami. Vorrebbe generali “fedeli come quelli di Hitler”, uno che a suo avviso “ha fatto qualcosa di buono”; come ha rivelato non un avversario del partito democratico, ma il suo ex Chief of staff nella Casa Bianca, John Kelly. Peggio aveva detto Mark Milley, ex suo Capo di stato maggiore, nel libro War di Bob Woodward; Milley, avrebbe definito Trump un “fascista totale”. Nella denigrazione, le conferme non mancano; secondo The Atlantic, Trump avrebbe apertamente confessato il suo sogno: “Vorrei avere il tipo di generali che aveva Hitler”.
Insomma, tra i compatrioti Trump non ha avuto a suo favore i cervelloni. All’estero, però, peggio ancora, basti ricordare il partito laburista britannico, denunciato nientemeno per “spudorata interferenza straniera”, a causa del sostegno offerto alla campagna Harris-Walz.
Eppure, niente: accompagnato da Elon Musk, genio napoleonico (dice Niall Ferguson), Trump ha cavalcato una marcia trionfale elettorale che costituisce un punto di svolta nella storia secolare della democrazia. La vittoria di Trump è stata per molti un uragano cognitivo, intellettualmente e moralmente. Ma quel che si prospetta nel futuro sarà per loro anche peggio, in vista delle già malandate capacità di orientarsi su quel che c’è da fare. In futuro, infatti, avremo non soltanto un’economia alla Trump e guerre alla Trump, ma perfino una giustizia e una medicina alla Trump. Appena chiusi i festeggiamenti, JD Vance ha chiarito che l’Attorney general degli Stati Uniti è la seconda carica più importante del Paese; dunque, è il caso dia una controllata giudiziaria alla precedente gestione di Biden, inclusa la famiglia e gli altri cari. Il corpo politico andrà in chirurgia d’urgenza, ma saranno dolori pure per il corpo sociale: al ministero della Salute vedremo Robert F. Kennedy Jr., lo stesso che ha detto sui vaccini e su Big Pharma (oltre che sull’Ucraina, sulla Cia eccetera) cose per le quali molta gente in Europa sarebbe stata fucilata con la faccia al muro.
Grazie al controllo della Corte costituzionale, del Congresso, del Senato, la squadra di Trump si profila all’orizzonte come i quaranta litri al metro quadro delle due ore fatali di Letur, all’estremo sud della Castiglia-la Mancha. Noi vediamo in lontananza questa cascata d’acqua, pietre, terra, fango, alberi che ci precipiterà addosso e ci chiediamo se resisteranno le finestre del terzo, del secondo, del primo piano e se questa marea trascinerà giù tutto, inclusi automobili e furgoni di quelli che stanno scappando. Non si sa se è meglio stare fermo o filarsela, per non rimanere “intrappolati come topi” tra ponti scoppiati, strade affondate, lamiere accatastate e tetti crollati.
Malediciamo i meteorologi, ma che sia uragano, tempesta, tornado, tsunami, questo cataclisma futuro non sarà improvviso, inatteso, impossibile. Come ha spiegato per primo Daniel Bell, dalle automobili alla televisione, le basi tecnologiche dell’attuale stile di vita occidentale, le macchine e i motori endotermici a combustione interna, l’energia elettrica, le metodologie di sintesi chimica, le telecomunicazioni, sono state scientificamente potenziate tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento. Poi c’è stata la società dei consumi e la sua capillare diffusione globale, ancora in corso. Da circa cento anni siamo dentro un ambiente tecnologico e commerciale specifico, adesso invecchiato, molto diverso da quello che creerà la IA generativa. Potenzialmente cambierà tutto, ma non sappiamo come. Piano piano o di botto, non si sa. Speriamo che Elon Musk non sbagli la dose in una delle sue napoleoniche marce trionfali.