Un articolo di: Tommaso Baronio

Per decenni la città svizzera di Ginevra è stata il fulcro del commercio del greggio russo, ma le sanzioni occidentale hanno reso Dubai il nuovo centro di scambio globale e, con ogni probabilità, in modo irreversibile

La guerra in Ucraina non ha cambiato solamente gli equilibri geopolitici, ma ha rivoluzionato interi settori finanziari. Uno di questo è il commercio del petrolio russo. Per decenni la città svizzera di Ginevra ha ospitato trader che hanno venduto il petrolio di Mosca in tutto il mondo. La Svizzera ha aderito alle sanzioni imposte a Putin dall’Occidente, che vietano le importazioni nell’Ue, nel Regno unito e in altri Paesi che applicano le regole del G7, come appunto la Svizzera. 

Il commercio e i trader si sono allora spostati a Dubai e in altre città degli Emirati Arabi Uniti. 

Il prestigioso Financial Times ha analizzato la documentazione doganale russa calcolando come il Golfo Persico abbia acquistato almeno 39 milioni di tonnellate di petrolio russo dal valore di 17 miliardi di dollari. Una parte del petrolio è finita negli Emirati Arabi Uniti, ma la maggiora parte, il 90%, non ha mai toccato il suolo arabo, giungendo direttamente nei porti di Asia, Africa e Sud America.

Il commercio degli Emirati Arabi Uniti aveva già registrato un’impennata prima del 2022, ma l’invasione dell’Ucraina ha segnato uno spartiacque: un prima e un dopo per il commercio del petrolio russo. Il boom commerciale ha arricchito la nazione e attraverso i miliardi di dollari provenienti dal petrolio ha costruito infrastrutture e attirato decine di aziende nelle sue zone di libero scambio. 

I dirigenti delle società commerciali contattati dal Financial Times confermano che Dubai sia diventata il principale centro commerciale degli Emirati Arabi Uniti. In tanti vengono attratti anche dal fatto che sia uno degli ultimi posti al mondo in cui si può vivere senza pagare le tasse, perciò i manager di Dubai sono sicuri che diventerà l’hub globale del trading di materie prime. 

A dimostrazione di quanto il mercato sia in divenire e stia esplodendo basti semplicemente dire che dei 104 acquirenti di petrolio russo elencati nelle dichiarazioni doganali russe tra gennaio e aprile, almeno 25 sono società registrate Dubai Multi Commodities Centre.

Il più grande acquirente di petrolio russo durante il periodo è la Litasco Middel East DMCC con 16 milioni di tonnellate di greggio russo e di carburanti raffinati. La cosa sorprendente è che prima la società aveva solamente un ufficio di rappresentanza negli Emirati Arabi Uniti, e ora la società ha un intero piano di un grattacielo di Dubai. La Litasco SA ha dichiarato che la Litasco Middle East “non è più una filiale”. Anche le società Demex Trading e Qamah Logistics impressionano. Sono tra i maggoiri commerciati di greggio russo, ma entrambe hanno appena tre anni di storia.

Il boom dovuto alla guerra in Ucraina hanno portato ad affacciarsi al petrolio russo a Dubai una rete di proprietà sconosciute con strutture societarie alquanto opache che muovono miliardi di dollari di petrolio mensilmente. Ben Higgins, specialista di investigazioni con sede a Dubai, intervistato dal Financial Times, spiega che dietro queste società “incorporate in varie zone franche di Dubai, le entità target sono spesso di basso profilo e i loro proprietari, sulla carta, non sono cittadini russi. Tuttavia, ricerche e analisi più approfondite spesso conducono alla Russia”.

Il movimento di miliardi di dollari sta generando un polo di commercio e di infrastrutture a cui sicuramente ha dato il via il conflitto tra Russia e Ucraina, ma che è destinato a restare e cambiare per sempre le rotte commerciali. La guerra prima o poi finirà e con lei questo boom, ma ormai il panorama del commercio del petrolio è cambiato in maniera irreversibile. 

Giornalista

Tommaso Baronio