Sessant'anni di vita per Edilsider: un lungo viaggio nel mondo delle costruzioni prefabbricate metalliche che ha incontrato anche momenti difficili affrontati con tenacia, umiltà e lungimiranza. Oggi l'azienda lavora in tutto il mondo e auspica di potersi consolidare in Russia.
Carlo Spada è CEO dell'azienda Edilsider con sede a Lecco, realtà che grazie alla propria struttura lavora in tutto il mondo.
Dottor Spada, come ha iniziato la sua attività? Come è nato tutto?
Diciamo che fortunatamente non ho dovuto cominciare da zero: quando ho iniziato a lavorare, nei primi anni ’80, per una decina di anni ho affiancato mio padre che è stato il vero fondatore di Edilsider, nel 1963. Mi ha trasmesso il suo instancabile entusiasmo per il lavoro: ho imparato a lavorare divertendomi. Lui ha sempre paragonato il lavoro ad una partita a poker, se perdi lavori ancora di più per la rivincita e se vinci continui a lavorare per vincere ancora… alla fine devo dire che aveva ragione. Sintetizzando, direi che Edilsider è nata e cresciuta grazie principalmente all’entusiasmo, che mio padre mi ha trasmesso.
Immagino una fase iniziale di rodaggio, poi l’espansione…
Quando ho iniziato ad essere a capo dell’azienda, intorno agli anni ’90, la situazione del mercato italiano era in netta retrocessione: sono entrato sulla scena nel bel mezzo di un cambio politico-economico che stava mettendo a dura prova la nostra nazione, i nostri clienti erano sotto processo per “mani pulite” e l’azienda si era ridotta al lumicino, è stato questo a determinare il successo, quando ti trovi all’angolo l’istinto di sopravvivenza ti aiuta, sono partito per cercare nuovi clienti e ho aperto all’estero che piano piano ci ha riportato a galla e la partita è ricominciata.
La vostra attività è piuttosto specifica. In Italia com’è la risposta?
Diciamo che il mercato italiano, dagli anni novanta fino al 2020, ha sempre rappresentato una parte marginale del nostro fatturato. Negli ultimi due anni invece le proporzioni si sono invertite: siamo cresciuti molto grazie alla richiesta importante generata dagli investimenti del PNRR in Italia. Abbiamo aperto altre due unità produttive, in Campania ed in Sicilia, per avvicinarci ai cantieri in grande sviluppo al Sud.
Quando avete deciso di aprirvi all’estero?
All’inizio degli anni ’90, quando il mercato italiano delle grandi opere era sprofondato in un baratro oscuro dopo le indagini di Tangentopoli. Per noi, come tante piccole aziende collaterali alle grandi imprese di costruzioni, sarebbe stata la fine. Abbiamo dovuto reinventarci fornendo un servizio a 360 gradi ai nostri clienti, anche delocalizzando la costruzione dei nostri prefabbricati per diventare i più competitivi.
Quali sono i mercati che vi stanno dando maggiore soddisfazione?
Se parliamo di aree geografiche, indubbiamente abbiamo orgogliosamente portato a termine un grande contratto con la Russia, Paese veramente in crescita nel settore e con enormi possibilità per il nostro lavoro. Purtroppo ora questo stupendo mercato russo, per ottusità o, forse, solo per mera sudditanza, ci è precluso a causa delle sanzioni economiche che solo pochi mesi fa hanno colpito anche il nostro settore.
Avete la speranza di riprendere lo scambio con la Federazione Russa?
In considerazione della potenzialità di quel mercato che abbiamo avuto modo solo di “assaggiare” e purtroppo subito abbandonare, certo che speriamo. La speranza è che quando terminerà il conflitto, si possa trovare un giusto compromesso per tutte le parti coinvolte e che il quadro internazionale ci permetta di ricominciare a lavorare in Russia.
Avete in programma di crescere ancora?
Abbiamo intenzione di consolidarci sempre di più: questo significa essere competitivi e quindi sempre più presenti in Paesi esteri, aprendo nuovi stabilimenti di assemblaggio oltre confine (Australia, Emirati Arabi e Russia appena sarà possibile). Mi auguro, comunque, che questa crescita avvenga per mano dei miei figli. Figli che hanno inoltre intenzione di estendere il nostro concetto costruttivo anche al comparto residenziale: in questo settore l’ambito di crescita è ancora enorme. Ho sempre cercato di trasmettere loro il mio entusiasmo lavorativo e sono certo che ne raccoglieranno i frutti.