In un contesto di crisi della globalizzazione la garanzia delle forniture energetiche è sempre meno scontata. Gli interconnettori elettrici interregionali sono un'opzione capace di coniugare continuità e diversificazione
La globalizzazione e l’integrazione europea
La globalizzazione è oggi un fenomeno in discussione, che arretra un po’ dovunque sotto i colpi della policrisi geopolitica. La prognosi è ancora riservata, anche se molti danno ormai per scontata la frammentazione del “villaggio globale”. Non dobbiamo però dimenticare che alla radice della globalizzazione ci sono concetti di cui abbiamo ancora disperatamente bisogno e che non necessariamente devono seguire l’eventuale parabola discendente della globalizzazione, ma al contrario possono essere rafforzati dalla sua stessa crisi: l’integrazione regionale e quella interregionale.
Una delle creazioni istituzionali che più hanno inciso negli anni che vanno dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi è il processo di integrazione europeo, il cui risultato più tangibile in campo economico è il Mercato Unico. Il Mercato Unico, sviluppato da Delors, spinto da Thatcher, scaturito dall’Atto Unico Europeo promosso da Colombo e Hans-Dietrich Genscher, è oggi il fondamento della prosperità economica europea, ma non è ancora davvero un progetto concluso. Restano da completare settori cruciali come l’Unione bancaria, il mercato unico dei capitali, l’energia. Quest’ultimo settore richiede non solo uno sforzo normativo ma anche un impegno infrastrutturale per la connettività attraverso la realizzazione dei necessari interconnettori.
In particolare, gli interconnettori elettrici svolgono un ruolo fondamentale nell’assicurare l’approvvigionamento stabile e affidabile di energia elettrica. A sforzo maggiore corrisponde risultato maggiore, giacché l’integrazione dei mercati europei consente un abbassamento dei prezzi al consumo e un aumento della sicurezza energetica e garantisce una transizione energetica più sostenibile. L’integrazione energetica, per altro, non deve necessariamente limitarsi ai confini dell’Unione Europea. Queste infrastrutture di trasmissione consentono infatti il collegamento tra diverse reti elettriche, rendendo possibile lo scambio di energia tra regioni, paesi e continenti. Lo sviluppo tecnologico dei cavi HVDC (Corrente Diretta ad Alto Voltaggio) consente oggi di trasportare elettroni senza dispersione anche per lunghe tratte sottomarine.
L’importanza degli interconnettori elettrici infra-regionali risiede nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico che essi consentono. Grazie a questi collegamenti, è possibile sfruttare le risorse energetiche disponibili in diverse aree geografiche, riducendo la dipendenza da una singola fonte di energia. Ciò garantisce una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento e una riduzione del rischio di interruzioni di energia. Inoltre, gli interconnettori elettrici favoriscono lo sviluppo delle energie rinnovabili. Le regioni che dispongono di una produzione eccessiva di energia da fonti rinnovabili, come l’energia solare o eolica, possono trasferire l’eccesso di energia alle regioni che ne hanno bisogno. Questo incoraggia l’uso di energie pulite e contribuisce alla transizione verso una società a basse emissioni di carbonio.
L’integrazione dei mercati energetici e il ricorso agli interconnettori
Gli interconnettori elettrici favoriscono anche l’integrazione dei mercati energetici, consentendo il commercio transfrontaliero di energia elettrica, e permettendo ai paesi di beneficiare dei prezzi più convenienti e della diversità delle fonti disponibili sul mercato internazionale. Ciò porta, con tutta evidenza, a una riduzione dei costi per i consumatori ma anche a una maggiore efficienza e sicurezza energetica: in caso di interruzioni di energia o in situazioni di emergenza diventa possibile importare energia da altre reti, evitando ai consumatori di rimanere senza elettricità e alle attività critiche di essere interrotte.
Di fatto il ricorso agli interconnettori contribuisce alla creazione di un sistema energetico più resiliente. Con il cambiamento climatico in corso è cresciuto il rischio che gli eventi meteorologici estremi possano causare danni alle infrastrutture energetiche: gli interconnettori consentono di ridistribuire l’energia proveniente da altre reti funzionanti, riducendo l’impatto di tali eventi e contribuendo alla ripresa più rapida delle forniture. A livello di stati nazionali, lo sviluppo di una rete di interconnettori può rendere l’Italia, con la sua strategica posizione di ponte tra Europa e Africa, il nuovo hub della transizione energetica. Si tratta di un obiettivo che l’Italia intende perseguire con un approccio nuovo, di collaborazione e soprattutto di condivisione dei benefici con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, e più’ in generale dell’Africa.
“Piano Mattei” e i progetti di interconnessione elettrica tra Italia e i Paesi africani
Questo nuovo approccio viene sostanziato attraverso l’adozione del cosiddetto “Piano Mattei”, che non a caso vede l’inclusione nello stesso Piano di progetti di interconnessione elettrica tra Italia e Africa, come ELMED, che collega la Tunisia alla Sicilia, o il più ambizioso MEDLINK, che prevede un collegamento con cavo sottomarino tra Algeria, Tunisia e La Spezia (Liguria) per trasportare energia verde prodotta in campi eolici e fotovoltaici situati nel Sud di Algeria e Tunisia. Le due diverse fonti vengono integrate, garantendo così una capacità di generazione di 16/18 ore quotidiane, e quindi a costi più bassi.
Sulla sponda sud del Mediterraneo, Algeria e Tunisia riceveranno una quota dell’energia Verde, prodotta a costi competitivi, che ne agevolerà il cammino sulla via della decarbonizzazione. E prima ancora beneficeranno della creazione di impiego e di ricchezza nella fase di realizzazione delle infrastrutture e, successivamente, in quella del loro mantenimento.
Quanto all’Italia, riceverà energia rinnovabile totalmente finanziata dalla domanda di mercato, senza che il costo venga scaricato sulle bollette dei consumatori. Una volta immessa nella rete dell’Italia settentrionale, una quota potrà esser trasferita ad Austria e Germania, considerato che quest’ultima in particolare dovrà nei prossimi anni colmare un deficit di 350 GW per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, in assenza del nucleare dal suo mix energetico. In questo modo verrebbe a sostanziarsi il ruolo di hub energetico dell’Italia.
La varietà di progetti di interconnessione
Esistono naturalmente altri progetti di interconnessione, attraverso il Mar Nero e il Mar Caspio, destinati a collegare l’Asia Centrale e il Caucaso all’Europa. Accordi tra l’Azerbaigian, il Kazakistan e l’Uzbekistan sono stati sottoscritti per l’avvio di uno studio di fattibilità di un’interconnessione tra i suddetti Paesi da realizzare attraverso la posa di un cavo sottomarino, nonché di un prolungamento on shore attraverso Georgia, Romania, Ungheria, Slovenia fino all’Italia, al centro dell’intersezione tra un asse Sud- Nord e uno Est-Ovest. Questa interconnessione , che potrebbe essere completata da un’ulteriore collegamento tra Azerbaigian e Turkmenistan, consentirebbe anche una monetizzazione delle fonti di energia rinnovabile, ad esempio consentendo all’Azerbaigian di liberare gas naturale per incrementare le proprie esportazioni attraverso il gasdotto TAP.
La ragione per la quale il contributo degli interconnettori elettrici alla integrazione regionale e interregionale è destinato a svolgere un ruolo sempre più centrale risiede nel risultato “win-win” che esso comporta. Vi sono vantaggi per tutti, per i paesi dove si realizza la produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili, per i paesi di attraversamento, per i paesi di destinazione. La dimensione regionale mette al riparo dall’eventuale crisi della globalizzazione e i casi di protezionismo sono rari e legati a mix non sufficientemente bilanciati di fonti energetiche. È questo il caso delle difficoltà riscontrate negli ultimi decenni per realizzare la pur necessaria interconnessione elettrica tra Francia e Spagna. Il motivo di queste difficoltà è nella volontà di Parigi di proteggere il ruolo del nucleare su cui la Francia ha puntato in misura sproporzionata. Distorsioni che potranno essere progressivamente eliminate di pari passo con la messa a regime degli interconnettori.