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Le crisi in corso nel mondo minacciano una catastrofe globale e al Forum Economico Eurasiatico di Verona tutti hanno concordato sul fatto che per prevenire lo scenario peggiore è necessaria la diplomazia, e non un rafforzamento militare.
L’agenda del XVII Forum Economico Eurasiatico di Verona, tenutosi la scorsa settimana (5-6 dicembre) a Ras Al Khaimah, uno dei sette Emirati Arabi Uniti, è stata annunciata come “Una nuova architettura di cooperazione per l’economia moderna”, e più di un migliaio di rappresentanti del governo, dell’economia, dei media e degli ambienti pubblici provenienti da tutti i continenti tranne l’Australia possono attestare che il contenuto degli interventi e l’atmosfera generale sono stati all’altezza del suo nome.
E’ interessante notare che un altro forum economico a Davos (Svizzera) utilizza ampiamente parole simili nei suoi programmi. Quello di gennaio di quest’anno, ad esempio, invitava a “promuovere il dialogo, la cooperazione e i partenariati orientati all’azione in un momento di crescente frammentazione e polarizzazione del mondo”. Tuttavia, a giudicare dalle opinioni di coloro che hanno partecipato ad entrambi i forum, dal processo di selezione dei partecipanti a Davos, dall’esclusione del tutto ingiustificata dei rappresentanti di alcuni Paesi dalla partecipazione all’evento di Davos, dall’entità dei contributi – decine di migliaia di dollari per Davos, contro la partecipazione completamente gratuita al Forum di Verona – e, soprattutto, in termini di visioni unipolari e multipolari dell’ordine mondiale, la somiglianza è solo nel nome.
Il mondo è infatti pericolosamente polarizzato e frammentato e, mentre si trova ad affrontare sfide fondamentali in materia di sicurezza, economia, clima e altro ancora, le richieste di cooperazione non sono mai state così urgenti. Lascio agli esperti aziendali e finanziari il compito di condividere le loro opinioni sui risultati del Forum Economico Eurasiatico di Verona nei loro campi. Sono venuto a Ras Al Khaimah alla ricerca di partner e nuove idee che possano ispirare i giovani e coinvolgerli nello sviluppo del dialogo internazionale in aree vitali per l’umanità, come concentrarsi sulle fonti energetiche di nuova generazione, aumentare la velocità e la logistica dei trasporti all’interno e tra Paesi, rivitalizzando le arti, la scienza e gli scambi culturali, la disponibilità di acqua, promuovendo la salute, prolungando la vita e, soprattutto, dedicandoci alla lotta per la pace e la sicurezza per tutti.
L’Università americana di Mosca, che ho fondato nel 1990 con la “benedizione” dell’allora presidente degli Stati Uniti, George H. W. Bush e del presidente dell’URSS Michail Gorbachev, è riuscita ad attrarre studenti per studiare queste idee, ma il nostro lavoro era limitato solo ai professori americani e russi e studenti, e ad essere onesti, il loro numero non era così grande come vorremmo. Il finanziamento promesso dagli americani non è mai stato realizzato, prima a causa dello scarso sostegno del Congresso, poi a causa del completo abbandono di questo progetto da parte dell’amministrazione Clinton.
Le idee di Bush, citate dal suo vicepresidente Dan Quayle in una lettera indirizzatami (nella foto), secondo cui questa università “porterà non solo ad una maggiore comprensione tra i nostri popoli, ma anche all’accelerazione del progresso economico e politico tanto sinceramente ricercato dai popoli dell’Unione Sovietica” furono largamente ignorati da tutti i successivi presidenti degli Stati Uniti. Fortunatamente abbiamo trovato sponsor privati che ci hanno permesso di continuare il nostro lavoro per oltre 34 anni, anche se non nella misura prevista nel 1990. Le principali università americane e russe hanno partecipato a questi scambi, nonché a incontri regolari di esperti americani e russi a Washington e Mosca per sviluppare nuove idee e approcci ai problemi più urgenti del nostro tempo.
Purtroppo il lavoro in presenza è praticamente cessato a causa della tragedia ucraina, ma le nuove tecnologie online ci permettono di continuare le nostre attività. Inoltre, il numero dei partecipanti e dei Paesi coinvolti è aumentato in modo significativo.
Tuttavia, attirare i giovani verso questo tipo di formazione rimane una grande sfida, ma a giudicare dalla reazione alla mia presentazione al Forum Eurasiatico di Verona a Ras Al Khaimah, l’evento negli Emirati Arabi Uniti potrebbe portare a proficui partenariati. Docenti universitari di diversi Paesi hanno espresso interesse a coinvolgere i propri studenti in questo programma e a tenere lezioni e presentazioni essi stessi.
A margine del Forum si sono svolte molte discussioni che sono andate oltre l’economia, ed era impossibile ignorare gli eventi legati alla guerra in Ucraina. Questa crisi minaccia una catastrofe globale e tutti concordano sul fatto che per prevenire lo scenario peggiore è necessaria la diplomazia, e non un rafforzamento militare. Secondo l’opinione generale dei partecipanti, dopo aver ottenuto l’indipendenza dall’URSS, l’Ucraina, con la sua industria e agricoltura sviluppate, il clima favorevole e le terre fertili, potrebbe diventare uno dei Paesi europei più prosperi se la sua leadership scegliesse uno status neutrale, amichevole e relazioni reciprocamente vantaggiose con qualsiasi Paese, inclusa la Russia, con la quale è collegato da secolari legami familiari, religiosi, culturali ed economici. In questo caso non ci sarebbe la guerra e il Paese potrebbe vivere pacificamente e felicemente entro i confini del 1991. Questo sarebbe un vero vantaggio per tutti, tranne per coloro che hanno altri obiettivi in conflitto con quelli dei partecipanti al Forum di Verona. Non a caso uno di loro si è ricordato della sua partecipazione all’evento di Davos e ha detto che, trovandosi al Forum di Verona, sentiva che a parole i loro programmi possono essere simili, ma qui negli Emirati hanno un vero “volto umano”.
Infine, è una grande benedizione che nel nostro mondo estremamente polarizzato, grazie all’entusiasmo degli organizzatori rappresentati dall’Associazione italiana “Conoscere Eurasia” e dal suo fondatore e presidente permanente, il professor Antonio Fallico (nella foto con l’Emiro del Ras Al Khaimah e membro del Consiglio supremo federale degli Emirati Arabi Uniti , lo sceicco Saud bin Saqr Al-Qasimi), eventi così stimolanti come il Forum Economico Eurasiatico di Verona, così come si tengono i vertici BRICS+, le riunioni dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (OCS) e altri incontri in cui nessuno rivendica la leadership esclusiva, l’egemonia o invoca la sanzioni, ma dove i partecipanti discutono di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa secondo il paradigma win-win, dà speranza che l’umanità sopravviva a questa crisi e vada avanti.