L’Europa deve capire quale può essere il suo ruolo nelle dinamiche globali ovvero di una potenza coesiva e di sintesi.
Intervenuto al Forum Economico Eurasiatico, Romano Prodi, ex premier italiano ed ex Presidente della Commissione europea, ha parlato del ruolo che l’Europa ha e quello che dovrebbe avere sullo scenario internazionale. In primo luogo i paesi dell’unione scontano la mancanza di una politica estera comune.
“L’Europa ha una forza potenzialmente straordinaria, la produzione industriale e l’export son superiori a quelli dell’economia americana, il problema è che la struttura dell’istituzione europea non è ancora completa. L’Europa è il miglior pane che ha nutrito l’umanità negli ultimi anni, l’unico caso di grande riconciliazione e di azione comune al mondo, ma è un pane ancora mezzo cotto e il pane mezzo cotto non è buono. Quando abbiamo fatto l’euro avevamo buoni rapporti con la Cina e con la Russia, eravamo un ponte, e con loro eravamo i naturali riferimenti per l’Asia centrale. Adesso la situazione internazionale e le nostre mancanze hanno reso il nostro compito più difficile”.
L’Europa dovrebbe potrebbe tornare a contare di più sullo scacchiere internazionale, riprendendo il ruolo pacificatore e l’esercizio del “soft power” in un’ottica di cooperazione internazionale. Per farlo dovrebbe arrivare ad avere un’unica voce in politica estera.
“Quello che noi come Europa dobbiamo fare è ricostruire questo ruolo e, soprattutto, dobbiamo avere una difesa e una politica estera unitarie. Abbiamo lavorato molto bene nell’economia ma fino a che non avremo una politica estera comune non potremo avere quel ruolo di presenza, di influenza, di amicizia che avevamo solo fino a pochi anni fa. Allora l’Europa, con la Russia e la Cina era il naturale punto di riferimento per l’Asia centrale.
Questa tensione crescente, i venti di guerra, portano ad un ancor maggiore ‘bisogno di Europa’. Europa che si è invece indebolita, anche nel Mediterraneo, naturale zona di influenza”.
Un vuoto che fa sentire anche nell’attuale crisi in Israele.
“In Medio Oriente le uniche aree, seppur piccole, che godono ancora di un po’ di un po’ tranquillità, di serenità, sono quelle in cui agiscono le truppe di pace italiane, francesi, europee che riescono a mantenere per la popolazione: civiltà, diritti e un modello di vita degno. Nell’attuale crisi medio-orientale invece l’Europa non è esistita: abbiamo avuto missioni di singoli paesi ma non un forte proposta comune. Per molto tempo avevamo avuto una grande influenza, i dialoghi erano perfetti con tutti i paesi, il mio approccio era quello di trovare con ogni paese comuni regole di convivenza e sviluppo. L’Europa deve prendere coscienza del il suo fatto può essere quello di collante, di forza che unisce rispettando i sistemi e le diversità degli altri.
Infine, sul futuro dell’Unione europea:
“Sono convinto che le prossime elezioni europee fanno fare salto in avanti, la Brexit ha reso chiaro a tutti che uscire non è un’opzione interessante. Ora nessun paese europeo ha intenzione dei allontanarsi”.