La crisi e la chiusura dei partiti tradizionali divenuti tutti guerrafondai dopo aver individuato il nemico, compresi i Verdi. Il pressing di AfD e BSW e le incursioni di Elon Musk, tanto criticato dell'establishment. Un'istantanea sull'ex locomotiva d'Europa verso le elezioni del 23 febbraio
I pacifisti Verdi tedeschi, quando trovano un nemico, diventano il partito più guerrafondaio
Che cosa accade in Germania? La lunga corsa elettorale verso il 23 febbraio è iniziata da tempo, ben prima che entrasse in crisi il governo semaforo guidato da Olaf Scholz. Negli ultimi tre anni tutto è cambiato e la prima questione dirimente sul voto è quella della guerra e della pace.
Secondo il candidato dei Verdi al cancellierato Robert Habeck è necessario un “fondo speciale” per finanziare la guerra. Il 7% della produzione economica tedesca sarebbe necessario per finanziare il conflitto contro Vladimir Putin; Habeck chiede il 3,5% agli elettori e il resto dovrebbe essere ricavato da “fondi speciali”. Certo, non si tratta ancora di una “mobilitazione totale” (Ernst Jünger) bellica, ma è una somma incredibile, soprattutto considerando le condizioni dei lavoratori con i salari più bassi in Germania. Questo dato suscita riflessioni se si adotta uno sguardo ispirato alla dottrina sociale cattolica o ad altre prospettive sociali sul reale.
Ecco il commento di Berthold Kohler in un editoriale della FAZ, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che dal punto di vista capitalistico non invoca più “fondi speciali”, ma un impegno di tutto il popolo tedesco: ”L’appello di Habeck non è una delle promesse con cui i partiti di solito corteggiano gli elettori. Nemmeno la CDU e la CSU, nell’era Merkel, osarono chiedere un massiccio riarmo della Bundeswehr (esercito federale tedesco) durante una campagna elettorale, per poi farlo passare contro l’opposizione della SPD. Ma i tempi, per colpa di Putin, sono cambiati e i Verdi, un tempo radicalmente pacifisti, sono cambiati con loro. Nessun altro partito si è espresso a favore del sostegno all’Ucraina con forniture di armi così presto e con tanta coerenza. Habeck si era espresso a favore addirittura prima dell’invasione russa.”
Si potrebbe anche pensare, a differenza del commentatore della FAZ, che i Verdi tedeschi siano cambiati per una ragione intrinseca al pacifismo stesso: quando trovano un nemico, diventano il partito più radicalmente guerrafondaio.
Per quanto riguarda l’editoriale della FAZ: con Putin, non basterebbe una politica di appeasement, ma solo una di deterrenza, che sarebbe giusta e costosa. Il colpevole? Solo Putin. La libertà costa un sacco di soldi, quindi, infine, “mobilitazione totale”, che implica il coinvolgimento nei costi energetici e così via. AfD e BSW mostrerebbero come il popolo tedesco non lo voglia, ma ovviamente si sbaglierebbero, secondo il giornale del capitalismo finanziario di Francoforte, che sa bene che i “fondi speciali” colpiscono le tasche dei ricchi.
Per la nostra regione, la Sassonia-Anhalt, la recessione economica in Germania significa che la disoccupazione ha raggiunto livelli molto alti alla fine dell’anno. Markus Behrens, responsabile dell’agenzia statale per il lavoro, lo ha confermato pochi giorni fa (fonte: MZ). Ciò significa che i disoccupati di lunga durata incontrano particolari difficoltà nel trovare un nuovo lavoro. Le industrie ad alta intensità energetica della regione, in particolare, stanno soffrendo a causa dei prezzi dell’energia, così come i posti di lavoro nel settore automobilistico. Non sono un esperto di economia e non conosco bene i legami intrinseci tra disoccupazione e impegno per la guerra, ma noto che certi “fatti” accadono contemporaneamente e faccio una semplice operazione di calcolo: 2+2. Nel mio giudizio mi oriento alla “profezia della pace” di Papa Francesco.
La reazione dei partiti classici alle posizioni di Musk è di spavento
Per quanto riguarda gli altri partiti tedeschi, va detto che sia la SPD del cancelliere uscente Olaf Scholz, che si ricandida per le elezioni del 23.2.25, sia la CDU del candidato al cancellierato Friedrich Merz, forse in modo meno coerente del candidato dei Verdi, sono a favore di una politica di deterrenza. L’alternativa sono i già citati BSW (Sahra Wagenknecht) e AfD (Alice Weidel). Il BSW (Patto Sahra Wagenknecht) ha certamente uno sguardo più sociale al reale. La Wagenknecht ha insistito più di tutti e per prima su una posizione politica a favore delle trattative con Vladimir Putin, ma dopo le elezioni regionali in Turingia e Sassonia si è piuttosto concentrata sulla gestione del potere, anche con i partiti che a livello nazionale vogliono un aumento delle spese militari. La candidata al cancellierato di AfD, Alice Weidel, ha come tema principale la migrazione, ma, come conferma anche la FAZ, difende una posizione diplomatica con la Russia e non quella dello scontro. Questa posizione è giustificata anche da un approccio, diciamo, filosofico-politico di dialogo tra l’Occidente e l’Oriente.
In Germania, però, i “vecchi” partiti, come li chiama AfD, sono per uno scontro giuridico e non politico con il partito. Questo è evidente, per esempio, nel modo in cui hanno criticato con veemenza un articolo di Elon Musk pubblicato recentemente anche in tedesco. Si tratta di un articolo uscito in Die Welt am Sonntag, che ho letto nella versione inglese riportata da J.D. Vance su X. L’articolo di Musk, che discute di Germania e AfD, secondo me, deve essere analizzato e non demonizzato.
Anche il giudizio di Vance è interessante: la AfD verrebbe sostenuta in modo massiccio proprio nei nuovi Länder, che, pur con le contraddizioni proprie della storia della DDR, aggiungo io, sono caratterizzati da una tradizione di lotta al fascismo immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre nella Repubblica Federale Tedesca si è dovuto attendere il ’68 per una reale e incisiva critica al passato nazista.
Ma ritorniamo all’articolo di Musk, che è strutturato in questi punti:
La reazione dei partiti classici, chiamiamoli così, a questo articolo è di spavento. Parlano di un’intromissione del miliardario nella discussione politica tedesca. Musk ha risposto a queste critiche affermando di aver investito ingenti somme in Germania. Personalmente, penso che una vera posizione democratica non consista solo nel proteggersi dai presunti nemici, ma nel discutere le loro tesi apertamente.
Vorrei concludere rinviando allo scienziato politico Till van Rahden. Nel suo libro La democrazia. Uno stile di vita in pericolo (Editrice Campus), sostiene due tesi fondamentali: