L'asse Verona-Russia prezioso per la città e la provincia scaligera in termini economici e turistici. Il presidente di Confcommercio Paolo Arena non nasconde le criticità.
Paolo Arena, presidente di Confcommercio Verona la più importante organizzazione del terziario di mercato.
Di recente è stato riconfermato alla guida della società "Catullo" che controlla l'aeroporto di Verona.
Presidente, a inizio Novembre si terrà a Samarcanda in Uzbekistan il Forum Economico Eurasiatico da sempre visto come una grande occasione per gli operatori economici veneti. Quanto manca alla città di Verona?
Il forum ha garantito negli anni in cui si è svolto a Verona importanti presenze in termini numerici ma soprattutto una notevole visibilità grazie all’importanza dei temi e alla qualità delle presenze, istituzionali e non solo. E’ quindi ovvio il rammarico, soprattutto da parte degli imprenditori del settore turistico-ricettivo, per il trasferimento della sede dell’evento in diversi e lontani lidi.
Sul fronte turistico e di indotto la guerra è stato un duro colpo. Immagino che la situazione più critica sia legata all’incertezza. Come stanno reagendo le aziende associate a Confcommercio?
L’incoming turistico paga molto le conseguenze dell’attuale situazione geo-politica. I turisti russi sono considerati dei top spender, al pari di americani e cinesi, grandi amanti degli hotel a cinque stelle e delle boutique di abbigliamento griffate. Prima della pandemia, nel 2019, erano stati circa 1,7 milioni i russi che avevano soggiornato in Italia per turismo, con 5,8 milioni di presenze.
Su tutti balzano agli occhi alcuni dati…
Secondo i dati Enit i turisti russi prediligevano cinque province: Rimini (qui prima della pandemia si concentrava il 14,9% della spesa totale dei turisti russi in Italia), Roma (14,9%), Venezia (9,1%), Milano (8,8%) e quindi Verona (7,1%). Ad aprile 2022, per Pasqua, le strutture ricettive nazionali hanno dovuto rinunciare per effetto della guerra in Ucraina a circa 175 mila pernottamenti di turisti russi e a quasi 20 milioni di euro di fatturato. Emorragia che continua in questo 2023, pur con qualche spiraglio legato a una sparuta presenza di ospiti di quei territori. Per tutta la provincia di Verona, secondo i dati della Camera di Commercio, nel 2019 le presenze russe sono state 235.000 (11esimo mercato). Di queste, 139.000 nel solo Comune di Verona (terzo mercato dopo Germania e Regno Unito). Sul Lago di Garda erano invece 69.000 (14esimo mercato) e le altre 27.000 nel resto della provincia (ottavo mercato). Le aziende sono quindi alla finestra, confidando che il quadro possa rapidamente migliorare e ci sia un ritorno del turismo russo, difficilmente sostituibile.
Immagino stiate provando a dare risposte agli operatori commerciali che lavorano con quella parte di mondo. Cosa vi chiedono gli imprenditori?
L’impatto sulle relazioni commerciali con la Russia, condizionate anche dall’embargo, oltre che sul turismo, si fa sentire anche sul resto dell’economia veronese che proprio nella Russia aveva un riferimento importante, in termini di import-export, per svariati settori. La Camera di Commercio di Verona ha evidenziato la presenza nel 2021 di 893 imprese veronesi complessivamente coinvolte nell’interscambio commerciale con la Russia e 456 con l’Ucraina. Oggi gli imprenditori chiedono a Confcommercio, la più importante organizzazione del terziario di mercato, di intervenire su quelle che sono le conseguenze indirette, ma altrettanto pesanti, della crisi e vale a dire l’aumento dei costi energetici e delle materie prime in generale, in attesa appunto di un auspicabile ritorno dei turisti e di una ripresa di normalità nell’interscambio. La nostra Associazione è attiva sui fronti istituzionali, a livello locale e nazionale, per supportare al meglio le aziende in questo difficile momento storico.
Quale sentimento prevale davanti alla situazione geopolitica in essere che sta piegando decine di aziende e privando il Veneto di una importante fetta di turismo?
Fortunatamente il settore del terziario di mercato è resiliente per sua vocazione e riesce pertanto a mettere in atto soluzioni che limitano almeno parzialmente i danni; certo è che in un contesto di aumento inflativo e dei costi, le difficoltà per le aziende sono notevoli e la fiducia, come dimostrato anche dalle ultime rilevazioni Istat, è in calo sia per le imprese che per i consumatori. Ad Agosto, in particolare, la diminuzione dell’indice di fiducia delle imprese esprime un generalizzato peggioramento in tutti i comparti e si attesta sul valore più basso da Novembre 2022.