Un articolo di: Francesco Sidoti

Il cancelliere tedesco Olaf Scholtz, chiamato dall’ex ambasciatore ucraino in Germania una vile lumaca, cammina a passo lento, incerto, spaventato. Come l’intera società tedesca, che era simbolo di tutto quel che andava bene in Europa e che adesso invece è diventata simbolo di tutto quel che va male, e che potrebbe andare peggio...

Sahra Wagenknecht

La Germania è al centro dell’Europa. Anche nei confronti dell’Ucraina, il cardine dell’Europa è la Germania, dove tuttavia Israele ha recentemente sottratto attenzione a un sostegno che già era tiepido e per certi versi ambiguo. Nella forma Zelensky è stato trattato benissimo; Deutsche Welle lo ha proclamato “praticamente un santo”. Ma, nella pancia del paese, l’opinione è più sfumata. Simbolo di questa differenza è l’attentato del settembre 2022 ai gasdotti Nord Stream, perché si tratta di un segreto di Pulcinella: mandanti ed esecutori sono noti a tutti. Quell’attentato è stato un vero e proprio atto di terrorismo e di guerra contro la Germania. Se ne parla poco, timidamente, a bassa voce, ma rimbomba nella testa dei tedeschi. Come nel folklore della mafia di una volta, la stessa organizzazione ti garantisce la protezione e, per dimostrare che hai bisogno della sua protezione, ti fa bruciare l’automobile sotto casa. Non ti devi lamentare dei tuoi benefattori. Sasso in bocca a chi parla assai. Una parola è poco e due sono troppe.

L’ex ambasciatore di Kiev a Berlino ha deriso il cancelliere Olaf Scholtz, elegantemente accusato di essere una vile lumaca. A passo lento, incerto, spaventato cammina in verità l’intera società tedesca, che era simbolo di tutto quel che andava bene in Europa e che adesso invece è diventata simbolo di tutto quel che va male – e che potrebbe andare peggio. I problemi dell’economia sono noti, notissima la rivolta dei contadini, ma tante altre notizie depongono male a proposito della, un tempo proverbiale, stabilità tedesca.

In una collettività spaventata, il richiamo della foresta spinge ad armarsi fino ai denti. Si strombazzano 100 miliardi da investire nel settore. Tuttavia, questa nuova Germania non sembra preparata a svolgere quel ruolo militarista, motivato con il terrore di vedere di nuovo i carri armati russi a Berlino; come il ministro della Difesa, Boris Pistorius, paventa da tempo. Un’altra paura: i russi saranno proprio quelli giusti per sfogarsi e fare finalmente la voce grossa con qualcuno?

L’inizio guerrafondaio non è stato dei migliori, a giudicare dalle polemiche sull’ultimo fucile d’assalto delle forze armate, accusato in un rapporto riservato della Corte dei conti federale di sparare un po’ a casaccio, “sparare storto”, dicono le cronache degli invidiosi e dei denigratori – che aggiungono: questo archibugio imperfetto dovrebbe sostituire l’altro attualmente in servizio, amaramente noto per “mirare a ponente e sparare a levante” quando si surriscalda. Tutto il settore lascia a desiderare: l’Ufficio federale per gli armamenti della Bundeswehr viene descritto come un ente elefantiaco, celeberrimo per inefficienza, spreco, corruzione. “Un porto delle nebbie dove si smarriscono carri armati, sottomarini e aerei come parecchi soldi”, aggiungono i già citati invidiosi e denigratori.

A vari livelli, si replica su scala nazionale quel che avviene su scala internazionale: il battito di una farfalla tra gli Houthi può aprire una tempesta sul Mar Rosso. Deutsche Bahn è un colosso con circa 240.000 dipendenti ed è abituato a vedersela con un sindacato come l’Eisenbahn und Verkehrsgewerkschaft, che ha 180.000 membri, ma è messo in ginocchio dallo sciopero di un piccolo sindacato di macchinisti, 4.000 membri. Sei giorni di sciopero, paese paralizzato e crisi di nervi generale.

Non è la prima volta che i tedeschi si interrogano sulla propria Unfähigkeit: l’incapacità e l’incompetenza. Soprattutto la sicurezza da tempo suscita apprensioni. Basti ricordare le polemiche sul volume di R. Wendt, Deutschland in Gefahr: Wie ein schwacher Staat unsere Sicherheit aufs Spiel setzt. L’immigrazione è la paura più sottile: deborda nei cortili ordinati, nelle strade pulite, nelle corsie immacolate, nelle casette illuminate, nelle manifatture operose. Le ragazze debbono stare attente nelle feste di Capodanno.

Il perfido interprete di un’ansia scalpitante è Alternative für Deutschland (AfD), che parla come i neonazisti (o come il primo ministro inglese?) quando straparla di Remigration, la deportazione di massa degli immigrati – che fanno sì paura, ma alle masse oceaniche delle piazze democratiche ancor più paura fanno proprio quelli di AfD, Fanno paura perfino a Marine Le Pen e al Rassemblement National, che hanno preso le distanze. Anche Giorgia Meloni ha chiarito che tra Fratelli d’Italia e l’AfD esistono “differenze inconciliabili” ovvero unüberbrückbare Differenzen, come hanno tradotto di corsa i benpensanti tedeschi, pur con qualche apprensione, a ritrovarsi insieme alla Meloni e alla Le Pen. In alcuni länder sarà tuttavia difficile non venire a patti con l’AfD che nei sondaggi è intorno al 22% come media nazionale, ma nell’Est è il primo partito, largamente oltre il 30%, inclusi länder come Sassonia, Brandeburgo e Turingia, dove si voterà in autunno (altro incubo per il governo).

La paura non viene soltanto da destra. La BSW di Sahra Wagenknecht vuole limitare l’immigrazione “per proteggere i ceti popolari!”. In questi giorni tiene a Berlino la sua prima conferenza di partito; deve ancora nascere ed è accreditata nei sondaggi di un consenso elettorale tra il 7 e il 14%.

In conclusione, molti stanno sottolineando le difficoltà della Germania, ma più delle difficoltà economiche sono preoccupanti le paure di un gigante che i suoi protettori hanno chiuso nell’angolo. La Germania pacifica e tranquilla degli ultimi decenni si era proiettata a Est, verso la Russia e verso la Cina, con investimenti a largo raggio. La Germania della Merkel e di Schröder aveva investito molto su un’espansione di mercato che era fondata sui buoni rapporti con russi e cinesi, vedi il coinvolgimento nella Belt and Road Initiative e simboli come Nord Stream e il porto di Amburgo, dove i cinesi stanno di casa. Dopo il febbraio 2022, la Germania ha dovuto ridefinire il suo modello produttivo, che era basato sull’energia a basso costo della Russia – un modello che ha goduto di stabilità, prosperità, consenso grazie ad uno Stato sociale generoso. Oggi, invece, questo Stato sociale risparmia, si contrae, diventa meno generoso. Al peggio ci si può abituare gradualmente, ma se ci fosse una botta sismica?

L’elettorato può essere imprevedibile. Hitler ebbe il 2,6 % dei voti nel 1928; e il 43,9% nel 1933. La storia non si ripete mai allo stesso modo: fa vedere cose che gli apprendisti stregoni non riescono nemmeno ad immaginare. In Germania è primaria la necessità costituzionale di difendere il freiheitlich-demokratische Grundordnung, l’ordine liberal-democratico. In Austria, Heinz-Christian Strache ne sa qualcosa. Quella teutonica è per definizione una wehrhafte e streitbare Demokratie: una democrazia protetta e pronta-a-difendersi. Si difenderà anche dagli elettori, con il disinteressato soccorso dei suoi altolocati benefattori.

Sociologo

Francesco Sidoti