Qualche domanda a proposito di pace, disarmo e ruolo della scienza al fisico Carlo Rovelli
Ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti . Ora insegna in Francia all'Università di Aix-Marseille. La sua principale attività scientifica è nell'ambito della teoria della gravità quantistica a loop. Si è occupato anche di storia e filosofia della scienza.
Rovelli ha scritto diversi libri, tra cui Sette brevi lezioni di fisica, Best Seller internazionale.
Professore, il disarmo globale è un’utopia?
Da dove crede bisognerebbe partire a costruire?
Bisogna uscire dalla logica del confronto tra nazioni e sostituirla con la collaborazione
Usa e Russia nel momento più duro della guerra fredda fecero un patto sul nucleare, guidati dai fisici di ambo i lati. Oggi potrebbe essere un evento ripetibile?
Serve più cooperazione tra gli scienziati delle diverse nazioni?
La scienza funziona già privilegiando la collaborazione. Mentre i governi si azzuffano, i rapporti fra gli scienziati di Paesi in conflitto rimangono amichevoli. Non è una novità di questi anni. Quando per esempio l’Europa si dilaniava nella guerra dei Trent’anni, gli intellettuali di tutto il continente si parlavano fra loro senza difficoltà.
Crede che la comunità scientifica stia facendo abbastanza per tentare di impedire un’apocalisse nucleare?
No, non lo credo. Non fa molto, a parte qualche appello, buono certo, ma che cade inascoltato. Credo che il rischio di una catastrofe nucleare sia vicinissimo, e non ho alcuna fiducia nei governanti occidentali e nella loro capacità di essere ragionevoli.
Perché tutti i Paesi sono ancora in affanno nel cercare di vendere e comprare armi?
Invece di occuparsi del futuro dell’umanità e dei rischi catastrofici, ciascuno è miope e guarda il suo interesse particolare
E’ fiducioso nel fatto che i politici, in primis, possano prendere dei provvedimenti per muovere passi verso una pace e un disarmo globale?
Ci sono tantissime voci che lo chiedono. In tanti paesi non occidentali, nelle Nazioni Unite, dai grandi leader religiosi come il Papa e il Dalai lama, a tanti intellettuali che cercano di guardare lontano. In questo momento non vedo lungimiranza nei politici italiani e occidentali. Vedo anche nella maggior parte dei media un asservimento sfacciato alla miopia della politica. Spero che la ragionevolezza prevalga, ma per ora i segni sono negativi. Non solo le spese militari stanno aumentando a spirale, ma soprattutto la bellicosità e la demonizzazione reciproca fra l’Occidente e il resto del mondo stanno crescendo pericolosamente. Il timore che ho è che ci stiamo avvicinando pericolosamente alla fine dei secoli di colonialismo, e nel peggior modo possibile. Invece di costruire una comunità internazionale articolata e capace di comunicazione, l’Occidente si sta arroccando sulla difesa di un dominio che non è ormai più in grado di reggere.