Un articolo di: Paolo Deganutti
Parte 2

Secondo capitolo dell'approfondimento sul ruolo del porto di Trieste, indicato in una strategia concepita a Washington come il retrovia del nuovo fronte occidentale che potrebbe dividere l'Europa dalla Russia. Ecco perché l'intento non è anzitutto commerciale, ma militare. Limes lo aveva spiegato prima della guerra in Ucraina...

Prima della guerra, Limes ha pubblicato una mappa con l’Istmo d’Europa, segnalando una linea di tensione fra Europa e Russia che andava da Kaliningrad  a Odessa

Nel numero del luglio 2021 della rivista italiana di geopolitica Limes, diretta da Lucio Caracciolo, veniva pubblicata la sottostante cartina dell’Istmo d’Europa (fig.1) ispirata dall’analista geopolitico Mirko Mussetti, molto attento agli aspetti militari, e disegnata da Laura Canali.

Nello stesso numero della rivista era citata una significativa frase dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin al Parlamento riunito in sessione plenaria il 21 aprile 2021: «Spero che a nessuno venga l’idea di oltrepassare la linea rossa con la Russia».

Questo avveniva prima dell’inizio del conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina.

Fig.1

La linea del fronte costituita dall’Istmo d’Europa è costellata di insediamenti militari

Le “Linee Rosse” in geopolitica definiscono il fronte più corto atto a difendere il territorio o l’area d’influenza di una Potenza: perché più la linea è breve, più è difendibile e minori risorse sono necessarie.

Come si vede la Linea Rossa della Russia congiunge l’exclave russa di Kaliningrad (già Königsberg) sul Baltico con la “quasi exclave” russa della Transnistria, con capitale Tiraspol, per prolungarsi fino al porto di Odessa sul Mar Nero, ora controllata da Kiev.

È fronteggiata dalla Linea Blu della NATO che congiunge la polacca Danzica (Gdansk in lingua polacca) sul Baltico con la città rumena Costanza sul Mar Nero.

Si tratta del fronte dell’Istmo d’Europa, costellato d’installazioni militari e missilistiche costruite dal 2004, anno del quinto allargamento della NATO. Questa linea d’installazioni militari strategiche si era formata ben prima dei sanguinosi moti di Euromaidan (2014) che in Ucraina hanno portato al potere i nazionalisti.

In un post su Twitter del 19 dicembre 2021, due mesi prima dell’inizio del conflitto russo-ucraino, lo stesso Mirko Mussetti commentava: “La fortificazione a ridosso dell’Istmo d’Europa è cominciata ben prima di Euromaidan (2014). Con le richieste alla NATO e agli USA, la Russia punta a riportare il sistema in equilibrio” (Fig.2).  L’ottimo analista aveva compreso la situazione e segnalava pubblicamente l’equilibrio precario in procinto di crollare, come, in effetti, avvenne poco dopo.

Fig.2

Ecco perché il Triangolo Trieste-Danzica-Costanza è pensato in una strategia logistica anzitutto militare

Come illustrato nell’articolo precedente, nelle scorse settimane si è aggiunto un nuovo elemento: l’intenzione dell’ Atlantic Council di formare il “Triangolo Trieste, Danzica, Costanza – Corridoio N3” collegando la  Linea Blu del fianco orientale della NATO con  il porto italiano di Trieste sull’Adriatico in funzione di retrovia strategica per la logistica militare.

Si aggiungerebbe così un terzo grande porto sul terzo mare, l’Adriatico, come da schema del Trimarium o l’‘Iniziativa dei Tre Mari (Three Seas Initiative, 3SI). E’ una funzione di logistica militare che Trieste ha già svolto, ad esempio, alla fine della Seconda Guerra Mondiale consentendo il trasporto delle truppe e degli equipaggiamenti militari alleati destinati all’occupazione dell’Austria e della Mitteleuropa.

E’ interessante esaminare il fronte orientale della NATO, che da Trieste sarebbe assistito, con le sue installazioni militari poste lungo l’Istmo d’Europa: una nozione geografica poco nota alla stampa italiana.

Un istmo è una striscia più stretta di terra che unisce due ampî territorî circondati da acque. L’Istmo d’Europa è il territorio contenente il fronte difensivo/offensivo più corto, che congiunge l’Europa come noi siamo abituati a concepirla con il resto dell’Eurasia: passa per la Polonia e l’Ucraina lungo la direttrice nord – sud. E’ costituito da vaste pianure, prive di ostacoli naturali, da cui sono sempre passate le invasioni del territorio russo: in tempi moderni quelle di Napoleone e di Hitler affiancato da Mussolini.

Trieste diventerebbe il porto di retrovia del fronte occidentale

In modo simmetrico a nord della Polonia (a Redzikowo) e a sud della Romania (a Deveselu) sono ubicate le due basi missilistiche NATO gemelle Aegis Ashore. Ufficialmente difensive, sono in grado di proteggere lo spazio aereo europeo, ma i lanciatori verticali Mk-41 Lockheed Martin sono in grado di lanciare verso la Russia missili da crociera a capacità nucleare, opportunamente stoccati nei magazzini.

Al centro della Polonia abbiamo la base aerea americana (non della NATO) di Łask e simmetricamente al centro della Romania c’è la base aerea americana (non della NATO) di Câmpia Turzii. Entrambe sono sufficientemente lontane dalla costa per evitare attacchi aeronavali. Se si traccia il raggio d’azione dei droni USA si forma un’elisse (in arancione nella figura 3) che copre tutto lo spazio aereo dell’Istmo d’Europa e si nota che le basi aeree degli Stati Uniti si trovano esattamente nei suoi due fuochi.

 

A 80 chilometri dal porto di Trieste c’è la base aerea militare di Aviano, che fu la vera piattaforma di lancio per i bombardamenti della Serbia nel 1999

Non dimentichiamo che al vertice del Triangolo (N3) c’è, a 80 km da Trieste, la base aerea di Aviano dell’USAF, aereonautica militare USA, da cui nel 1999 partivano i jet per bombardare la Serbia. Secondo un rapporto statunitense del Natural Resources Defence Council, nella base di Aviano sarebbero conservate cinquanta bombe atomiche B61-4 di potenza variabile tra 45 e 107 chilotoni.

Nella base aerea USA in Romania sono operativi i droni Mq-9 Reaper e in tutte e tre le basi aeree USA potranno essere operativi gli aerei F35 a capacità nucleare. Inoltre vi è la base aerea multinazionale 57 «Mihail Kogălniceanu» nei pressi del porto di Costanza. A quest’ultima spetterebbe di assorbire il colpo di un’offensiva aeronavale dal Mar Nero mentre alle forze aeree americane competerebbe il contrattacco.

Analogo concetto è stato sviluppato per le truppe di terra. Gli insediamenti militari americani sono posti a ovest dei fiumi Prut (Romania) e Vistola (Polonia) lasciando ai proxy locali il compito di assorbire l’eventuale offensiva in prima linea, ripartendo così equamente sugli alleati le perdite materiali e umane.

Per quanto riguarda la presenza di truppe americane nel centro e nord europeo, la loro funzione è anche quella di marcare stretto la Germania. In Ucraina, vicino al confine polacco ed esattamente sulla Linea Blu troviamo il centro di addestramento della NATO di Yavoriv, dove istruttori occidentali addestrano truppe ucraine comprese quelle della Brigata Azov e di Pravji Sektor (Settore Destro) notoriamente con simpatie banderiste (nome derivato dal collaborazionista Stepan Bandera ora considerato eroe nazionale ucraino). Questo centro di addestramento, che ufficialmente è denominato con una certa ironia “Centro internazionale per la pace e la sicurezza”, è stato bombardato già il 12 marzo 2022 facendo numerose vittime fra il personale militare occidentale.

All’estremità della Linea Blu troviamo due grandi porti: Danzica e Costanza veri bastioni dello schieramento orientale della Nato. Cui adesso si vorrebbe aggiungere il porto di Trieste che si troverebbe, insieme con Aviano, al vertice di un triangolo isoscele di “proiezione di potenza” verso Est.

Il dispiegamento delle forze contrapposte lungo la Linea Rossa dell’Istmo d’Europa è iniziato nel settembre 1990 quando la Transnistria ha dichiarato la sua indipendenza dall’Unione Sovietica

Come illustrato nel precedente articolo, tutte le infrastrutture promosse dal Trimarium sono concepite esplicitamente per il “dual use” civile/militare in cui il militare è preponderante, anche nel caso siano state presentate formalmente all’opinione pubblica come iniziative per facilitare lo sviluppo economico.

Un chiaro esempio è la ferrovia Rail2sea che unisce Danzica e Costanza, entrambe su mari semichiusi, che ha una scarsissima utilità per la distribuzione delle merci nell’Europa centrale, più efficacemente raggiungibile dalla rete ferroviaria che fa capo a Trieste o ai porti tedeschi del nord. Ha, però, una grande utilità nel consentire il veloce trasporto di armi e truppe lungo l’asse nord – sud della linea del fronte.

Quale sarebbe il vantaggio economico per Trieste del proposto corridoio logistico con Costanza e Danzica e con la ferrovia Rail2sea, già di suo scarsamente utile sul piano commerciale?

Il dispiegamento delle forze contrapposte lungo la Linea Rossa dell’Istmo d’Europa è iniziato nel settembre 1990 quando la Transnistria ha dichiarato la sua indipendenza dall’Unione Sovietica in disfacimento e subito l’esercito russo vi ha accumulato le munizioni del patto di Varsavia: precisamente nell’enorme deposito di Kobalsna, che ne contiene oltre 22.000 tonnellate sotto la sorveglianza di un piccolo contingente russo stimato tra 1.500 e 4.000 uomini.

Nel 1990 la capitale Tiraspol era sede della 14ª armata dell’esercito russo che vi rimase anche dopo la proclamazione dell’indipendenza e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, formalmente per salvaguardare il suo più importante arsenale e deposito di munizioni in Europa.
Evidentemente gli strateghi militari russi ritenevano che, prima o poi, sarebbero dovuti tornare su quella Linea Rossa.

Trieste che vuole presentarsi come “Città della Pace e della Convivenza” in occasione della visita di Papa Francesco rischia di ritrovarsi trascinata in un conflitto perché trasformata in un bastione militare strategico della NATO come Danzica e Costanza

E’ curioso notare che l’Unione Europea ha iniziato il 25 giugno scorso i colloqui per l’adesione della Moldavia (e dell’Ucraina in stato di guerra) considerandone la Transnistria parte integrante, deposito militare di Kobalsna compreso, nonostante si sia dichiarata indipendente appena nel ’91, un anno dopo la Transnistria stessa che i moldavi non hanno controllato mai, nemmeno per un giorno. Anzi, Moldavia e Trasnistria si sono fatte la guerra fino al 1992 e tuttora vige un armistizio garantito dalle truppe russe presenti.
Questi sono misteri impenetrabili del desiderio politico di tirarsi dentro ad ogni costo stati in condizioni quantomeno problematiche.

Nell’exclave russa di Kaliningrad sul Baltico (diventato ormai un lago della NATO con le sponde controllate da paesi aderenti all’Alleanza Atlantica) sono installati missili Iskander a capacità nucleare che potrebbero colpire Berlino, a soli 500 chilometri, in assenza dell’ombrello missilistico americano. E gli americani amano rammentarlo ai tedeschi, di cui non gradiscono l’interesse a costruire relazioni con la Russia, per le sue fonti energetiche e di materie prime a basso costo, e con la Cina, suo primo partner economico.

Il “Triangolo Berlino, Mosca, Pechino” è, infatti, il peggior incubo geopolitico per gli USA perché costituirebbe la base di un blocco eurasiatico in grado di superarne agevolmente la potenza e minarne l’egemonia planetaria.

L’interesse logico degli strateghi russi sarebbe quello di replicare in Transnistria quanto già fatto nell’exclave di Kaliningrad: un mix di sistemi missilistici in grado di contrastare simmetricamente le peculiarità di doppio impiego difensivo/offensivo della base missilistica Aegis Ashore della Nato a Deveselu in Romania e di proteggere con efficienza lo spazio aereo del segmento meridionale della sua Linea Rossa. Solo l’isolamento logistico della Transnistria, circondata da Ucraina e Moldavia e senza sbocchi al mare, ne ha al momento impedito la realizzazione.

Da questo deriva l’importanza strategica per la Russia del contiguo porto di Odessa, la città fondata nel 1794 dalla zarina Caterina II “la Grande” sull’ex-fortezza turca di Yeni Dünya conquistata dal suo amante, il generale Potëmkin, per farne il principale porto russo sul Mar Nero, realizzando così la secolare aspirazione russa allo sbocco sui “mari caldi” navigabili tutto l’anno.

Le forze occidentali dagli anni ‘90 del secolo scorso si sono progressivamente installate e organizzate lungo la parallela e contigua Linea Blu acuendo il timore russo di subire pressioni e attacchi in aree strategiche considerate vitali. Timore esistenziale per la propria sicurezza che, motivato o meno, non andrebbe sottovalutato se si vogliono evitare catastrofi che l’annunciata revisione della dottrina militare russa in tema di ribasso della soglia d’uso delle armi nucleari tattiche sembra adombrare.

E’ evidente che lo schieramento russo della Linea Rossa sull’Istmo d’Europa è molto più fragile, discontinuo e dotato di un solo porto a Nord (Kaliningrad sul Baltico che ormai è un lago circondato da paesi NATO) della solida, continua e strutturata Linea Blu occidentale, che si organizza anche nelle retrovie coinvolgendo Trieste.

C’è uno squilibrio palese che in geopolitica tende a collassare in assenza di compensazioni.

E’ vero che la NATO si propone come “alleanza difensiva”, ma è altrettanto vero che i russi nutrono fondati dubbi in proposito, constatato che l’Alleanza Atlantica è intervenuta più volte militarmente senza che un suo membro fosse aggredito da un altro stato: 1992-1995 guerra in Bosnia con bombardamenti aerei delle forze serbe nell’ambito delle operazioni Sharp Guard e Sharp Force; 1999 guerra del Kosovo con bombardamento della Serbia e di Belgrado con la distruzione mai dimenticata (dai cinesi) dell’Ambasciata Cinese; 2001-2021 guerra in Afganistan dove la NATO ha guidato l’ISAF (Security Assistance Force); 2003-2011 guerra in Iraq; 2011 guerra in Libia (operazione Unified Protector) con bombardamenti che hanno condotto all’eliminazione di Gheddafi e all’attuale caos libico.

Per quel genere d’installazioni militari sono necessari tempi lunghi di concezione, costruzione, implementazione e organizzazione: perciò tutto è stato pianificato ed è cominciato ben prima della “rivoluzione” o “colpo di stato”, a seconda dei punti di vista, di Euromaidan del 2014 a Kiev.

Trieste che vuole presentarsi il 7 luglio prossimo come “Città della Pace e della Convivenza” in occasione della visita di Papa Francesco rischia di ritrovarsi trascinata in un conflitto perché trasformata in un bastione militare strategico della NATO come Danzica e Costanza.

Giornalista, scrittore

Paolo Deganutti