Il direttore generale dell'Unione Italiana Vini Paolo Castelletti tira le somme su un anno difficile per il vino italiano, da sempre primato ed eccellenza sui mercati. Troppa produzione a fronte di una domanda in costante calo
Direttore Generale Unione Italiana Vini
Direttore, adesso si possono far i bilanci sull’anno appena trascorso. Come sono andate le cose?
Un anno molto difficile, sia in vigna che sui mercati. La sovrapproduzione è stata scongiurata in particolare dalla peronospora, che ha ridotto il potenziale del raccolto dal 20% al 24% rispetto all’anno precedente. Paradossalmente non tutto il male determinato dalla malattia fungina viene per nuocere. Al 31 Luglio – quindi alla vigilia del nuovo raccolto – in cantina giacevano 45 milioni di ettolitri di vino, e un’altra vendemmia a 50 milioni di ettolitri avrebbe determinato danni ancora maggiori. Il 2023 ha evidenziato tutte le lacune di un sistema che produce troppo a fronte di una domanda in calo significativo, specie per alcune tipologie (vedi molti rossi). L’anno si chiuderà con un segno meno a volume e valore, sia nell’export che nel mercato interno. Una contrazione del vino italiano nell’ordine del 3-4%. In difficoltà anche i vini veneti e veronesi, in particolare i rossi ma anche, per la prima volta dopo anni, il Prosecco. A settembre i volumi esportati di vini rossi veneti segnavano un -14%, i bianchi -7,5%
Uno dei periodi più attesi, soprattutto per le bollicine, è quello delle festività natalizie. Quali risultati sono emersi?
Abbastanza in linea con i volumi dello scorso anno, probabilmente con un leggero decremento dovuto agli ultimi dati non certo positivi degli imbottigliamenti di novembre e dicembre. A cambiare è, come riscontrato da inizio anno, la scelta di un prodotto in alcuni casi più accessibile per le tasche di consumatori italiani ed esteri alle prese con un caro-vita che non allenta la morsa. Da qui, secondo elaborazioni su dati Nielsen, ISMEA e Uiv, si registrano l’incremento degli acquisti di spumanti più economici come metodo charmat anche varietali e di annata (+7,5% a 206 milioni di bottiglie la stima a tutto il 2023) rispetto a denominazioni “bandiera” italiane come Prosecco (Doc, Conegliano Valdobbiadene, Colli Asolani) e Asti Spumante o ai metodo classico (Trento Doc, Franciacorta, Oltrepò Pavese, Alta Langa, Lessini Durello) che chiudono la stagione con una contrazione tra il 3% e il 5% (oltre 700 milioni di pezzi). Una battuta d’arresto, quella degli spumanti e del Prosecco, che riteniamo essere congiunturale.
Quali sono le nuove tendenze, i trend che stanno emergendo che possono incidere sulle vendite di vino?
Più all’estero che in Italia, dove la cultura del vino è maggiore, i nuovi trend che rileviamo sono i seguenti:
MIX DI PRODOTTI – Emergono segnali del fatto che i consumatori, in particolare i più giovani, non si considerano più “bevitori di vino”, “bevitori di birra” o “bevitori di cocktail”,. i confini tra le categorie si stanno assottigliando e vige una sorta di “confusione tra le categorie di prodotto”, con fermentazioni di vino in botti di sherry o bourbon, con il vino nei cocktail o aromatizzato con altri sentori. Un modalità non certo purista di intendere il vino, ma una tendenza – riscontrata in particolare nei giovani – di cui tenere conto.
LOW E NO ALCOL – C’è anche il vino nella corsa ad abbracciare modalità di consumo più light anche sul fronte alcolico. In generale il settore, che abbraccia in particolare birra e bevande, secondo Iwsr ha già raggiunto gli 11 miliardi di dollari e si prevede che supereranno i 24 miliardi di dollari entro il 2032.
LE DIFFICOLTÀ DEI VINI ROSSI – Solo in Italia la contrazione dei rossi Dop nel 2023 si attesterà attorno al 10%, con conseguente crescita delle quote di mercato dei vini bianchi e soprattutto degli spumanti. (cambiamento climatico, giovani, aperitivi…). Diverso il discorso dei grandi rossi premium e superpremium, che al di là delle pause congiunturali manterranno inalterato il proprio target di riferimento.
VINO E SALUTE – C’è una recrudescenza nel condannare i consumi alcolici tout court, a prescindere dalla tipologia (il vino non è un superalcolico) e dai volumi consumati.