Un articolo di: Andrea Andreoli
In breve

Il direttore generale dell'Unione Italiana Vini Paolo Castelletti tira le somme su un anno difficile per il vino italiano, da sempre primato ed eccellenza sui mercati. Troppa produzione a fronte di una domanda in costante calo

Direttore Generale Unione Italiana Vini

Paolo Castelletti

Direttore Generale Unione Italiana Vini

Andrea Andreoli

Direttore, adesso si possono far i bilanci sull’anno appena trascorso. Come sono andate le cose?

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Paolo Castelletti

Un anno molto difficile, sia in vigna che sui mercati. La sovrapproduzione è stata scongiurata in particolare dalla peronospora, che ha ridotto il potenziale del raccolto dal 20% al 24% rispetto all’anno precedente. Paradossalmente non tutto il male determinato dalla malattia fungina viene per nuocere. Al 31 Luglio – quindi alla vigilia del nuovo raccolto – in cantina giacevano 45 milioni di ettolitri di vino, e un’altra vendemmia a 50 milioni di ettolitri avrebbe determinato danni ancora maggiori. Il 2023 ha evidenziato tutte le lacune di un sistema che produce troppo a fronte di una domanda in calo significativo, specie per alcune tipologie (vedi molti rossi). L’anno si chiuderà con un segno meno a volume e valore, sia nell’export che nel mercato interno. Una contrazione del vino italiano nell’ordine del 3-4%. In difficoltà anche i vini veneti e veronesi, in particolare i rossi ma anche, per la prima volta dopo anni, il Prosecco. A settembre i volumi esportati di vini rossi veneti segnavano un -14%, i bianchi -7,5%

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Andrea Andreoli

Uno dei periodi più attesi, soprattutto per le bollicine, è quello delle festività natalizie. Quali risultati sono emersi?

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Paolo Castelletti

Abbastanza in linea con i volumi dello scorso anno, probabilmente con un leggero decremento dovuto agli ultimi dati non certo positivi degli imbottigliamenti di novembre e dicembre. A cambiare è, come riscontrato da inizio anno, la scelta di un prodotto in alcuni casi più accessibile per le tasche di consumatori italiani ed esteri alle prese con un caro-vita che non allenta la morsa. Da qui, secondo elaborazioni su dati Nielsen, ISMEA e Uiv, si registrano l’incremento degli acquisti di spumanti più economici come metodo charmat anche varietali e di annata (+7,5% a 206 milioni di bottiglie la stima a tutto il 2023) rispetto a denominazioni “bandiera” italiane come Prosecco (Doc, Conegliano Valdobbiadene, Colli Asolani) e Asti Spumante o ai metodo classico (Trento Doc, Franciacorta, Oltrepò Pavese, Alta Langa, Lessini Durello) che chiudono la stagione con una contrazione tra il 3% e il 5% (oltre 700 milioni di pezzi). Una battuta d’arresto, quella degli spumanti e del Prosecco, che riteniamo essere congiunturale.

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Andrea Andreoli

Quali sono le nuove tendenze, i trend che stanno emergendo che possono incidere sulle vendite di vino?

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Paolo Castelletti

Più all’estero che in Italia, dove la cultura del vino è maggiore, i nuovi trend che rileviamo sono i seguenti:

MIX DI PRODOTTI – Emergono segnali del fatto che i consumatori, in particolare i più giovani, non si considerano più “bevitori di vino”, “bevitori di birra” o “bevitori di cocktail”,. i confini tra le categorie si stanno assottigliando e vige una sorta di “confusione tra le categorie di prodotto”, con fermentazioni di vino in botti di sherry o bourbon, con il vino nei cocktail o aromatizzato con altri sentori. Un modalità non certo purista di intendere il vino, ma una tendenza – riscontrata in particolare nei giovani – di cui tenere conto.

LOW E NO ALCOL – C’è anche il vino nella corsa ad abbracciare modalità di consumo più light anche sul fronte alcolico. In generale il settore, che abbraccia in particolare birra e bevande, secondo Iwsr ha già raggiunto gli 11 miliardi di dollari e si prevede che supereranno i 24 miliardi di dollari entro il 2032.

LE DIFFICOLTÀ DEI VINI ROSSI – Solo in Italia la contrazione dei rossi Dop nel 2023 si attesterà attorno al 10%, con conseguente crescita delle quote di mercato dei vini bianchi e soprattutto degli spumanti. (cambiamento climatico, giovani, aperitivi…). Diverso il discorso dei grandi rossi premium e superpremium, che al di là delle pause congiunturali manterranno inalterato il proprio target di riferimento.

VINO E SALUTE – C’è una recrudescenza nel condannare i consumi alcolici tout court, a prescindere dalla tipologia (il vino non è un superalcolico) e dai volumi consumati.

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GIORNALISTA, DIRETTORE TELENUOVO

Andrea Andreoli