Il documento di programmazione e la legge di bilancio 2024 all'esame del governo italiano e di Bruxelles: la spesa pubblica e il debito sono elevati. Il Pnrr è scomparso dai radar e non ha lasciato quell'impulso alla crescita del Paese che ci si aspettava
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiesto “sacrifici” a tutti, suscitando polemiche. Ma la richiesta è più che motivata
La parola “sacrifici” è tornata ad apparire nel dibattito politico italiano nell’ambito degli scenari analizzati in vista della legge di bilancio del 2024. A pronunciarla è stato il Ministro dell’Economia. Ha ragione il Ministro a parlare di sacrifici per tutti oppure la situazione non richiede sforzi particolari? Un’analisi che parta dai dati disponibili, senza alcuna polemica politica, è utile per il dibattito.
I conti pubblici italiani: la tabella 1 utilizza i dati del Fondo Monetario Internazionale per misurare il l’avanzo primario di ogni paese, espresso come percentuale del Prodotto Interno Lordo. L’Italia chiude il 2024 con un dato che esprime un disavanzo primario di 0,6% del PIL, un dato più virtuoso della media europea superiore all’1%. Un disavanzo virtuoso è necessario dato l’elevato rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo, nuovamente in prossimità del 140%, un dato ben superiore a quello tedesco (63%), francese (110%) e spagnolo (106%). Un rapporto debito/ PIL che rischia di andare fuori controllo ha ricevuto un contributo elevato dagli anni della pandemia: nel 2020-2023 la media del disavanzo primario è stato pari a 4,9%, superiore a chiunque altro (tranne Malta).
L’inefficienza italiana dal punto di vista della crescita è ben visibile per il dato totale dal 2001 al 2024 in cui l’Italia supera di poco la Grecia. Mentre la Spagna è cresciuta sei volte più dell’Italia
La crescita reale: il disavanzo primario contribuisce alla domanda aggregata e quindi alla crescita economica. Non sappiamo esattamente di quanto: dipende dalle altre componenti della domanda, dalla dimensione del “moltiplicatore keynesiano del reddito”, dalle aspettative degli individui relativamente alle future tasse che dovranno essere imposte per controbilanciare il maggior debito. La tabella 2 utilizza i dati del Fondo Monetario Internazionale per descrivere il tasso di crescita reale cumulato nel periodo 2020-2023, quello previsto nell’anno 2024 e quello totale del periodo 2001-2024. L’Italia si colloca sotto la media. Nel 2024 l’Italia supera Austria, Estonia, Finlandia, Germania (che in realtà secondo le previsioni tedesche potrebbe avere crescita negativa), Olanda. Poco diversa la classifica del 2020-2023. Il disavanzo medio più alto d’Europa non ha prodotto una crescita superiore alla media del nostro prodotto e del reddito. Dato che le esportazioni sono cresciute in questo periodo grazie alla straordinaria forza di una parte del nostro settore manifatturiero e dato che i consumi non sono scesi possiamo concludere che il disavanzo primario ha un effetto limitato sulla crescita, o può semmai essere un freno a causa delle distorsioni associate all’utilizzo delle risorse disponibili. Peraltro, l’inefficienza italiana dal punto di vista della crescita è ben visibile per il dato totale dal 2001 al 2024 in cui l’Italia supera di poco la Grecia, mentre la Spagna è cresciuta sei volte più dell’Italia, la Francia e la Germania circa cinque volte.
L’aumento delle tasse avrebbe l’effetto di contenere la crescita delle disuguaglianze di reddito ma rappresenterebbe un “tradimento elettorale”
La manovra economica: le ultime settimane sono state teatro di dichiarazioni di principio, generalmente slegate dal quadro macroeconomico evidenziato precedentemente. L’aumento delle tasse avrebbe l’effetto di contenere la crescita delle disuguaglianze di reddito ma rappresenta un tradimento elettorale di cui nessun partito vuole essere protagonista. L’aumento del debito è reso difficile dal ritorno della disciplina fiscale in Europa dopo il periodo del “liberi tutti” legato alla pandemia; anzi, le nuove regole europee disegnano un percorso di lungo periodo che dovrebbe portare alla riduzione. L’aumento della spesa pubblica non è consigliabile anche perché è già pari al 55% del prodotto italiano. Una tassazione una tantum rivolta in modo particolare ad alcuni settori economici è apparentemente meno difficile da perseguire, in quanto in Italia il numero degli azionisti è relativamente ridotto, in particolare se contiamo il (ridotto) numero di coloro che capiscono che un prelievo forzoso sulle società quotate equivale a una mini-patrimoniale sugli azionisti. Non resta che ridurre la spesa, anche se appare improbabile che i Ministeri abbiano le capacità tecniche e la volontà politica di farsi avanti con proposte allineate alle esigenze. Possiamo quindi prevedere nelle prossime settimane un rincorrersi di voci e proposte, che saranno alla fine risolte in maniera non del tutto condivisa dal Ministro dell’Economia.
Gli italiani meritano il rispetto della trasparenza invece dell’oppio delle illusioni
Conclusioni: la sintesi è semplice, e sarebbe bene diffonderla in modo chiaro tra gli italiani, che meritano da chi li governa in primo luogo il rispetto della trasparenza invece dell’oppio delle illusioni:
1. La spesa pubblica è molto elevata
2. Il debito è troppo elevato e deve scendere
3. La crescita economica non aiuta.
La grande narrazione del PNRR, che ci ha sostenuto negli ultimi anni, è ormai scomparsa dal radar e se ne parla molto meno. Il programma multi-miliardario che avrebbe dovuto consentirci di ridurre il rapporto debito/ Pil tramite la via maestra della crescita non ha funzionato. Le difficoltà dei nostri grandi partner europei (la Germania in recessione, la Francia con uno spread di credito in continua crescita) sono ulteriori ostacoli di cui non dovremmo gioire perché complicano ulteriormente la nostra vita. Il compito è ancora più difficile di quello affrontato nei primi vent’anni di euro: in quel periodo l’Europa cresceva a tassi più elevati e il nostro debito era più piccolo. In uno scenario di questo tipo, discutere a lungo su provvedimenti che valgono alcuni decimali di PIL non aiuterà a risolvere i problemi. Nella mitologia greca, come ci ricorda la World History Encyclopedia, Scilla e Cariddi erano mostri abitanti dello Stretto di Messina. Scilla era una terribile creatura con sei teste e dodici gambe, mentre Cariddi era un mostro che, con il tempo, si trasformò in un letale, mulinello. Abbiamo varie possibilità per collegare la vicenda ai giorni nostri: Scilla può essere gli Stati Uniti e Cariddi la Cina e l’Europa i marinai. Oppure Scilla può essere la crescita e Cariddi i nostri conti pubblici. In questo caso noi siamo i marinai i quali, senza il mitico Ponte, sono costretti ad attraversare il mare in tempesta.
Tabella 1: il disavanzo primario in Europa, 2020-2023 e 2024
Media 2020-2023 |
2024 |
|
Austria |
-4.08 |
-1.65 |
Belgio |
-4.14 |
-2.69 |
Croazia |
-0.95 |
-0.25 |
Cipro |
1.05 |
3.89 |
Estonia |
-2.90 |
-2.92 |
Finlandia |
-2.97 |
-3.22 |
Francia |
-4.95 |
-2.92 |
Germania |
-2.60 |
-0.73 |
Grecia |
-2.83 |
2.13 |
Irlanda |
-0.08 |
2.06 |
Italia |
-4.90 |
-0.60 |
Lettonia |
-3.22 |
-2.07 |
Lituania |
-1.84 |
-1.79 |
Lussemburgo |
-1.40 |
-2.44 |
Malta |
-5.77 |
-2.98 |
Olanda |
-1.33 |
-1.31 |
Portogallo |
0.19 |
2.48 |
Slovacchia |
-4.04 |
-5.00 |
Slovenia |
-3.56 |
-1.91 |
Spagna |
-4.30 |
-0.76 |
Tabella 2: la crescita reale in Europa, 2020-2023, 2024 e totale 2001-2024
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