Un articolo di: Francesco Sidoti

Le guerre nel mondo, visibili e invisibili, sono tante ed è la colossale tragedia dei fatidici giorni che stiamo tutti vivendo. In molti si pongono la domanda: Chi ha governato il mondo negli ultimi quattro anni?. E ancora: Chi guida davvero gli Stati Uniti e chi parla in nome dell’America? L'Amministrazione Usa somiglia sempre di più a una forza governata da un pilota automatico, con un paradigma guerrafondaio, che rischia di mandare a sbattere i passeggeri

Nel Medioriente si stanno combattendo molte guerre, non soltanto quelle immediatamente visibili a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, a Teheran, nel Mar Rosso. C’è per esempio da tempo una guerra anomala, una guerra civile, all’interno della società israeliana, tra la maggioranza al governo e le forze dell’opposizione. In sordina, una parallela guerra civile è in corso dentro la comunità palestinese, tra Hamas e l’Autorità Nazionale, che nel 1993 aveva accettato la soluzione dei due stati. Sia tra gli israeliani sia tra i palestinesi, ci sono quelli che parlano di una patria che va dal Giordano al Mediterraneo, dal fiume al mare; questi israeliani e questi palestinesi considerano i propri compatrioti alla stregua di nemici pervicaci.

In una situazione tra le più contorte e pericolose, c’è chi ha le idee chiarissime e chi è all’oscuro. Anthony Blinken ha detto che era ignaro: per l’uccisione di Ismail Haniyeh, gli americani non sono stati né coinvolti, né informati – e di sicuro Benjamin Netanyahu a lui non ha chiesto l’autorizzazione. L’ignoranza di Blinken fa coppia con un indimenticabile articolo per Foreign Affairs, scritto dal suo gemello nella stanza dei bottoni, Jake Sullivan, e stampato pochi giorni prima del 7 ottobre. A proposito del Medioriente, in questo suo capolavoro Sullivan scriveva giulivo: “La regione è più tranquilla di quanto non lo sia stata per decenni”. Confortato dalla modestia, Sullivan si vantava di avere escogitato un mix vincente di deterrenza e diplomazia. Forte delle sue cronometriche previsioni, concludeva trionfante che in quell’area del Medioriente i conflitti si erano “raffreddati”. Dopo il 7 ottobre, nell’edizione on line, Foreign Affairs ha cercato di metterci una pezza, aggiustando l’articolo, ma, purtroppo per gli interessati, le copie stampate erano già in circolazione. Ad ogni buon conto, Narendra Modi, Ignacio Lula da Silva, Recep Tayyip Erdogan e Mohammed bin Salman tengono sulla scrivania una copia dell’edizione originale, in bella mostra per gli ospiti americani, sempre prodighi di consigli disinteressati – e soprattutto lungimiranti.

Dunque, è davvero un rompicapo la domanda: “Chi ha governato il mondo negli ultimi quattro anni?”. In senso proprio, certamente non Biden, neppure Blinken e Sullivan, e neanche William Burns, adesso esaltato per uno scambio di prigionieri che è all’altezza degli ultimi scrivani di George Smiley (“Tutti gli uomini di Smiley”, il romanzo di John le Carré, N.d.R.). Nel folklore dell’intelligence, Smiley e la sua gente sono tosti, ma continuo a ritenere che lo scambio dei prigionieri, pur rilevante, non sia all’altezza della colossale tragedia di questi fatidici giorni. Ben altro ci vorrebbe che uno scambio di prigionieri. Avremmo bisogno di camminare verso una pace conquistata e condivisa.

È stato giustamente osservato che oggi si può rovesciare una celebre battuta ironica di Henry Kissinger: se qualcuno vuole ragionare con l’America, quale numero di telefono deve digitare? Chi parla in nome dell’America? Se fossero Blinken, Sullivan, Burns, saremmo in una via intermedia tra Nostradamus e il teatro delle marionette. Perché con loro non si tratta di mediocrità o di incidenti o di bugie, ma di un copione arbitrario, un tentativo di governare il mondo che stiamo vedendo all’opera in Europa, dove riscontriamo la stessa mentalità che ha portato al tracollo del Medioriente.

Sui libri di storia Blinken, Sullivan e Burns verranno ricordati come responsabili di pagine assai funeste dell’Europa e del Medioriente

Non possiamo dire chi, negli ultimi quattro anni, ha governato il mondo, ma è la stessa mentalità che ha sgovernato l’America, dove la qualità della vita per molti è diventata miserabile, caratterizzata dall’imperversare della criminalità e del Fentanyl, mentre gli alti livelli di istruzione e assistenza sanitaria sono un lusso per pochi.

Più che Blinken, Sullivan, Burns, al governo dell’America c’è stato qualcosa di simile a un pilota automatico, ovvero un paradigma guerrafondaio, coniugato nell’anonimato degli esponenti che lo verbalizzano, connessi nell’intercambiabilità, potendosi tranquillamente avvicendare questi con quelli o con quegli altri nella stessa burlesca sicumera.

L’ignoranza ha governato con le sue previsioni sballate perché quella maniera di ragionare è sballata. Quel pilota automatico manda a sbattere i passeggeri. Anche se hanno fatto profezie degne delle cabale di Nostradamus, Blinken, Sullivan, Burns hanno a modo loro sgovernato per quattro anni, con il tocco morbido di uno sfasciacarrozze, mentre si pretendono raffinati architetti del caos. Sui libri di storia verranno ricordati come responsabili di pagine assai funeste dell’Europa e del Medioriente. La speranza è che a novembre siano sostituiti da personalità capaci di promuovere un cambiamento di paradigma.

Sociologo

Francesco Sidoti