Un articolo di: Andrea Andreoli

Maurizio Danese, presidente Aefi – Associazione esposizioni e fiere italiane e amministratore delegato di Veronafiere SpA, traccia un quadro sullo stato di salute del settore fiersitico in Italia, tra sfide geopolitiche e una solidità ritrovata dopo il periodo pandemico

Maurizio Danese

Presidente Aefi – Associazione esposizioni e fiere italiane e amministratore delegato di Veronafiere SpA

Andrea Andreoli

Quali sono i numeri del settore fieristico in Italia (imprese, addetti e valore)?

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Maurizio Danese

L’industria fieristica italiana impiega 190 imprese con 3700 addetti ed esprime un fatturato diretto di 1,4 miliardi di euro l’anno. Secondo l’ultima rilevazione Aefi-Prometeia realizzata nel 2023, le fiere tricolori generano un impatto complessivo sui territori – tra servizi, trasporti, ospitalità e salari – quantificabile in 22,5 miliardi di euro l’anno, al netto del business generato dalle imprese in occasione dei b2b fieristici. Attualmente il “quartiere Italia” conta 4,2 milioni di mq di superficie espositiva. Un dato che porta la nostra industria al quarto posto nel mondo preceduta da Usa, Cina e Germania e seconda in Europa, dietro i tedeschi.

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Andrea Andreoli

Il sistema fieristico italiano è indubbiamente ripartito a pieno regime nel 2023. Pensa che il pieno ritorno alla normalità possa avvenire già entro il 2024?

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Maurizio Danese

Archiviata la fase di emergenza grazie alle istituzioni che hanno inserito le fiere tra i pilastri dell’internazionalizzazione del made in Italy e delle Pmi, oggi possiamo dire che le fiere sono tornate a pieno regime, riconquistando un ruolo centrale nella promozione dei settori produttivi più strategici del nostro Paese. Quest’anno in Italia si svolgeranno quasi 900 manifestazioni, di cui 267 internazionali – voglio ricordare il 94% di queste si svolge nei quartieri associati Aefi -, 216 nazionali e 400 rassegne tra regionali e locali.

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Andrea Andreoli

Quali le incognite che possono ancora rappresentare un pericolo?

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Maurizio Danese

Il contesto geopolitico è fonte di preoccupazione non solo per le fiere. In attesa che si possa arrivare presto a una soluzione pacifica, l’unica in grado di assicurare futuro e benessere a tutte le popolazioni, per quanto riguarda le fiere credo che la prossima sfida si giocherà sul campo della competitività internazionale. Serve, infatti, una decisa accelerazione sul fronte dell’internazionalizzazione delle manifestazioni italiane sui mercati esteri a forte potenziale di domanda. Se le fiere vogliano vincere la sfida della competitività, che oggi si gioca su scala globale, devono abbandonare i campanilismi a favore di una strategia di rafforzamento internazionale del sistema fieristico italiano. È un cambio di cambio di passo ‘di bandiera’, l’unico in grado di colmare il gap del nostro sistema fieristico per condurlo sui valori di Francia e Germania, le cui manifestazioni all’estero incidono quasi per il 30% del fatturato complessivo contro il nostro 9%. Per questo stiamo trattando il tema su diversi tavoli ministeriali. Le fiere, infatti, costituiscono un asset strategico per il Made in Italy e conseguentemente occorre trovare un percorso condiviso anche a livello politico.

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Andrea Andreoli

Il sistema fieristico è tornato al centro dell’agenda politica del governo. Quali ritiene siano gli step ulteriori che possono rafforzare questa sinergia?

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Maurizio Danese

Il cosiddetto “fare sistema” è un tema dirimente per Aefi e, negli ultimi due anni, l’associazione ha più volte richiamato l’attenzione su questo e stiamo lavorando con i diversi ministeri proprio per attuare un piano di internazionalizzazione delle manifestazioni a forte attrattività sulle aree più strategiche del nostro export. È tempo che l’obiettivo di accompagnare le nostre imprese nel mondo sotto un’unica bandiera diventi realtà. In parallelo, Aefi ha modificato il proprio Statuto per comprendere nella propria rappresentatività anche gli organizzatori di eventi. Oggi l’Associazione rappresenta 40 tra i principali quartieri fieristici italiani – in cui si svolge il 96% delle rassegne internazionali – e 20 organizzatori di manifestazioni in rappresentanza dei diversi comparti del Made in Italy. Dati questi che confermano Aefi quale interlocutore naturale e unitario dei diversi protagonisti del sistema fieristico. Una unità di intenti che dovrà essere mantenuta e rafforzata se davvero vogliamo accrescere il ruolo delle fiere in Italia e sui mercati internazionali.

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Andrea Andreoli

Digitale, aggregazioni, patto per l’export: sono queste le linee strategiche lungo le quali deve muoversi il sistema fieristico italiano?

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Maurizio Danese

Certamente, la strada da intraprendere corre verso le tre direttrici da lei indicate. Nel merito, il digitale è divenuto parte integrante del “fare fiera”. Oggi, l’industria fieristica è operativa tutto l’anno attraverso lo sviluppo di piattaforme dedicate che consentono il contatto continuativo tra aziende e buyer, superando così il limite della durata delle manifestazioni. Una rivoluzione digitale a favore dell’export tricolore e della promozione. Tra gli standard, anche quello green risulta in agenda. A questo proposito mi preme evidenziare che le fiere italiane sono sempre più performanti dal punto di vista ambientale e che Aefi è attiva nel sostenere la transizione energetica attraverso la messa a disposizione di informazioni e notizie, la realizzazione di partnership e la disamina delle materie collegate alla sostenibilità ambientale su gestione dei rifiuti, criteri minimi ambientali, efficienza energetica e utilizzo delle energie rinnovabili e le diverse certificazioni Iso. Una evoluzione green già in atto visto che da una indagine interna emerge che oltre il 97% degli associati effettua la raccolta differenziata anche in ottica di riuso e che il 60% è ecosostenibile energeticamente.

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Andrea Andreoli

Le fiere possono incentivare anche il turismo?

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Maurizio Danese

Le fiere sono un driver fondamentale anche in chiave turistica. Nel 2023 con Prometeia abbiamo presentato una ricerca sull’impatto delle fiere nell’economia turistica nazionale. Una mappatura degli effetti macroeconomici aggiuntivi rispetto al business in fiera. Dalla ricerca è emerso che il turismo fieristico vale più di 10 miliardi di euro l’anno, con un impatto occupazionale stimabile in circa 90 mila addetti. Ciò significa che ogni euro speso dai visitatori delle manifestazioni, genera 2,4 euro in produzione e 1,1 euro di valore aggiunto per l’economia turistica nazionale. Inoltre, abbiamo rilevato che i viaggi legati al segmento fiere attivano una spesa annua di beni e servizi turistici di 4,25 miliardi di euro l’anno.

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Andrea Andreoli

Lei è anche amministratore delegato di Veronafiere. Nell’ultimo anno si è assistito sulla scia di Vinitaly ad un’accelerazione dell’internazionalizzazione della fiera di Verona. Ritiene sia questa la parola d’ordine anche per il futuro?

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Maurizio Danese

L’esperienza di Vinitaly fa sicuramente da booster all’internazionalizzazione delle principali manifestazioni in portfolio Veronafiere. Non c’è altra strada per crescere se non quella di promuovere il Made in Italy all’estero grazie alla forza di brand fieristici già consolidati e riconoscibili. Vinitaly è un caso di scuola che ha fatto da apripista ad altri player del settore.

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GIORNALISTA, DIRETTORE TELENUOVO

Andrea Andreoli