COP28 A DUBAI (30 NOVEMBRE – 12 DICEMBRE 2023)

Un articolo di: Redazione

Nel Continente Africano è in corso la realizzazione di centinaia di progetti, molti dei quali nell'ottica della transizione energetica e dell'economia sostenibile.

Come se volessero dire “basta con sole notizie di colpi di Stato” questo autunno i Paesi del Continente Africano hanno prodotto una raffica di informazioni di carattere economico e finanziario riguardo ai progetti industriali che vengono realizzati con successo con la partecipazione dei partner stranieri.

Negli ultimi anni è aumentato significativamente il peso dei Paesi africani, dall’Egitto al Niger, nel sistema energetico globale. Dopo l’annunciato accordo con la società belga Jan De Nul, che prevede la posa di un cavo elettrico nel Mediterraneo destinato a esportare energia elettrica dall’Egitto in Europa, è stata resa pubblica la notizia della scoperta di un nuovo maxi giacimento di gas naturale nel Pese nordafricano.

Shell trova un nuovo maxi giacimento di gas in Egitto

La multinazionale Shell ha annunciato di aver trovato in Egitto una nuova riserva di gas nella regione nord-orientale di Amriya, nel Mar Mediterraneo. Per il momento Shell non ha voluto entrare nei dettagli dei volumi di gas trovati. Si sa che il nuovo sito si trova a una profondità di circa 250 metri sotto il livello del mare nell’area offshore del delta del Nilo. “Questa scoperta rappresenta un passo cruciale per Shell Egypt nel consolidare le prospettive di crescita e l’impegno continuo come principale partner energetico dell’Egitto”, ha dichiarato ai giornalisti il presidente di Shell Egypt, Khaled Kassem.

Nella situazione attuale, segnata dalle soffocanti sanzioni occidentali alla Russia, che ha riorientato il suo export di gas verso la Cina, le fonti africane di energia sostenibile diventano di importanza vitale per molti Paesi europei, che stanno stringendo una serie di accordi con i produttori del Continente Nero.

Il 25 di novembre è stato annunciato che la Germania investirà 500 milioni di dollari nella realizzazione di alcuni progetti nel settore delle energie rinnovabili in Nigeria, nell’Africa Occidentale. L’investimento permetterà alla Nigeria di esportare verso la Germania delle quantità notevoli di gas naturale liquefatto (GNL). Come ha scritto il settimanale tedesco “Die Zeit”, un memorandum d’intenti sulla produzione del GNL “è stato siglato tra le società nigeriana Riverside LNG e quella tedesca Johannes Schuetze Energy Import”. In base agli accordi nel 2026 la Nigeria esporterà verso la Germania 850.000 tonnellate di GNL per salire nel 2027 a quota 1,2 milioni di tonnellate l’anno, una quantità che potrà soddisfare il 2% del fabbisogno del gas della Germania, il maggiore consumatore del “combustibile blu” in Europa.

L’italiana ENI aumenta la produzione di idrocarburi in Costa d’Avorio

Se ne parla poco, ma la Nigeria rientra nella lista dei 10 Paesi del mondo con le riserve più abbondanti di gas. Molti altri Paesi africani – e lo conferma la scoperta di Shell in Egitto – sono altrettanto ricchi di idrocarburi. Dopo che nel mese di agosto 2023 l’italiana ENI, affiancata de partner locale, Petroci, ha avviato la produzione di gas e petrolio in Costa d’Avorio, il 25 di novembre l’ad del “Cane a sei zampe”, Claudio Descalzi, ha visitato la capitale Abidjan per discutere con il presidente, Alassane Quattara, la realizzazione del “primo progetto di produzione a emissioni zero in Africa”. Il giacimento di Baleine, situato al largo della costa orientale del Paese, rappresenta la più grande scoperta di idrocarburi nel bacino sedimentario della Costa d’Avorio. Attualmente la produzione di greggio dai pozzi di Baleine si attesta a 20.000 barili al giorno, superando di gran lunga i 12.000 previsti inizialmente. Entro la fine del 2024 la produzione giornaliera dovrà raggiungere quota 50.000 barili, mentre a pieno regime l’output sarà pari a 150.000 barili di petrolio al giorno.

Mentre una parte consistente del petrolio prodotto sarà destinata all’export, tutto il gas associato – 200 milioni di piedi cubi al giorno (5,9 milioni di metri cubi circa) – sarà consegnato a terra tramite un gasdotto di nuova costruzione, che permetterà al Paese di soddisfare il mercato domestico, di aumentare la produzione di elettricità, consolidando l’accesso della popolazione della Costa d’Avorio all’energia, e anche rafforzando il ruolo del Paese di hub energetico regionale per i Paesi confinanti. E non soltanto: l’incontro tra il presidente Quattara e Descalzi è stato anche l’occasione per discutere delle iniziative che l’ENI sta portando avanti per incentivare la diversificazione economica della Costa d’Avorio. Un nuovo progetto prevede la produzione di olio vegetale dagli scarti della produzione di gomma che sarà fornito alle bioraffinerie dell’ENI.

La Russia costruirà in Mali una super raffineria di oro

Oltre ai prodotti energetici cresce l’interesse internazionale nei confronti delle altre commodity. Sempre in novembre il Governo militare provvisorio del Mali ha firmato un accordo con la Russia sulla costruzione nei pressi della capitale Bamako di una maxi raffineria di oro, la cui capacità di produzione è stata stimata in 200 tonnellate l’anno.

Come ha dichiarato dopo la firma dell’accordo il ministro ad interim delle Finanze, Alousséni Sanou, la realizzazione del progetto “permetterà al Mali di controllare tutta la produzione di oro nel Paese” e soprattutto di “applicare correttamente tutte le tasse e i dazi”. Dopo il doppio colpo di Stato nel 2020 e 2021, le autorità militari del Mali, ex colonia francese, hanno rafforzato i rapporti con Mosca, rompendo definitivamente quelli con Parigi. L’esempio del Mali è stato seguito nel 2023 dal Niger, uno dei maggiori produttori di uranio nel mondo, che ha denunciato la politica neocoloniale francese e ha messo al bando l’export del combustibile nucleare in Europa.

L’Egitto esporta la prima partita di ammoniaca rinnovabile certificata

I Paesi africani più sviluppati stanno prestando molta attenzione alla transizione energetica e allo sviluppo delle tecnologie sostenibili. E ancora una volta l’Egitto fa da esempio: Fertiglobe, il maggiore esportatore mondiale di urea e ammoniaca via mare, ha annunciato la conclusione con successo della prima spedizione di ammoniaca rinnovabile certificata, prodotta nelle sue strutture in Egitto. Il carico di ammoniaca che sarà destinato alla produzione di carbonato di sodio sintetico a emissioni quasi nulle, è stato prodotto in Egitto, utilizzando l’idrogeno rinnovabile del progetto pilota Egypt Green Hydrogen.

La cooperazione energetica inter-africana

Dopo le divisioni secolari i Paesi africani stanno cercando di sviluppare la cooperazione economica e commerciale interna, destinata a garantire una maggiore stabilità infrastrutturale. Il 25 di novembre la Società tunisina per l’energia elettrica e il gas (STEG) ha annunciato che “è stata completata con successo l’interconnessione elettrica sincrona tra le reti di trasmissione dei tre Paesi nordafricani, l’Algeria, la Tunisia e la Libia”. Come ha dichiarato il Direttore generale di STEG, Faycal Trifa, “la connessione delle reti elettriche fa parte della cooperazione e degli scambi energetici tra i Paesi nordafricani”.

Finanziamenti internazionali

La realizzazione di tutti questi progetti richiede dei finanziamenti miliardari sia da parte dei Paesi-partner in Europa, in Asia e in tutto il mondo, sia dagli istituti di credito globali. A fine novembre la Banca mondiale (World Bank, WB) ha annunciato l’erogazione nei prossimi tre anni di 12 miliardi di dollari a sostegno dell’economia del Kenya. “La Banca mondiale è pienamente impegnata a sostenere il Kenya nel suo percorso per diventare un Paese a reddito medio-alto entro il 2030”, ha scritto la WB in una nota. Secondo Keith Hansen, direttore regionale della Banca mondiale per Kenya, Rwanda, Somalia e Uganda ha sottolineato che “il finanziamento includerà nuovi investimenti in un’ampia gamma di settori dall’energia, alla sanità pubblica, ai trasporti e all’acqua”. Negli ultimi anni la situazione finanziare del Kenya è stata particolarmente danneggiata dalla pandemia di Covid-19 e dalle frequenti siccità, provocate dai cambiamenti climatici. Di recente anche il Fondo monetario internazionale (FMI) era andato incontro alle esigenze del Paese africano e ha sbloccato l’accesso immediato ad una tranche di finanziamenti da 682 milioni di dollari, aumentando anche il suo attuale programma di prestiti di 938 milioni di dollari.

Infine il FMI ha raggiunto un accordo con lo Zambia, sbloccando una tranche di 184 milioni di dollari. In una nota, il Fondo monetario ha sottolineato “di aver accolto con favore il memorandum d’intesa siglato dal Governo di Lusaka con i suoi creditori istituzionali e le discussioni in corso con i creditori privati ​​per raggiungere un accordo sulla ristrutturazione del debito”, aggiungendo che lo Zambia potrebbe aver bisogno di “restringere ulteriormente la politica monetaria per contenere le pressioni inflazionistiche”.

Giornalisti e Redattori di Pluralia

Redazione