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L'esperto Paolo Selmi ha scritto per Pluralia una ricostruzione dettagliata e puntuale di quello che è avvenuto in Daghestan, la sera del 29 ottobre. La protesta contro i passeggeri di un volo da Tel Aviv è stata organizzata e pianificata in modo più che evidente. Seguendo un modello consolidato di condizionamento degli umori della folla.

Premessa

Riordino argomenti e fatti da me riportati in quei concitati giorni, concentrandomi sulle dinamiche di quanto accaduto il 29 ottobre l’areoporto di Machačkala, Daghestan, Federazione Russa, preso d’assalto da una folla di locali inferociti, in concomitanza con l’arrivo di un volo da Tel Aviv. La paternità di tale azione è apertamente rivendicata da un gruppo, Utro Daghestan, “Il mattino Dagestan”, di ispirazione pseudo-estremistico-religioso-patriottica… che si scopre ben presto essere farina di un sacco a stelle e strisce e con sede a Kiev: le aveva proprio tutte, in effetti…
“Le aveva” perché… è venuto a mancare il colpevole! Il canale telegram Utro Daghestan è stato chiuso pochi giorni dopo l’accaduto.
Pertanto, troverete egualmente le fonti, da me raccolte e citate con estremo rigore, nonché accessibili a chiunque fino a qualche settimana fa. Anzi, proprio il fatto di averle raccolte costituisce oggi, a canale chiuso, quell’atto d’accusa preciso e circostanziato che chi ha chiuso il canale voleva rendere impossibile.

Breve ricostruzione dell’accaduto

Il 29 ottobre mi imbatto nell’ennesima bolla informativa. Impossibile non notarla, impossibile non restare colpiti da argomento e collocazione geografica dello stesso: disordini di piazza, anzi, d’aeroporto… in Daghestan. Cerco subito di approfondire quella ‘strana” rivolta di civili, riversatisi a centinaia all’aeroporto per fermare, per impedire l’uscita dall’aereo, di altri civili, questi ultimi provenienti da Israele. Individuare mandante, meglio, burattinaio di tale azione non è stato difficile: tutte le strade conducevano al canale summenzionato “Utro Daghestan”. In una Repubblica russa a maggioranza islamica, dove la maggior parte della popolazione è in questo momento a dir poco ostile a Israele per il massacro quotidiano di palestinesi, non c’era voluto molto, in effetti, perché la scintilla incendiasse la prateria.
Comincio a navigare sul loro canale: 
Già dopo la mezzanotte del 28/10, partono i primi messaggi diretti al “loro” popolo: “Assalamu Alejkum” e – informa di un volo che partirà dall’aeroporto Ben Gurion (TLV) verso Ujtash (MCX):
 – invitando tutti a recarsi alle sette di sera ad “accogliere” il volo, ovvero a non far scendere nessuno.
Da chi questo canale ucraino alimentato dai servizi segreti americani sia venuto a conoscenza di questa notizia, non ci è dato sapere. Si dice il peccato, ma non il peccatore
La nottata dal 28 al 29 quindi prosegue, incitando
- all’odio antirusso
– all’antisetimismo.
All’una del pomeriggio, il canale esce con un appello a tutti i musulmani del daghestan perché fermino l’arrivo di cittadini israeliani nel loro Paese (ovvero i russi che qualche anno o decennio prima erano emigrati in Israele dal Daghestan e ora reputano più sicuro ritornare in Daghestan).
Il canale, quindi, incita apertamente all’odio gli abitanti del daghestan dicendo che per questi daghestani di religione ebraica ora non ci deve essere più posto, che sono uguali a quelli che ora ammazzano i palestinesi.

Insistono, gli agitatori di Utro Daghestan. Ricevono, probabilmente, dei riscontri da destinazione, dei “feed-back”, come li definiscono gli anglofoni, che la cosa sta prendendo piede, che la cosa, a differenza di un anno di parole al vento a ribellarsi ai russi, potrebbe ora attecchire.
Ecco quindi, alle due del pomeriggio, un’altra incitazione a “non cedere” e ad andare in aeroporto alle sette di sera
eppure, ricordiamo che anche maidan inizio’ cosi’. Dandosi tutti “appuntamento”. La storia dovrebbe pur aver insegnato qualcosa. Probabilmente, sicuramente, altrimenti tutto questo non sarebbe accaduto, no.

15:50 vignetta e ulteriore invito al concentramento alle 19:00

16:01 primo messaggio di istruzioni generali ai manifestanti

16:22 secondo messaggio di istruzioni particolareggiate ai manifestanti

16:38 terzo messaggio di istruzioni particolareggiate ai manifestanti

Il focus è sin da subito centrato sul cosa fare e cosa non fare, e non in una visione tanto “poetica” quanto fallimentare della rivolta che diviene insurrezione, ma in un metodo operativo concreto per colpire obbiettivi concreti. istruzioni reali, particolareggiate, di guerriglia urbana.
A quel punto quel centinaio di manifestanti (ricordiamo su un totale popolazione di tre milioni e duecentomila abitanti) prende d’assalto, come da istruzioni operative di cui sopra, l’areoporto della capitale, arrivando alle piste e circondando l’aereo.
“Casualmente”, con perfetto tempismo Zelenskij, che non aveva proprio niente da fare in quel momento se non leggere canali russi e Daghestani, viene a sapere dei disordini e pontifica dal suo sito con relativo post “ad hoc”:
– non è un caso isolato, ma è “parte della cultura russa di odio verso le altre nazioni” (“part of Russia’s widespread culture of hatred toward other nations”)… “propagandata dalla televisione di Stato” (sic!).
Dopo aver fomentato l’azione da un lato, raccoglie i frutti dall’altro!
Spiace, sinceramente, ancora oggi, che riprendo queste note, per quei tre milioni e duecentomila daghestani che, in quel momento e per quelle mele marce, erano diventati “part of Russia’s widespread culture of hatred toward other nations”. Loro che, paradossalmente, su quel canale criminale ogni giorno ricevevano istigazioni all’odio antirusso. E ora antisemita. ma si vede che per l’Occidente c’e’ un odio giusto e un odio sbagliato… e quello contro i russi è sempre giusto.
Torniamo alla cronaca.

– 23:00 Interviene il muftì del Dagestan Achmad Abdulaev, invitando i fedeli alla calma, dopodiché, attivato il meccanismo psicologico ubi maior minor cessat, i manifestanti iniziano a tornare nelle loro case.
Attivare il meccanismo ubi maior minor cessat, per le autorità, è stato reso necessario dalla stessa impostazione dell’azione: islam contro resto del mondo, islam minacciato dal resto del mondo.
Per fermarla, occorreva sbugiardare quella visione falsata di islam ponendola di fronte all’unico islam presente in Daghestan. Quello che ogni giorno, nelle moschee, ci mette la faccia. Quello dell’autorità religiosa riconosciuta dalla totalità dei fedeli daghestani.
Così è stato.
Vista la mala parata, il canale fasullo comincia a mettersi sulla difensiva.

23:55 La prima notizia, ovviamente, è la smentita che loro siano a Kiev e che siano “manovrati”… no… loro sono l’anima autentica del Daghestan represso dai russi, dagli “yahud”, dal mondo intero che ce l’ha col Daghestan e lo vorrebbe ridurre a una nuova Palestina. Dichiarando poi ancora una volta – se necessario… – le finalità eversive del canale.

00:06 Telegram bloccato ovunque nel Caucaso! (accessibile solo con mascheratura del VPN…). Quindi, cercando di riportare l’acqua al loro mulino, i redattori concludono: “hanno paura di noi”.
In realtà, più che “paura”, tale sviluppo costituisce la migliore prova indiretta che il canale non trasmette dalla Russia! Se fosse stato infatti situato, per caso, in un qualsiasi buco della Russia, alle 00:06 erano già altrove, non a consumarsi pollici su una tastiera, ma dietro comode sbarre.
Parte anche la rappresaglia contro il muftì: ubi maior minor cessat, tutti i fedeli lo ascoltano.
Qui la strategia seguita è esattamente come quella Ucraina. L’autorità religiosa ci rema contro? Abbasso il muftì. Il muftì è illegittimo, lo pagano.
Pure Melikov, presidente del Daghestan, interviene dicendo che l’aeroporto in due o tre giorni sarà ristabilito nel funzionamento, 150 partecipanti sono già stati individuati e 60 arrestati, 2 poliziotti in ospedale su 9 poliziotti feriti in tutto.

Salta infine anche il tentativo, da parte del sito, di dare una continuità a questa azione convocando una manifestazione oceanica il 30 stesso, a cui avrebbero dovuto dare supporto “veri musulmani”, “fratelli dell’Inguscezia, della Cecenia”, eccetera…
Armiamoci e partite… Domani alle otto tutti in piazza!

Salvo poi realizzare che la piazza era vuota e rinviare a giovedì 2/11 il mega raduno…mega raduno rinviato… e persosi definitivamente nella bruma autunnale.
“Utro Dagestan”: Canale ucraino, “Since 2022”
Siccome girano le dichiarazioni del sito che non era ucraino, che erano tutte invenzioni dei russi, ho fatto in tempo a investigare sull’argomento e a trovare le risposte alla questione, verificandole di persona prima che chiudessero il sito.
Verifica molto breve, invero: la rete ricorda tutto, o quasi. Basta saper cercare. E gli hacker di Killnet sanno cercare, e bene. Il 26/09/22, oltre un anno fa, gli facevano l’identikit recuperandone le cosiddette “proprietà”, a partire dall’indirizzo IP.

IP: 37.115.212.189:54726
Seguono quindi dati che riconducono tale indirizzo IP all’Ucraina:
UA: Mozilla/5.0 …
Страна: Украина (Paese: Ucraina)
Регион: Киев (Regione: Kiev)
Город: Киев (Città: Kiev)
Провайдер: Kyivstar (Provider: Kyivstar)
https://t.me/OstashkoNews/28430
A me è bastato verificare tramite questo sito. L’identità dell’IP summenzionato 37.115.212.189 ed è uscito lo stesso risultato.
Tra l’altro notiamo come questo indirizzo IP, a cui si afferisce il canale utro_dagestana, è stato creato nel 2012. Quando le cose che abbiam visto ieri in Dagestan le stavano provando a fare proprio a Kiev: tentativi culminati nella Maidan e nel colpo di Stato CIA immediatamente successivo.
Cosa significa? che ben prima di Maidan 2014 o, meglio, tra Maidan-1 (2004), la prima cosiddetta “rivoluzione arancione” e Maidan-2 (2014), la longa manus di Washington non solo già si era ben insediata a KIiev, ma da lì puntava a destabilizzare lo spazio sociopolitico russo con iniziative di guerra psicologica mirate. E cominciava a “portarsi avanti” registrando siti che, successivamente, sarebbero potuti tornare utili.
Gli hacker di Killnet entravano il giorno stesso della loro verifica (26/09/22) e trovavano finanziamenti per questo canale tramite blockchain (le monete virtuali con cui si trasferiscono soldi, puliti ma anche sporchi, e si specula in generale sul cambio senza alcun controllo su questa, ennesima, “moneta libera”): cinque miliardi di rubli di finanziamento a questo canale da marzo ’22 a settembre ’22!
Pari a cinquanta milioni di euro (50.911.260,15 EUR)… “stranamente” scomparsi quasi del tutto su quel conto, come notato dagli hacker.
E cosa erano successi in quei giorni, i giorni in cui Killnet decideva di fare i conti in tasca al canale Telegram, in Daghestan? Disordini di piazza, tanto per cambiare! tanto per cambiare, fomentati sempre da questo canale.

Paolo Selmi