Il weekend caldo alla Borsa di Chicago. La rivolta dei Wagner ha fatto schizzare alle stelle i prezzi del grano , ma le notizie positive dalla Russia sono riuscite a tranquillizzare i trader.
Le ipotesi riguardo all’instabilità politica e militare in Russia, provocate dal tentato colpo di Stato, hanno fatto tremare i mercati globali delle commodities. Lunedì 26 giugno alla Borsa di Chicago (The Chicago Mercantile Exchange), i futures sul grano con la consegna a settembre hanno registrato il record degli ultimi quattro mesi, guadagnando il 3,2% in un solo giorno. Nel suo punto più alto le quotazioni hanno toccato i 7,65-7,7 dollari per un bushel di frumento. Ma il testacoda dei Wagner ha calmato le passioni e martedì, 27 giugno, le quotazioni sono oscillate intorno a quota 7,10-7,15 dollari al bushel. In un solo mese di giugno 2023 i prezzi del grano sono aumentati del 29%, segnando il record assoluto sin dal 2015.
Gli analisti dell’agenzia Bloomberg hanno attribuito il nervosismo dei mercati cerealicoli alle preoccupazioni dei trader riguardo alla situazione politico-militare in Russia, il maggiore esportatore di grano al mondo. Il 24 giugno, dopo aver stabilito il proprio controllo di Rostov Sul Don, uno dei più importanti centri abitati nel sud della Russia, le colonne dei mezzi corazzati della compagnia militare privata (Pmc) Wagner si sono dirette verso Mosca. Il presidente, Vladimir Putin, ha bollato la mossa dei Wagner come “un tentativo di ammutinamento militare”. Domenica il contingente militare dalla Pmc è ritornato ai propri campi al confine con l’Ucraina, mentre il loro leader, Evghenij Progozhin, munito delle garanzie di Putin e del presidente, Aleksandr Lukashenko, è andato nella vicina Bielorussia.
Inoltre, secondo Bloomberg, “i mercati si trovano sotto la pressione della siccità nelle zone agricole degli Stati Uniti, che mette a rischio il raccolto cerealicolo del 2023”.
La Russia attualmente è il maggiore esportatore del grano nel mondo. L’anno scorso, il raccolto cerealicolo e di colture leguminose ha segnato un nuovo record storico di 157,7 milioni di tonnellate (di cui 104,2 milioni di tonnellate di frumento). Malgrado le sanzioni occidentali la Russia è riuscita a esportare nel 2022 45,5 milioni di tonnellate di cereali, con la stima pari a 60 milioni, che potranno essere destinati all’export nell’anno agricolo 2023-2024.
Per questo motivo la situazione politica della Russia incide molto sui mercati globali.
Il Cremlino ha messo in forse il rinnovo dell’“accordo sul grano ucraino” che scade il 17 luglio prossimo. Mosca accusa l’Occidente di rispettare solo ed esclusivamente la parte del deal che riguarda l’Ucraina, mentre la Russia dall’accordo ha ottenuto “poco o niente”. All’ultimo Forum economico internazionale di San Pietroburgo (Spief-2023) il presidente Putin ha dichiarato che i “Paesi più bisognosi dell’Africa, del Medio Oriente e dell’America Latina hanno ottenuto meno del 4% del grano esportato dall’Ucraina nell’ambito dell’accordo, patrocinato dalle Nazioni Unite”.
Vale a dire che le tensioni politiche hanno colpito i mercati agricoli globali molto più del previsto. E questo nonostante la produzione agroalimentare nel mondo è in costante aumento: secondo i dati dell’Usda, il dipartimento dell’Agricoltura americano, “per grano, mais e soia la produzione globale si trova ai massimi storici, mentre salgono anche gli stock e i consumi”. Lo scorso maggio nel “World agricultural supply and demand estimates” (Wasde), comprensivi delle prime stime sulla campagna 2023-24 di cereali e oleaginose, gli analisti hanno ipotizzato per la prossima annata agricola una “produzione ai massimi storici”.
Nella prossima campagna, che parte il primo luglio 2023, saranno soprattutto gli ulteriori progressi del Brasile e i rimbalzi di Usa e Argentina a sostenere l’output globale di mais, stimato in area 1,22 miliardi di tonnellate (+6% su base annua), nonostante le previsioni negative in Ucraina.
Come ha scritto Agrisole, il quotidiano del settore agroalimentare del Gruppo Il Sole 24 Ore, “le prospettive sono orientate a un rafforzamento anche del commercio globale (+6,7%) e dei consumi (+3,7%) sia per usi foraggeri sia per impieghi diversi, compresi quelli non food per la produzione di etanolo, con un effetto rebound sulle scorte finali di mais (+5,2%), proiettate ai massimi da cinque anni”.
Infine per quanto riguarda il commercio globale di frumento, le proiezioni sulla nuova campagna (luglio 2023 – luglio 2024) hanno delineato una situazione più favorevole per la produzione, prevista a un livello record di 789,7 milioni di tonnellate, ma solo in crescita frazionale su base annua (+0,2%), mentre sul fronte dei consumi si prevede una mini-flessione dello 0,4 per cento. Positive le attese sugli sviluppi produttivi in Argentina, Canada, Cina e Unione europea, oltre che in India e Turchia, mentre l’Usda prefigura in questo primo esercizio di proiezione un calo dei raccolti in Australia, Kazakistan, Ucraina e Russia. Secondo le stime del Cremlino quest’anno il raccolto cerealicolo “difficilmente riesca a superare quota di 130 milioni di tonnellate, ovvero 27 milioni in meno rispetto ai brillanti risultati della stagione agricola precedente”.