Il viaggio apostolico di Santo Padre in Mongolia è stato un evento straordinario della storia moderna del Paese. Banzragch Delgermaa, diplomatico, ex Ambasciatore della Mongolia a Mosca, presenta ai lettori di Pluralia i sentimenti del popolo mongolo e le prospettive che la visita di Papa Francesco ha aperto di fronte al Paese asiatico.
Pochi Stati del mondo come il Vaticano sono ricchi di storie e tradizioni che risalgono alle radici più profonde dell’umanità.
Il viaggio di Papa Francesco in Mongolia si è svolto dal 31 agosto al 4 settembre 2023. La visita apostolica è stata la prima dall’allacciamento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi negli ultimi trent’anni. La Mongolia, che, a seguito delle riforme democratiche e dell’adozione di una nuova Costituzione all’inizio degli Anni 90 del secolo scorso, stabilì relazioni diplomatiche con molti Paesi del mondo, incluso il Vaticano, ha accolto la visita di Santo Padre come un evento straordinario nella storia moderna del Paese.
Nel mondo d’oggi ci sono più di 200 Stati, di cui solo pochi sono ricchi di storie e tradizioni che risalgono alle radici della storia dell’umanità. Uno di questi Stati è il Vaticano. Nel mondo moderno, per molti Paesi in via di sviluppo, compreso il nostro, i principali indicatori di cooperazione sono il volume degli investimenti esteri, le relazioni commerciali ed economiche, ecc., ma il Vaticano è un’eccezione. Qui è più appropriato notare la priorità dello sviluppo delle relazioni culturali, dello scambio di valori spirituali, soprattutto perché da una prospettiva storica queste relazioni furono stabilite molto prima, durante il periodo di massimo splendore dell’Impero Mongolo.
Papa Francesco dopo la Santa Messa ha anche salutato il “nobile popolo cinese” e ha invitato i cattolici cinesi a “essere buoni cristiani e buoni cittadini”
Il programma di Papa Francesco è stato intenso così nei giorni della sua permanenza nel nostro Paese. Il Santo Padre ha incontrato i leader politici e religiosi della Mongolia, c’è stato un incontro con il pubblico, con il clero di diverse fedi, con il cardinale e i cattolici arrivati da molti Paesi asiatici, che ha avuto luogo nella Cattedrale di San Pietro e Paolo a Ulaanbaatar, e anche in uno degli edifici più capienti della capitale, il palazzo degli sport sul ghiaccio Steppe Arena. Il Pontefice ha preso parte a una preghiera di ringraziamento e di lode che ha riunito vescovi, sacerdoti, monaci e circa 3mila fedeli. L’agenzia KNA ha preso atto del discorso del Pontefice al popolo cinese e ai cattolici cinesi che hanno partecipato alla Santa Messa, nonché del fatto che, al termine della funzione, Sua Santità abbia invitato all’altare due vescovi di Hong Kong e si sia rivolto ai popolo cinese, allontanandosi dal copione della Santa Messa, ha scritto l’agenzia. Il Pontefice ha salutato il “nobile popolo cinese” e ha invitato i cattolici cinesi a “essere buoni cristiani e buoni cittadini”, ha scritto KNA. Ricordiamo che prima di arrivare in Mongolia, durante il sorvolo del territorio della Cina, il Santo Padre ha inviato un messaggio di saluti al presidente Xi Jinping. Parlando ai giornalisti a bordo del suo aereo ha detto che “i canali di comunicazione sono aperti” e ha ricordato il successo della nomina dei vescovi grazie ad una commissione congiunta che lavora con il governo cinese e il Vaticano.
Nell’ambito della sua visita apostolica, Papa Francesco ha incontrato il presidente della Mongolia Ukhnaagiin Khürelsükh e gli ha fatto dono di una copia ufficiale di una lettera del terzo khan del Grande Impero Mongolo, Güyük, che risale al 1246. La lettera originale in antico mongolo con il sigillo del khan, indirizzata a papa Innocenzo IV in risposta a un messaggio trasmesso dal sacerdote Giovanni Plano Carpini durante una visita nell’Impero mongolo, è conservata presso l’Archivio Apostolico Vaticano.
“Che questo dono serva come simbolo dei rapporti di amicizia, che oggi sono sempre più in espansione”, ha detto il Pontefice all’agenzia di stampa Monzame.
Molte centinaia di giornalisti da tutto il mondo hanno garantito la copertura mediatica della visita del Pontefice
Papa Francesco ha ricevuto anche il Presidente del Parlamento della Mongolia Gombojavyn Zandanshatar e il Primo Ministro Luvsannamsrain Oyun-Erdene. Ha anche incontrato il Chambo Lama del principale monastero buddista di Gandantegchinlen Khiid, il capo dell’Associazione dei buddisti della Mongolia Demberiliin Čojžamc e altri rappresentanti di varie organizzazioni religiose operanti in Mongolia. Durante questi incontri il capo del Vaticano ha osservato: “Il popolo mongolo con una grande storia antica di creazione di condizioni pacifiche di coesistenza di diverse tradizioni religiose oggi ci offre l’opportunità di stare insieme e imparare di più gli uni dagli altri”.
La visita di apostolica del Santo Padre ha attirato grande attenzione da parte della stampa mondiale. 150 giornalisti da 23 paesi e 56 redazioni, tra cui mass media molto influenti, come Associated Press, New York Times, Reuters, oltre a numerose testate dall’Italia, dalla Spagna e ovviamente dalla Mongolia, rappresentate da 180 giornalisti e addetti stampa, che hanno coperto questo evento significativo.
I motivi fondamentali della visita di Papa Francesco in Mongolia
Gli osservatori mongoli e internazionali hanno enfatizzato le tre ragioni principali della visita di Papa Francesco in Mongolia.
In primo luogo, gli interessi geopolitici. Indubbiamente la visita in un Paese che confina con due soli Paesi, la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese, ha un contenuto strategico. Il conflitto armato in corso tra Russia e Ucraina, i dialoghi tesi tra Cina e Vaticano e la Mongolia, che è in posizione neutrale, possono diventare una piattaforma per il leader spirituale mondiale. Tuttavia l’impatto della visita sui due Paesi non può essere previsto.
In secondo luogo, il popolo mongolo. Dopo il crollo dell’URSS e del blocco dei Paesi socialisti, la Mongolia ha ottenuto l’indipendenza politica, ha ripristinato la propria economia ed è diventata un Paese con un governo democratico. Tuttavia, dopo 30 anni di rinascita, il Paese ricco di risorse naturali, a causa del declino della crescita dell’industria mineraria, della crescente sfiducia dei cittadini nella democrazia e della società corrosa dalla corruzione, si trova a un bivio. Tutti questi fattori, uniti alla grande influenza dei Paesi vicini, stanno provocando una tendenza crescente verso la rinascita del regime autoritario. A questo proposito, il discorso di Papa Francesco durante i vertici ufficiali ha toccato problemi urgenti della società mongola come il superamento dell’influenza dei Partiti dominanti in tutte le sfere della società, l’etica della società civile, la promozione di politiche sociali giuste, l’equilibrio nella distribuzione del potere e la lotta alla corruzione.
In terzo luogo, “la nostra casa”. Al centro della politica di Papa Francesco c’è sempre stata la lotta alla povertà. Tuttavia la Mongolia è un Paese che non rientra in questa categoria. Inizialmente non tutti i Paesi erano poveri e arretrati. La povertà deriva da un meccanismo sociale distorto. La Mongolia è molto ricca di risorse naturali, che interessano i conglomerati provenienti da Russia, Cina e Australia. Dopo diversi decenni di sviluppo postbellico in Europa, la Mongolia si è trovata ad affrontare la stessa crisi ambientale che in futuro potrebbe colpire l’intero ecosistema dell’Europa e dell’Asia. A questo proposito, la visita di Papa Francesco prevede anche questo programma: amare e proteggere il pianeta Terra.
Papa Francesco ha avuto buoni motivi per visitare la Mongolia. La posizione geografica e la storia unica di questo Paese gli permetteranno di svolgere un ruolo di primo piano nelle sfide geopolitiche e ambientali della nostra epoca. Per il dialogo internazionale sul riscaldamento globale, sulla sovranità nazionale, sulla globalizzazione dell’economia, i nostri secondi polmoni devono essere sani e forti. Allo stesso tempo, è necessario che le autorità mongole cambino il loro atteggiamento nei confronti delle organizzazioni e degli individui cattolici al fine di rafforzare ulteriormente la comprensione reciproca e la cooperazione. Così la stampa mondiale ha valutato la visita di Papa Francesco nel nostro Paese.
Le politiche del “Terzo Vicino”
Riassumendo la visita del Pontefice in Mongolia, vorrei sottolineare che noi mongoli ci siamo stati distinti fin dall’antichità per la tolleranza religiosa, che ha distinto lo stato mongolo da molti imperi. L’instaurazione della pace per quasi 500 anni nel vasto spazio eurasiatico – la “Pax Mongolica” – fu il risultato di una politica di tolleranza verso le altre religioni, tutte le religioni del mondo erano rappresentate nella capitale dell’allora impero mongolo, Karakorum, tutte le fedi convivevano pacificamente e nessuno dei governanti mongoli iniziò una guerra per motivi religiosi. Da questa prospettiva storica, la visita di Papa Francesco è stata percepita come un’espressione di pace, tolleranza e diritto umano alla libertà di religione. Inoltre, la visita è importante dal punto di vista geopolitico, poiché la Mongolia si trova geograficamente tra la Repubblica Popolare Cinese, che non ha rapporti diplomatici con il Vaticano e vi sono casi di interdizione e persecuzione delle minoranze cattoliche, e dall’altra parte la Federazione Russa, con la situazione politica legata al conflitto armato in Ucraina, fa sì che ogni persona pensi, non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo, a risolvere questo problema, che ha portato a problemi con l’approvvigionamento di grano e cibo ai Paesi bisognosi, con la sicurezza, l’ecologia, crisi energetica e altre conseguenze, ci fanno pensare a quanto sia fragile il nostro pianeta e quanto sia inestimabile la vita umana.
Dagli anni 1990, quando la Mongolia iniziò a perseguire una politica estera basata sul concetto di relazioni di buon vicinato e di partenariato strategico con i due vicini, la Cina e la Federazione Russa, c’è stata anche una chiara attenzione al “Terzo Vicino”, cioè Paesi con governance democratica, economie sviluppate e tradizionali relazioni amichevoli. Questi “Terzi Vicini” includono i paesi della UE, il Giappone, l’India, la Corea del Sud, i Paesi dell’ASEAN, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e molti altri Paesi. La visita apostolica e di Stato di Papa Francesco, leader spirituale per i due miliardi di fedeli cattolici del mondo, in Mongolia, rappresentata principalmente da buddisti e da un esiguo numero di cattolici praticanti, ha senza dubbio dimostrato il nostro legame spirituale e la nostra responsabilità per la libertà religiosa e il desiderio per la pace sulla terra.
Salutando la Mongolia, l’uomo grande e allo stesso tempo semplice Papa Francesco ha scritto sul social “X” (ex Twitter) a bordo del suo aereo: “Cari fratelli e sorelle della Mongolia, grazie per avermi donato l’amicizia. Sarete sempre nella mia anima. Per favore, tenetemi nei vostri cuori e nelle vostre preghiere”.