Un articolo di: Francesco Sidoti

Un tempo durante le Olimpiadi si fermavano le guerre. Nel 2024, questo è stato fuori discussione e le cerimonie di apertura e chiusura potrebbero essere un sinistro presagio di ciò che attende il nostro mondo nei prossimi anni. Gli ultimi Giochi si sono svolti in contesti sempre più drammatici: a Tokyo la pandemia, nel 2024 tante guerre dolorose. Se l'umanità non si sveglia per Los Angeles 2028 potrebbe essere anche peggio

Le Olimpiadi sono terminate da tempo. È l’ora di un bilancio finale, che spesso, secondo il New York Times, è amaro: spenti i riflettori, a molti rimane amarezza per un’esperienza che poteva essere diversa. La nuotatrice australiana Ariarne Titmus ha vinto quattro medaglie a Parigi, due d’oro e due d’argento. Non ha motivi di rammarico, ma a proposito della sua permanenza nel villaggio olimpico, ha detto in una trasmissione televisiva australiana: “vivevamo nella sporcizia”, senza ricambio di lenzuola e senza carta igienica. Delusioni, polemiche, immagini hanno lasciato spesso il pubblico esterrefatto, come davanti al canadese Tyler Mislawchuk, che durante la prova di triathlon ha vomitato una decina di volte, l’ultima dopo il traguardo, davanti le telecamere. Per gli stessi motivi, il Belgio ha fatto ritirare la sua delegazione dalla staffetta mista di triathlon.

Di conseguenza, alcuni si sono sentiti autorizzati a parlare di un’Olimpiade di merda, nel senso di un’espressione che è al centro della cultura francese, almeno da Rabelais in poi. “Dire questa parola, e poi morire, cosa c’è di più grande?”, Victor Hugo scrive solennemente, citando la famosa risposta di Pierre Cambronne. Flaubert è più sottile: “Con questa grande parola ci consoliamo di tutte le miserie umane; quindi, mi piace ripeterlo: merda, merda!”. In Les Mains sales, Sartre è più crudo: “La purezza è un’idea da fachiri e da monaci… Le mie mani sono sporche. Fino ai gomiti. Le ho immerse nella merda e nel sangue”.

In Francia, c’è stata una lirica e una musica della merda, come in Merde à Vauban di Léo Ferré o in Le pornographe di Georges Brassens, che pure affermò: “quand je dis merde, il y a des fleurs autour”. La cultura della merda è fiorente in tutto l’Occidente, ma in Francia è una specialità locale. Freud ci fece più di un pensierino, ma l’iniziazione fu con Charcot, alla Salpêtrière.

Per molti teologi il poster della cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici a Parigi raffigura "Lucifero che cade sulla Terra"

Ogni Olimpiade ha avuto un significato politico. Ad esempio, quella del 2008 si svolse perfettamente ed è un simbolo dell’affermazione della Cina nell’arena internazionale. Si dice che queste Olimpiadi hanno rafforzato l’idea che l’Occidente sia in crisi profonda, dominato da wokismo e militarismo. Questi Giochi sarebbero prova di una civiltà ormai agli sgoccioli, perfino ridicola e blasfema: “Olimpiadi di Satana”. Di fatto, la Santa Sede ha scritto di essere “rimasta rattristata”, unendosi al deploro dei credenti di altre fedi.

L’inizio fu tutta un’altra storia, a cominciare dal rispetto per la religione. Dal 776 a.C., a Olimpia, i giochi panellenici erano simbolo di agonismo e di pace! Erano organizzati per onorare gli dèi e determinavano la sospensione di ogni specie di guerra. Nella modernità, le Olimpiadi volevano essere l’incontro di una comunità globale in celebrazione del rispetto reciproco e della competizione pacifica. Invece, nel 2024 non c’è stata la tregua olimpica da molti invocata (anche da Papa Francesco), generando indignazione di fronte al rigetto dei principi che sono alla base della nuova identità europea, fondata nel 1945.

Le Olimpiadi contemporanee si svolgono in un contesto sempre più drammatico: a Tokyo, c’era la pandemia, nel 2024 tante guerre dolorose. Il peggio è possibile negli anni tra noi e Los Angeles del 2028.

Nel 2024 le Olimpiadi a Parigi potevano essere un grande evento di pace e queste erano le attese, perché a Parigi c’è un’immensa tradizione umanitaria: nel 1948 c’è stata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e a Parigi è stata proclamata nel 1789 la Déclaration des droits de l’homme et du citoyen. A Parigi le Olimpiadi rinascono con de Coubertin, dopo la chiusura decretata nel 393 d.C., da Teodosio.  Invece, queste Olimpiadi si sono svolte mentre sussisteva una situazione internazionale drammatica, che ha avuto i suoi riflessi nelle gare. Ad esempio, molti atleti russi e bielorussi hanno preferito rinunciare alla partecipazione e fra loro c’erano primatisti olimpici e mondiali. La Russia è una grande potenza anche delle Olimpiadi: 1010 medaglie, secondo posto dopo gli Stati Uniti.

Le Olimpiadi offrono un’occasione per riflettere in merito a interessi e valori. La ricerca del primato, della grandezza, dell’eccellenza invita a ragionare su quel che siamo e su quel che vorremmo essere, chiamando in causa l’umanità così com’è e come vorremmo che fosse. Le Olimpiadi dovrebbero invitare ad essere migliori e offrire un esempio in tal senso. La visione dominante a Parigi 2024 è stata chiara sin dall’inizio: la cerimonia d’apertura, con il tableau vivant dell’Ultima Cena di Leonardo, in versione burlesque, dionisiaca e queer. Una parodia gender dell’icona più universalmente conosciuta dell’Occidente cristiano, presentata come tale dal sito parigino del turismo. Thomas Jolly è stato interprete dello spirito dei tempi. I Giochi tra quattro anni si svolgeranno a Los Angeles, in California, patria dell’ideologia Woke e di Kamala Harris. Certo il mondo non sarà come lo conosciamo oggi. Nella precedente gara olimpica, a Tokyo, c’era la pandemia. Nel 2024 tante guerre dolorose. Il peggio è possibile negli anni tra noi e Los Angeles.

La Francia, come il mondo intero, tenta di affrontare una sfida nuova della Storia. Nell’incertezza, una possibile risposta è l’arroganza…

Il problema principale è la dimensione iperbolica di una transizione epocale. Come altri, la Francia tenta di affrontare una sfida nuova della Storia. Nell’incertezza, una possibile risposta è l’arroganza. La presunzione di eliminare totalmente dalla Senna i topi e le feci, spendendo più di un miliardo, è coerente con la presunzione di potere trasformare il villaggio olimpico in un esperimento green.

Mentre si svolgevano allegramente le Olimpiadi, in guerra si continuava a morire, da Gaza al Congo. In Africa, le forze francesi consacravano un’alleanza spregiudicata con i jihadisti maliani e vari terroristi islamici. Siamo già dentro una guerra senza esclusione di colpi? Sarà una guerra semplice e veloce? Nell’agosto delle Olimpiadi, dall’altra parte della Manica, la Gran Bretagna improvvisamente ricordava quello che era la Francia un anno prima, con le banlieue a ferro e fuoco. Stavolta si ribellava una Gran Bretagna sconosciuta, che non vota o che ha votato Nigel Farage per il 15 %, mentre il 58% dei britannici dice nei sondaggi di avere profondi dubbi sulla sincerità della classe politica del proprio paese.

La Francia ha diluito e dissolto nelle Olimpiadi la percezione delle proprie difficoltà, a cominciare dal non avere un governo e dall’essere diventata economicamente il posto più preoccupante dell’Europa. Molti parigini sono rimasti assai contenti. I motivi sono tanti e spesso effimeri, come la prodigiosa diminuzione dei reati, in una città improvvisamente saturata d’ordine e di controlli. Un’altra Francia ha guardato la televisione e se ne è poco o niente interessata. È la stessa Francia del Ritorno a Reims di Didier Eribon, militante nella France insoumise, ovvero quella Francia che molti di noi continuano ad amare: una Francia molto diversa da quella che ha celebrato questa Olimpiade all’ombra della guerra e dell’arroganza, con un complesso di superiorità che rischia di trascinare tutti nel baratro.

Sociologo

Francesco Sidoti