Christopher Nolan ha messo in piedi una mega produzione che riesce a cogliere e a mostrare i tormenti del fisico a capo del Progetto Manhattan. Non si vede però ciò che la bomba è stata veramente: una palla fuoco calda come il sole che distrugge ogni cosa
In Giappone, dove il film non è ancora arrivato nelle sale, già si sottolinea come le vittime siano ignorate
Non è un film sulla bomba atomica. È un imponente film su un eroe americano, a tutto tondo. Il titolo originale, identico al libro a cui è ispirato, lo dichiara onestamente: siamo di fronte ad un “Prometeo americano”. Ed è naturale che nel kolossal di Christopher Nolan, mega produzione di Hollywood, tutto sia centrato sulla biografia del geniale fisico, direttore del Progetto Manhattan. Solo che il fuoco prometeico fece fare un grande salto di civiltà agli uomini del suo tempo. Possiamo dire lo stesso della bomba atomica? Questa domanda, diciamo la verità, è appena sfiorata nel tema centrale del film. Senza nulla togliere alla bellezza della pellicola e ai grandi attori che la animano, l’argomento proposto come centrale è questo: fu il fisico J. Robert Oppenheimer un patriota?
Colpiscono infatti le polemiche sorte, ad esempio, in Giappone dove il film non è ancora arrivato nelle sale (ma arriverà) e dove già si sottolinea come le vittime vere della bomba, gli uomini e le donne di Hiroshima e Nagasaki, siano ignorate. Al massimo stilizzate in qualche flash di ricordi e di rimorsi che appaiono nella mente del fisico. Non a caso Emily Zemler su Los Angeles Times ha scritto che il film «non mostra mai il bombardamento di Hiroshima o Nagasaki, per esempio, o le conseguenze su entrambe le città. Il numero delle vittime viene menzionato una volta di sfuggita. Inoltre, a parte una frase usa e getta, non vi è alcun riferimento all’effetto che i test atomici hanno avuto sui nativi americani del Nuovo Messico, noti come “downwinders”, coloro che subirono il vento atomico. Sebbene i critici riconoscano la fedeltà di Nolan alla prospettiva di Oppenheimer, sottolineano la contrastante mancanza di rappresentazione della perdita di vite umane giapponesi come uno dei fallimenti più significativi del film».
Critica molto severa ma certo fondata. La questione, come sempre, è capire che conseguenze culturali può portare un’operazione artistica di questa portata. Molti americani, nota ancora l’articolo del Los Angeles Times, hanno un’idea vaga della bomba atomica. Qui “la vedono” e si tratta di un’occasione unica per formarsi un’idea e un giudizio. L’impressione è infatti che in qualche modo la scelta della atomica sia legittimata, accettata, un male inevitabile. Anche se poi nel film ci sono passaggi inquietanti, che possono far riflettere chi vuole farlo.
Dove sganciamo la bomba? “Non su Kyoto che ci sono andato con mia moglie in viaggio di nozze…“
C’è nel film il racconto della riunione con i militari in cui vengono stabiliti gli obiettivi giapponesi: le città su cui sganciare la bomba. E un generale americano dice una frase del tipo: “Non su Kyoto che ci sono andato con mia moglie in viaggio di nozze…”. In un attimo appare la ferocia della casualità della guerra: qui sì, qui no. La bomba provocò 100mila vittime civili uccise sul colpo, tra cui 8.500 bambini appena arrivati a scuola… Non si discute quasi, nel film, della decisione di colpire i civili e in quelle dimensioni. Perché non un obiettivo militare? Se ne sarà mai parlato prima di quel 6 agosto 1945?
L’esplosione atomica “è una palla di fuoco più calda del sole”, sostiene Carol Turner, co-presidente della Campagna per il disarmo nucleare in Gran Bretagna (il suo sito qui). Secondo la Turner invece la versione dello scoppio nel film di Nolan è “uno scorcio etereo, artistico e altamente igienizzato del volto di una singola vittima di una bomba. È molto lontano dalla realtà di ciò che accade”. (Turner invita a guardare su youtube un video educativo, “What If We Nuke a City?”. Lo trovate qui). Le critiche, dunque, non sono rivolte alle scelte artistiche del film quanto piuttosto al mancato racconto della realtà dei fatti. Nella narrazione della pellicola è centrale l’esperimento nel deserto del New Mexico, ma, e questo è un altro motivo di osservazioni, non si fa menzione delle conseguenze terribili per gli indiani americani, nativi di quella zona e che non furono avvertiti delle possibili (e ancora in parte sconosciute) conseguenze. Ancora Emily Zemler su Los Angeles Times aggiunge: «Nel New Mexico, i test presso il sito di Trinity hanno lasciato un segno devastante sulla popolazione locale. Gli effetti, che includono tumori diffusi e conseguenti decessi, devono ancora essere pienamente riconosciuti dal governo degli Stati Uniti. L’assenza dei nativi americani dal film Oppenheimer, che include una lunga sequenza in cui a Los Alamos gli scienziati eseguono il Trinity Test, ha suscitato una reazione sconcertata».
Lo spettatore finisce per immedesimarsi nella leale difesa del proprio operato da parte del fisico
Una parte considerevole della vicenda cinematografica è centrata sui tormentati processi che il fisico J. Robert Oppenheimer dovette subire negli anni del maccartismo. Qui il racconto fatalmente diventa “soggettivo” e lo spettatore finisce per immedesimarsi nella leale difesa del proprio operato da parte del fisico che fu direttore del Progetto Manhattan. Il trauma della bomba atomica e il senso di colpa vengono sopraffatti dalle ingiuste accuse poco liberali di un’inchiesta amministrativa che appare come una persecuzione politica, a pochi anni di distanza da quel “successo” scientifico e militare che fu l’impresa di Los Alamos.
Recentemente (leggi qui) un leader pacifista italiano, Francesco Vignarca, ha detto che “sicuramente nel film mancano gli effetti reali delle armi nucleari, al di là degli incubi di Oppenheimer. Non solo gli effetti su Hiroshima e Nagasaki, le due città che sono state colpite dalle atomiche, ma anche per esempio sugli stessi luoghi degli Stati Uniti dove è stato fatto il Trinity Test, che non erano così desolati e così assolutamente privi di persone”. E tuttavia Vignarca ha aggiunto: “Apprezzo molto il fatto che il film susciti tante domande: questo è già molto interessante e utile”.
La domanda che per noi resta è: gettare la bomba atomica fu una vittoria americana o l’inizio di una sconfitta per l’umanità? Per chi volesse ricordare davvero, a completamento del film, ci sono il Museo Memoriale della Pace di Hiroshima (qui) e il Museo della Bomba Atomica di Nagasaki (qui) consultabili online.