In Ucraina hanno fallito diplomazia ed economia Ora si ascolti l’appello della Santa Sede per un cessate il fuoco
Le parole e i gesti del Pontefice sono chiare e ribadite sull’Ucraina e sulla Russia. Di seguito si rimarca la sua attenzione fissa e convergente sul “cessate il fuoco immediato”.
Il conflitto perdurante in Donbass, l’invasione russa, la violenza fratricida, le vittime civili, i profughi e la distruzioni di beni comuni su entrambi i fronti: sono deprecabili per il Papa, perché queste sofferenze imposte non possono essere ridotte a mali necessari, né giustificabili dal punto di vista legale, né tantomeno geopolitico.
Il Papa ha costatato il fallimento dei princìpi cristiani ed etici, del diritto dei popoli e delle istituzioni internazionali, in primis del Consiglio di Sicurezza. Non soltanto la guerra in Ucraina non è stata prevenuta fino alla fine, ma neppure è stata ridimensionata subito secondo l’art. 51 della Carta dell’Onu: perché anche una guerra basata sull’insopprimibile diritto all’autodifesa deve essere risolta prontamente dal CdS.
Invece i P5 si sono arresi alla violenza per imporre alle controparti la propria volontà
Per ora hanno fallito la religione, diplomazia, l’economia (con i suoi vincoli di “amicizia” commerciale e culturale), i Permanent Five. Le “potenze” avrebbero dovuto trovare una soluzione politica e multipolare, ossia multilaterale. E da qui occorre ripartire. Invece i P5 si sono arresi alla soluzione più cieca, azzardata e immorale possibile: la violenza per imporre alle controparti la propria volontà (anche come invincibile resistenza) e all’Assemblea dell’Onu la logica dei fatti compiuti.
Quando poi si ventila senza tabù l’impiego di armi nucleari tattiche, si mina la possibilità di essere un interlocutore in buona fede, perché ci si riserva sempre la prova di forza estrema. Il Papa ha promosso il trattato che vieta il possesso di armi nucleari anche per questo.
Il cessate il fuoco è il punto di partenza
Ma perché la Santa Sede vuole il cessate il fuoco immediato, e come lo vuole? Domanda questa convergenza anche alla Nato, e alla Cina con la sua azione politica. Nelle circostanze attuali, il cessate il fuoco immediato è il massimo bene da perseguire, il fine assoluto, l’utopia realistica. Se e soltanto se sarà ottenuto, allora è il vero punto di partenza per mantenerlo (anche per verificare la buona fede del nemico) ed è la base per promuovere lo sviluppo umano dei rispettivi popoli e cittadini, anche delle minoranze.
Al cessate il fuoco si può arrivare perché una parte annichilisce l’altra: ma in senso proprio non è questo un cessate il fuoco, né quanto il Papa implora. Il cessate il fuoco immediato può essere una situazione di fatto dove le parti non si accordano formalmente con un armistizio, ma va benissimo anche se è raggiunto per mera connivenza tacita tra nemici.
Il cessate il fuoco immediato è l’obiettivo assoluto, esso è giustificato dal punto di vista etico, cristiano, legale, economico, geopolitico. È auto-evidente, anche se le volontà non vi convergono. Il fine non è un trattato di pace, ma il cessate il fuoco immediato. Se non si vuole decisamente e incondizionatamente questo, non si vuole neppure la pace.
Con la guerra non si realizza la giustizia
È infatti vero che senza verità e giustizia (soprattutto internazionale) non c’è pace piena. Ma con la guerra guerreggiata ancor meno si realizza la giustizia, la quale (se andasse bene) si riduce al diritto di guerra, che alimenta la conflittualità e mina le condizioni per una vita dignitosa al proprio popolo.
A conclusione, ecco tre ragioni dell’assolutezza del fine del cessate il fuoco immediato, In primo luogo ognuno dovrà rendere conto della sua buona fede al giudizio di Dio, che vogliamo di misericordia con chi ha avuto misericordia. Il secondo luogo la politica deve promuovere il benessere delle persone. I militari muoiono, vengono feriti e mutilati, porteranno segni psicologici se non psicotici per tutta la loro esistenza. Il Papa ha chiesto pietà anche per i soldati. Infine la sfida dei comuni disastri climatici (quella della governance dello spazio extra-atmosferico ecc.) esige tutta la forza geopolitica delle “potenze”. Ed essa deve sere applicata subito, adesso e non “sottratta” dalla guerra in Ucraina (e nei preparativi in una nel Mar Cinese).