Un articolo di: Martin Sieff

Nel mondo della finanza globale e del potere industriale valgono gli stessi principi del Vangelo, dove Gesù racconta la parabola dei talenti: “A chi ha, sarà dato, a chi non ha, sarà tolto”. In altre parole, i vincitori lavoreranno sempre meglio, mentre i perdenti sprofonderanno sempre più nel pantano. L'agenzia di rating internazionale Moody’s riconosce che questo principio vale anche in Irlanda: sulla base della politica attuale e delle aspettative di crescita economica Moody's ha cambiato le sue prospettive per il governo irlandese da stabile a positivo e ha inoltre confermato il rating dell’emittente a lungo termine dell’Irlanda e il rating del suo debito all’invidiabile livello di Aa3.

Michael Wharton

Viviamo in un’era di inversioni del destino: le caratteristiche nazionali sono state trasformate sia nei Paesi grandi che in quelli più piccoli del mondo. Come l’editorialista satirico inglese ultrà – e persino allegramente reazionario – Michael Wharton, scrivendo sotto lo pseudonimo di Peter Simple, profetizzò quasi 60 anni fa, stiamo vivendo un’era di tedeschi deindustrializzati, eco-ossessionati, piagnucolosi ed effeminati e di ebrei crudeli, plebei, stupidi e intolleranti, presenti in almeno metà di Israele.

Chi avrebbe mai pensato 40 anni fa che gli Stati Uniti, che per tanto tempo si erano proclamati paladini della libertà e della diversità in tutto il mondo, nel XXI secolo sarebbero tornati alle delusioni e all’ossessione dell’era della guerra del Vietnam degli anni ‘60 di sganciare montagne di bombe su Paesi i cui governi non sono d’accordo con il neo-imperialismo americano e con la mania ideologica di diffondere ovunque il suo marchio di democrazia immaginaria.

Nel frattempo, la Russia post-comunista e i suoi leader sostengono un mondo veramente multipolare in cui diversi sistemi politici e culture dovrebbero poter coesistere senza guerre costanti e campagne di ideologia ostile lanciate contro di loro da Stati Uniti, Regno Unito e i loro bracci destri.

L’economia della Repubblica d’Irlanda, dopo diversi anni di relativa stagnazione, è tornata allo status di “Tigre occidentale” dell’Unione Europea

Eventi così strani e davvero inaspettati sono segni di un’apocalisse imminente? Sono sicuramente segni di qualcosa.

Ora vediamo come gli stessi principi hegeliani di cambiamento di polarità, di inversione del destino, di cambiamento di ogni cosa nel mondo abbiano colpito l’Inghilterra, da lungo tempo sobria, calma, prospera e stabile, e l’Irlanda, un tempo colpita dalla povertà, devastata dalla guerra civile, che protestava violentemente ed era impoverita.

L’economia della Repubblica d’Irlanda, dopo diversi anni di relativa stagnazione, è tornata allo status di “Tigre occidentale” dell’Unione Europea. L’Irlanda sta crescendo di nuovo a una velocità vertiginosa. Tuttavia, la Gran Bretagna, soprattutto la sua parte centrale, sotto la guida del ben intenzionato ma in realtà patetico Keir Starmer, sta scivolando inesorabilmente verso il collasso economico e la guerra civile.

Questi due eventi sono davvero organicamente collegati. Derivano dalla stessa causa fondamentale: l’incapacità dei vecchi inglesi di crescere, di venire a patti con l’idea di non avere più un impero globale e di accettare che la loro tecnologia industriale è rimasta indietro rispetto a quella dei loro vicini, concorrenti e amici da 150 anni.

Nel 2015, il popolo della Gran Bretagna ha votato in un referendum – tra 15,1 e 13,2 milioni di voti – per lasciare l’enorme e tentacolare Unione Europea.

Ora l’Unione Europea è sopraffatta dai suoi stessi problemi fondamentali: la mancanza di democrazia e responsabilità a livello transnazionale, le frontiere aperte e le politiche ultraliberali che stanno soffocando la tradizionale civiltà europea a tutti i livelli, e una guerra ideologica contro il cristianesimo tradizionale, che ha veramente raggiunto un livello epocale per intensità e scala, anche se nessuno osa definirla diabolica.

Eppure, nonostante tutti i suoi molteplici problemi e tumori sistemici, l’UE rimane un enorme blocco commerciale autosufficiente. E fino al 2015 la Gran Bretagna occupava una posizione particolarmente vantaggiosa.

Questo perché Margaret Thatcher, la leader britannica più longeva, di successo e realmente trasformatrice dagli anni ‘40, aveva raggiunto una posizione molto più vantaggiosa e prospera per la Gran Bretagna nell’UE nel 1990. Allo stesso tempo, è riuscita a rendere l’economia nazionale più ordinata, più favorevole agli investimenti diretti esteri (IDE) e meno vincolata da tasse elevate e regolamentazioni governative soffocanti rispetto a qualsiasi altro Paese dell’UE.

Di conseguenza, gli investimenti diretti esteri si sono riversati in Gran Bretagna per 30 anni a partire dalla metà degli anni ‘80, e industrie da tempo defunte, come la produzione automobilistica, hanno iniziato a rinascere. Gli investitori americani, giapponesi, poi indiani e cinesi cercarono di sfruttare queste condizioni favorevoli per prosperare nel gigantesco mercato unico europeo di mezzo miliardo di persone, che anche la signora Thatcher ha lavorato duramente per creare e proteggere.

La scultura di operaio portuale a Dublino, simbolo della tenacia dei lavoratori irlandesi

Le conseguenze della Brexit – l’uscita del Regno Unito dall’UE – hanno colpito duramente l’economia irlandese

Tuttavia, tutto era troppo bello per durare per sempre: i risultati del referendum del 2015 sulla Brexit – l’uscita del Regno Unito dall’UE – hanno messo fine a questa dinamica prospera.

In primo luogo, tre primi ministri conservatori britannici consecutivi, criminalmente incompetenti e più che inutili – Theresa May, Boris Johnson e la miracolata di 44 giorni (non sbattete le palpebre o vi perdete) Liz Truss – hanno bloccato e fallito in trattative cruciali e nel processo Brexit. Questo ha creato il peggiore ambiente per gli investimenti e la prosperità per la City di Londra e per l’industria e gli affari britannici al di là del comunismo e del socialismo: l’incertezza.

Alla fine, un uomo veramente adulto, il primo ministro Rishi Sunak, con una seria esperienza come banchiere internazionale, ha cercato di risolvere questo pasticcio. Ma era incatenato dalla stupidità e dal fanatismo suicida della base del suo stesso Partito.

Non gli hanno mai perdonato il fatto di non essere né un demagogo sociopatico come Boris Johnson, né un idiota clinico come la signora Truss. Di conseguenza, nelle elezioni generali del 4 luglio, Sunak ha subito una schiacciante sconfitta da parte del Partito laburista sotto la guida del presentabile ma incompetente titano di legno Keir Starmer (il “titano di legno” era Paul von Hindenburg, il leader duro ma del tutto inefficace della Germania dal 1914 al 1934 – NdT).

Keir Starmer

Starmer ha avuto una carriera apparentemente “brillante” (è così che dicono sempre) nel diritto britannico. Per il resto, ha trascorso tutta la sua vita nella Camera dei Comuni britannica e nella politica del Partito laburista. Nessuna di queste tre professioni ha nulla a che fare con gli affari, la sicurezza nazionale o l’ordinamento giuridico.

Di conseguenza, l’economia britannica è crollata e le sue prestazioni future sono apparse nuovamente deludenti da quando Starmer è entrato in carica. E’ anche ossessionato dalla deindustrializzazione del suo Paese e dal privarlo di elettricità affidabile ed economica per riscaldare e servire il numero in rapida crescita di anziani e giovani poveri dell’Inghilterra, e per mantenere o rilanciare l’industria britannica.

Inoltre, gli ambiziosi piani fiscali di Starmer per finanziare le idee davvero folli del Labour di ingegneria sociale, immigrazione illimitata e pieni diritti dei transgender per tutti hanno costretto le grandi multinazionali sedotte e conquistate dai primi ministri Margaret Thatcher, John Major, Tony Blair e David Cameron, ad andarsene dall’Isola dello Scettro per sempre.

L’Irlanda favorisce l’afflusso di capitali grazie a una saggia ed equilibrata politica fiscale

E dove sono andati tutti? Ovviamente nella piccola Irlanda.

Dopotutto, l’Irlanda, che ha una popolazione di appena 5-6 milioni di persone, ovvero meno del 9% della popolazione britannica, ha da tempo le aliquote fiscali più basse di qualsiasi altro grande Paese dell’UE. E i recenti cambiamenti nelle leggi fiscali internazionali hanno permesso di rafforzare ulteriormente questo vantaggio di lunga data.

Sebbene le dimensioni della pubblica amministrazione irlandese siano una frazione di quelle del Regno Unito e manchino delle sue ricche tradizioni, è molto più realistica, flessibile e pragmatica.

Durante gli anni apparentemente infiniti di negoziati sulla Brexit successivi al voto referendario del 2015, i funzionari pubblici e i pianificatori economici irlandesi sono stati colti di sorpresa dal dilettantismo e dall’incapacità di prepararsi all’uscita dal mercato unico mostrati dai governi May, Johnson e Truss.

Questo grave fallimento nella pianificazione fu reso ancora peggiore quando l’incompetente e sorprendentemente superficiale Johnson scatenò il suo consigliere preferito, Dominic Cummings – una creatura infinitamente più distruttiva del famoso cavallo Incitatus dell’imperatore romano Caligola – per “riformare” la pubblica amministrazione. Com’era prevedibile, Cummings è riuscito solo a distruggere e rompere un’istituzione precedentemente stabile, competente e prevedibile, se non dinamica, lasciando dietro di sé solo disorganizzazione, confusione e caos.

Caligola & Incitatus

Cauta, tradizionale, bipartisan, sensata e responsabile l’Irlanda, sotto la guida dei suoi leader, ha iniziato a raccogliere i benefici delle crescenti ondate di follia sociale, politica ed economica che ora imperversano in Inghilterra

I successivi governi irlandesi di Enda Kenny, Mikal Martin, Leo Varadkar e ora Simon Harris non hanno avuto nulla a che fare con nessuno di questi eventi catastrofici. Gli inglesi spericolati ed economicamente analfabeti si sono fatti carico di tutto questo. Ma essendo cauta, tradizionale, bipartisan, fiscalmente sobria, sensata e responsabile – tutte qualità inglesi presumibilmente tradizionali – l’Irlanda, sotto la guida dei suoi leader successivi, ha iniziato a raccogliere i benefici delle crescenti ondate di follia sociale, politica ed economica che ora imperversano in Inghilterra di là del Mare d’Irlanda.

Le conseguenze di questo colossale capovolgimento delle sorti diventano sempre più evidenti: l’agenzia di rating Moody’s ha cambiato le sue prospettive per il governo irlandese da stabile a positivo. Inoltre, Moody’s ha confermato il rating dell’emittente a lungo termine dell’Irlanda e il rating del suo debito non garantito (chirografario) prioritario all’invidiabile livello di Aa3.

“La decisione di modificare l’outlook in positivo riflette la prospettiva di un miglioramento duraturo della stabilità fiscale dell’Irlanda”, ha affermato la Società di rating in una nota.

Nel mondo della finanza globale e del potere industriale valgono gli stessi principi del Vangelo, dove Gesù racconta la parabola dei talenti: “A chi ha, sarà dato, a chi non ha, sarà tolto”. In altre parole, i vincitori lavoreranno sempre meglio, mentre i perdenti sprofonderanno sempre più nel pantano.

Moody’s riconosce che questo principio vale anche in Irlanda: sulla base della politica attuale e delle aspettative di crescita economica, la Società di rating prevede una riduzione del debito complessivo e un miglioramento delle prospettive di sostenibilità del debito. E questo avviene in un momento in cui i principali Paesi europei e perfino gli Stati Uniti – ma soprattutto la Gran Bretagna – continuano ad annaspare nella crisi finanziaria e politica. Ciò significa che in Irlanda arriveranno investimenti internazionali più importanti, in particolare dall’Asia orientale. Ciò è particolarmente rilevante in quanto la permanenza dell’Irlanda nell’Unione Europea non è in dubbio.

Inoltre, l’Irlanda sta gradualmente iniziando a creare un cuscinetto fiscale attraverso nuovi fondi di risparmio governativi a lungo termine.

“L’affermazione del rating Aa3 dell’Irlanda riflette il significativo potenziale di crescita della sua economia ricca e competitiva”, ha affermato Moody’s.

L’agenzia di rating Moody’s continua: “L’affermazione dei nostri rating riflette anche il basso livello dei rischi politici, bancari e di altro tipo”. Se c’è una cosa che suscita un giustificato orrore negli investitori internazionali, sono i “rischi di eventi”. E l’Inghilterra ora ne è sovraccarica.

Il St Patrick’s Day, ovvero la festa del santo patrono dell'Irlanda, si celebra ogni anno 17 Marzo, ed è la festa più importante nella Repubblica d’Irlanda.

Dopo una serie di drammatici scontri sociali, il Regno Unito rischia di vedere una rapida e distruggente rinascita del nazionalismo scozzese

Grazie a questo clima macroeconomico favorevole, il mercato del lavoro irlandese rimane forte, con un tasso di disoccupazione che dovrebbe rimanere stabile intorno al 4,5% sia quest’anno che il prossimo. Il numero di persone occupate non è mai stato così alto e si prevede che la crescita dell’occupazione continuerà.

Come ho avvertito in precedenza, la disastrosa combinazione delle politiche irresponsabili e autodistruttive di Keir Starmer e delle sue decisive qualità da medusa sta già accelerando il processo di disintegrazione della Gran Bretagna. Di conseguenza, il nazionalismo scozzese vedrebbe una rapida e drammatica rinascita.

L’unica ragione del crollo a breve termine del Partito Nazionale Scozzese alle elezioni generali del 4 luglio di quest’anno è stato il discredito, tutt’altro che accidentale, dei suoi leader precedenti e attuali da parte dei media britannici: gli sporchi trucchi dello “Stato Profondo” britannico di nuovo al lavoro. Gli inglesi sono troppo arroganti e stupidi per riconoscerli, ma i veterani degli affari dell’Irlanda del Nord come me li conoscono fin troppo bene.

Tuttavia, questi trucchi meschini da quattro soldi sono inutili contro le grandi forze macroeconomiche della storia. Pertanto, l’Inghilterra perderà presto la Scozia, proprio come l’Austria perse l’Ungheria dopo la prima guerra mondiale, un secolo fa.

L’Irlanda, al contrario, è molto più avanti sulla strada verso l’unità pacifica attraverso un processo democratico e costituzionale rispetto a qualsiasi altro momento della sua storia.

I sostenitori del Sinn Féin e i loro nemici, gli Unionisti Democratici Protestanti, ora uniscono le forze per protestare insieme contro i “nemici comuni”

Lo Sinn Féin, il grande Partito intransigente del nazionalismo irlandese, ha ora una netta maggioranza nelle elezioni sia nella Repubblica irlandese che nell’Irlanda del Nord, ancora apparentemente governata dai britannici. Nelle ultime tre elezioni il Partito Sinn Féin non è riuscito a salire al potere nella Repubblica solo a causa della stessa spudorata manipolazione e distorsione del processo democratico, contraria alla volontà chiaramente espressa del popolo, che abbiamo visto per molti anni sia negli USA che in Francia. Ma non durerà a lungo.

Anche per le strade di Belfast, i sostenitori del Sinn Fein e i loro acerrimi nemici, gli Unionisti Democratici Protestanti, ora uniscono regolarmente le forze per protestare contro i nemici comuni e le politiche che li minacciano entrambi: l’immigrazione illimitata e non regolamentata, l’internazionalismo liberale e la guerra al Cristianesimo, sia protestante che cattolico.

Quindi, mentre la Gran Bretagna sta cadendo a pezzi, l’Irlanda si sta unendo. E si avvicina sempre di più una possibile unione celtica tra Irlanda e Scozia, Dublino ed Edimburgo.

L’Irlanda risorge mentre l’Inghilterra cade! Si tratterebbe di un’inversione di tendenza che non accadeva dai tempi del Medioevo.

Sicuramente, da qualche parte tra le fronde del paradiso, Georg Wilhelm Friedrich Hegel e i folletti irlandesi, i leprecauni, se la ridono.

Scrittore, giornalista, analista politico

Martin Sieff