Un articolo di: Redazione

I leader di Cina e Stati Uniti “parleranno di pace globale e di sviluppo”. Al vertice sarà presente anche una delegazione della Russia. Intanto a San Francisco sono in corso delle manifestazioni di massa i cui partecipanti chiedono di “dare priorità agli esseri umani e non all'economia”.

Non sarà un’esagerazione affermare che al summit dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), in corso dall’11 al 17 di novembre a San Francisco, in California, “tutto ruota” attorno al previsto incontro al vertice tra il presidente statunitense, Joe Biden, e il leader della Cina, Xi Jinping. La Casa Bianca ha già annunciato che il summit USA-Cina si terrà mercoledì 15 novembre mentre Pechino ha solo confermato il tête-à-tête ci sarà, ma senza indicare la data esatta.

Di fronte al vertice Biden-Xi, tutto passa in secondo piano: dalla clamorosa presenza a San Francisco di una delegazione della Russia, alle massicce proteste degli ambientalisti e dei sostenitori della causa palestinese che giorno e notte sono in corso attorno alla sede del vertice APEC.

L’incontro Biden-Xi si tiene sullo sfondo sia del gelido rapporto tra la Cina e gli Stati Uniti, che di situazioni globali – dalla guerra in Ucraina a quella del Medio Oriente tra Israele e Hamas – molto complicate. I due Paesi sono ai ferri corti su molte questioni strategiche, dall’isola di Taiwan, al braccio di ferro sulle tecnologie avanzate e sull’export cinese di commodity strategiche, indispensabili per la produzione di molti componenti elettronici. Inoltre la Cina, il principale partner economico-commerciale della Russia, non ha mai condannato Mosca per la guerra in Ucraina.

Washington ha enfatizzato il desiderio del presidente Biden di “accantonare le divergenze per favorire lo sviluppo della cooperazione bilaterale”. “Biden auspica di potersi sedere al tavolo con Xi Jinping e lavorare insieme con la Cina su questioni di interesse comune”, ha detto un alto rappresentante dell’Amministrazione statunitense in vista del bilaterale mercoledì a San Francisco.

Dal canto suo il ministero degli Esteri cinese ha riferito che “a margine del vertice dell’APEC i presidenti della Cina e degli Stati Uniti parleranno di pace globale e di sviluppo”. A distanza di un anno dal summit precedente di novembre del 2022, che si è tenuto a margine del G20 di Bali, in Indonesia, i due capi di Stato, “avranno una comunicazione approfondita su questioni strategiche, generali e di direzione sulle relazioni Cina-USA, nonché su questioni importanti relative alla pace e allo sviluppo globali”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning. “La Cina non ha paura della concorrenza, ma siamo contrari a definire la relazione Cina-Usa in termini di concorrenza”, ha sottolineato ancora Mao che, replicando a più domande sull’atteso incontro, ha esortato Washington a “rispettare con sincerità le ragionevoli preoccupazioni della Cina e i legittimi diritti allo sviluppo, piuttosto che enfatizzare solo le proprie preoccupazioni danneggiando gli interessi di Pechino”. Il portavoce della diplomazia cinese ha anche offerto a Washington un ramoscello d’ulivo, dicendo che “la Cina non cerca di cambiare gli USA, e anche gli Stati Uniti non dovrebbero cercare di plasmare o cambiare la Cina”.

Anche la Casa Bianca ha detto che i due presidenti “discuteranno di una serie di questioni bilaterali, regionali e globali, nonché dei modi per gestire responsabilmente la concorrenza”, oltre a “stabilizzare” le relazioni. Ci si aspetta che Il presidente americano chiederà al leader cinese di “riaprire i canali di comunicazione militare”, nonostante la “riluttanza” di Pechino. I due discuteranno, inoltre, della competizione economica tra le due superpotenze e di questioni di sicurezza di comune interesse.

Ma conoscendo bene l’interlocutore di Biden, la Casa Bianca ha voluto mettere le mani avanti avvertendo, comunque, “di non  aspettarsi subito dal summit Biden-Xi dei risultati importanti ed eclatanti”.

“Se gli Stati Uniti e la Cina non riescono a trovare una relazione funzionale, molte sfide globali verranno trascurate. Sia che si parli di cambiamento climatico che di conflitti regionali, come le guerre in corso in Medio Oriente o in Ucraina. Se le due parti non dialogano in termini stabili, il coordinamento su tali questioni sarà impossibile”, ha detto in un’intervista all’emittente Euronews Patricia Kim, esperta di relazioni USA-Cina della Brookings Institution.

Per la prima volta dall’ormai lontano 2011, gli Stati Uniti ospitano il vertice annuale dell’APEC. I leader dei 21 Stati-membri della Cooperazione economica dell’Asia-Pacifico si riuniranno in California per discutere, in particolare, di come sviluppare la crescita economica della regione del Pacifico. Mentre l’APEC rappresenta il 62% del PIL globale e quasi il 50% degli scambi commerciali, sono sempre gli Stati Uniti e la Cina i due ”pesi massimi” dell’economia mondiale: insieme producono oltre il 40% dei beni e dei servizi.

Tra le polemiche e le proteste, al summit di San Francisco parteciperà anche la Russia. “Il capo della delegazione, il vice primo ministro del Governo russo, Aleksej Overchuk, avrà l’opportunità di partecipare pienamente agli eventi della settimana”, ha detto Matt Murray, capo della sezione APEC del dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Ma dal punto di vista del protocollo, il diplomatico americano ha subito precisato, “non sarà allo stesso livello” dei capi di Stato e di Governo che prenderanno parte al vertice di San Francisco. “Abbiamo sempre detto che vogliamo essere buoni padroni di casa di APEC”, ha detto ancora Murray, secondo il quale “la partecipazione russa sarà in conformità con le leggi degli Stati Uniti. Il vice primo ministro russo è soggetto a sanzioni da parte dell’UE, ma non è nel mirino di quelle statunitensi. Con lui, insomma, si può parlare”, ha detto Murray.

E mentre i leader dell’APEC si preparano a discutere della crescita economica, i rappresentanti dell’opinione pubblica degli Stati Uniti e del mondo chiedono di “dare piuttosto priorità agli esseri umani e non all’economia”. I manifestanti, dagli anticapitalisti ai sostenitori della causa palestinese, stanno infiammando le strade di San Francisco, in vista del vertice. Lunedì 13 novembre alcune migliaia di attivisti hanno marciato attraverso il centro della città californiana per chiedere ai leader dell’APEC di “smettere di assoggettare gli interessi dei ‘comuni mortali’ a quelli delle economia globale”.

“L’APEC è una forma di governo coloniale neoliberista”, ha dichiarato ai giornalisti Nick Evasco, uno dei leader della protesta popolare. “Siamo qui per assicurarci che mettano le persone e il pianeta al centro dei negoziati”, ha detto spiegando che gli attivisti “economici” hanno protestato, in particolare, contro i “profitti aziendali, gli abusi ambientali e le cattive condizioni di lavoro in molti Paesi dell’Asia e del Pacifico rappresentati in questo vertice dell’APEC”. E come ha fatto sapere la polizia di San Francisco “le azioni di protesta hanno attirato anche molte persone in difesa della causa palestinese”, che hanno chiesto “la fine del genocidio” nella Striscia di Gaza.

Giornalisti e Redattori di Pluralia

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