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Verso il XVII Forum Economico Eurasiatico di Verona a Ras Al Khaimah (5-6 dicembre). L'Antidplomatico mette a fuoco i temi del prossimo incontro negli Emirati Arabi attraverso un'intervista con una firma di Pluralia, Alessandro Banfi
Il portale online “L’Antidiplomatico” ha intervistato una firma di “Pluralia”, Alessandro Banfi, in occasione dell’imminente XVII Forum Economico Eurasiatico di Verona, che si terrà a Ras Al Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti il 5-6 dicembre prossimi.
Il 5 e 6 di dicembre 2024 a Ras Al Khaimah (Emirati Arabi Uniti) si terrà il XVII Forum Economico Eurasiatico di Verona. Il Forum organizzato dall’Associazione Conoscere Eurasia avrà quest'anno il titolo "La nuova architettura della cooperazione per l’economia contemporanea". Come scrive Pluralia, il portale di riferimento della Kermesse: "Baku e Samarcanda hanno aperto il cammino itinerante del Forum, alla continua ricerca del dialogo imprenditoriale nella Grande Eurasia, in un contesto geopolitico che necessita di uno spazio franco, libero e aperto al confronto. In una parola: multipolare". In un mondo che mai come in questo momento necessita di dialogo, diplomazia economica e interscambio culturale, il Forum di Verona assume connotati ancora più rilevanti del passato. Per comprenderne di più la storia, i lavori dell'edizione di quest'anno e le prospettive future abbiamo rivolto alcune domande ad una delle colonne di Pluralia, il giornalista e autore Tv, Alessandro Banfi.
La diplomazia economica sarà al centro del prossimo Forum di Verona organizzato da Conoscere Eurasia, quest’anno in scena negli Emirati Arabi Uniti. Quali saranno i principali argomenti che verranno trattati e quali gli obiettivi fissati?
Il Forum di Verona ha una tradizione di dialogo e di dibattito strategico tra uomini d’affari, esperti dei vari settori, uomini politici e rappresentanti istituzionali tra i vari Paesi sulla linea Europa-Asia. Nelle ultime edizioni non ha più potuto tenersi a Verona per la guerra russo-ucraina e la situazione di “nuova guerra fredda”, com’è stata chiamata, che si è creata fra Est e Ovest. E tuttavia il lavoro di conoscenza reciproca e di dialogo è continuato prima a Baku, in Azerbaijan, e poi a Samarcanda, in Uzbekistan. Quest’anno la sede scelta dagli organizzatori è Ras Al Khaimah negli Emirati Arabi. Tenere viva la diplomazia economica è stato importante proprio in presenza del conflitto. Non solo per i contratti e gli accordi ancora in essere fra italiani e russi, ma come aiuto al negoziato ad un livello più alto, quello politico e diplomatico. Le guerre, lo sappiamo, non risolvono mai i conflitti. Prima o poi finiscono, per fortuna, e chi ha pensato a costruire invece che a distruggere si troverà pronto ad interpretare la nuova fase. Personalmente ho sempre seguito il Forum negli anni scorsi, come osservatore giornalistico, ed ho sempre trovato stimoli alla riflessione e alla conoscenza dei diversi mondi. E grandi opportunità di dialogo. La presenza costante di Romano Prodi, sempre invitato dagli organizzatori nelle varie edizioni, è stata segno della presenza forte di un’Europa politica ed economica, che teneva alla sua migliore tradizione.
L’Europa degli ultimi anni però è entrata in quella che lei chiamava “nuova guerra fredda”, rompendo duramente il suo rapporto con l’Oriente…
Vero. Ma in realtà l’Europa politica è sembrata perdere negli ultimi tre anni, progressivamente, il suo ruolo storico di mediazione fra diversi mondi ed interessi, punto di riferimento mondiale per la pace e la cooperazione. È stata come riassorbita nella Nato, in una logica puramente militare. Questo però è accaduto a livello di governi, non di opinione pubblica e di orientamento degli elettorati. Sondaggi e statistiche ci dicono che la maggioranza dei cittadini europei è contro la guerra e vorrebbe il negoziato. In Europa e in Medio Oriente. Da papista e pacifista convinto ricordo che papa Francesco non ha mai smesso di chiedere ai grandi della Terra il cessate il fuoco, la fine delle ostilità e la costruzione di una “pace giusta e duratura”. Le tensioni attuali dell’Europa politica, con le difficoltà del secondo mandato a Ursula von der Leyen mostrano oggi con grande evidenza tutte le contraddizioni del vecchio continente.
Lei accennava che per il Forum sono state scelte sedi estere come l’Azerbaijan, l’Uzbekistan e ora gli Emirati, importante Paese dei BRICS. C’è un desiderio di allargare gli orizzonti alle nuove frontiere del mondo multipolare?
Come dicevo, è stata una necessità quella di trovare nuovi Paesi. Ma come in tutte le difficoltà anche questa volta sono nate delle opportunità. Ras Al Khaimah negli Emirati Arabi è un luogo strategico di dialogo con un ruolo chiave soprattutto per il Medio Oriente, anch’esso colpito da una terribile guerra. Parlare qui di “cooperazione” economica e commerciale ha un valore unico. Il mondo del business e degli affari proporrà al Forum la sua diplomazia, basata sulle reali necessità economiche e sociali, che tiene in considerazione le vere istanze dei popoli. A Ras Al Khaimah proseguirà poi la sinergia tra diplomazia economica e diplomazia della cultura. Non dimentichiamoci che per l’Italia gli Emirati Arabi Uniti sono il primo mercato di sbocco dell’area MENA e che ad Abu Dhabi è stato inaugurato il primo Istituto Italiano di Cultura nell’area del Golfo.
Con la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti crede che si potrà realmente arrivare ad una pacificazione della situazione in Ucraina e quindi ad una nuova fase nelle relazioni tra Russia e Occidente?
Non le ho risposto sulle nuove frontiere del mondo multipolare… Lo faccio ora anche rispondendo a questa domanda. Sulle prospettive di pace non bisogna farsi grandi illusioni, ma certo l’elezione di Trump ha aperto uno scenario nuovo, visto che The Donald è stato eletto, promettendo di “far finire le guerre”. C’è un inizio di disgelo e c’è la sensazione che la sua presidenza possa cessare lo scontro fra Usa e Russia per interposta nazione. Politicamente e diplomaticamente è un piccolo terremoto. Vedremo. Mi preme però sottolineare che tentativi di dialogo e anche accordi separati su alcune questioni di interesse comune ci sono stati in questi anni: penso all’accordo sul grano ucraino, favorito dalla Turchia. E penso alle iniziative umanitarie del cardinal Matteo Zuppi per conto della Santa Sede, apprezzate da Mosca e da Kiev. L’idea del mondo multipolare non è un’astrazione bislacca, è la constatazione realistica di una Terra che andrebbe governata con più cooperazione economica e con più politica. L’Occidente ha dato l’impressione di chiudersi nella torre d’avorio del G7 e di sfidare il Sud del mondo.
Alcune iniziative dei BRICS vanno interpretate forse in questo senso?
Sì. L’ultimo vertice e l’allargamento dei BRICS ad alcuni Paesi chiave costituiscono una grande domanda di collaborazione e di cooperazione all’Occidente. L’aspirazione alla riforma del sistema mondiale monetario, così come ai vari organismi internazionali, va letta in questa chiave. Non ha senso cercare lo scontro. Il mondo unipolare a guida americana è rimasto il sogno di qualche stratega neo-con di Washington, è venuto il momento di archiviarlo.
Che ruolo dovrebbe assumere l’Italia nello scenario internazionale attuale?
Il governo guidato da Giorgia Meloni ha avuto il merito, in politica estera, di spingere l’Europa a ripensare il rapporto con i Paesi dell’Africa. Penso al Piano Mattei, che ancora una volta mette la cooperazione economica e sociale in primo piano. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha cercato di interpretare il suo difficile incarico spesso con misura e moderazione, rifiutando una certa euforia bellicista. Lo stesso Antonio Tajani alla Farnesina ha sempre ripetuto che il fine ultimo della nostra politica estera è costituito dal negoziato e dal dialogo. Certo: gli italiani sono in stragrande maggioranza contrari alle guerre e spesso questa volontà popolare è stata ignorata od aggirata.
“Uno spazio ampio e libero per favorire il dibattito culturale, con un approccio multipolare, attraverso una piattaforma on-line con forte proiezione mediatica. Un think tank fluido, aperto a opinion makers espressione di tutte le scuole di pensiero, provenienti da ogni latitudine e area politico-culturale”. Con queste parole è nato il magazine on line Pluralia, espressione del Forum di Verona, che vanta decine di prestigiose collaborazioni. Dopo un anno di vita quale è il giudizio complessivo?
Direi che c’era bisogno di uno spazio aperto di dialogo e di dibattito. Guardando alle visualizzazioni: nelle quattro lingue disponibili, italiano, inglese, russo e cinese, ci sono state più d 50 mila letture on line da 168 diversi Paesi. La rubrica Opinions, a cura di Alessandro Cassieri, veterano del Tg1, settimanalmente mette insieme una serie di grandi firme e personalità del mondo internazionale. Sul magazine on line trovate scritti di Stefano Zamagni, Andrew Spannaus, Massimo Nava, il gesuita Gael Giraud, Mario Giro, Heinz-Joachim Fischer, Andrea Beltratti, Fulvio Scaglione, Francesco Sidoti e molti altri. Ci sono anche diversi articoli divulgativi di economia, che sono seguiti con grande interesse. Le idee corrono e trovano le strade più impensate, anche quando dovrebbe dominare il pensiero unico.
Per gentile concessione de L’Antidiplomatico