Mentre gli Stati Uniti progettano una fumosa Via del Cotone, Xi Jinping ha inaugurato in Kazakhstan uno snodo cruciale del Middle corridor della Belt and Road initiative
Il 1° settembre è uscito sul National Interest, autorevole pensatoio di area repubblicana statunitense sin dal 1985, un nuovo articolo sulla strategia americana per l’Indo Mediterraneo: “Una strategia per l’Oceano Indiano è la chiave per prevalere sulla Cina”.
L’autore principale è ancora una volta quel Kaush Arha (*1) (stavolta insieme al caporedattore del National Interest Himberger) che abbiamo già conosciuto nei tre articoli sui progetti strategici americani per Trieste pubblicati su Pluralia e nel libro “Trieste porto franco internazionale o bastione militare della Nato”.
Prontamente il 4 settembre Formiche, una cassa di risonanza americana in Italia, ha pubblicato l’ articolo: “La strategia Usa per l’Oceano Indiano serve all’Italia nell’IndoMed. Ecco perché”.
L’ articolo di Formiche sostiene che: “L’Indo Mediterraneo (o IndoMed) è un ambiente geostrategico in cui gli interessi di Italia e Stati Uniti collimano. Per Roma, si tratta del prolungamento ovvio della proiezione nel Mediterraneo allargato — classica della dottrina italiana — verso oriente, ossia l’Indo Pacifico. Per Washington è una regione cruciale per il contenimento cinese, sia in termini economico-commerciali, sia in caso di un eventuale conflitto mondiale.”
Infatti “Il nostro chiaro scopo nell’Oceano Indiano è quello di affermare, in stretta consonanza con gli alleati, vantaggi operativi nel teatro negando lo stesso all’avversario”, scrivono Ahra e Himberg sul National Interest. “Ciò richiede una strategia su due fronti per posizionare in primo luogo le forze tattiche e strategiche attraverso le aree geografiche critiche dell’Oceano Indiano e in secondo luogo aumentare le capacità di alleati e partner like minded”.
L’ articolo di Formiche continua così “ … quello che scrivono i due autori è utile per ricordare l’importanza di progetti come IMEC (il corridoio commerciale per unire India, Europa e Medio Oriente lanciato a latere del G20 dello scorso anno, detto Via del Cotone)”.
Ecco che rispunta la Via del Cotone all’interno di un progetto strategico militare americano.
Perché di questioni di forza militare parla Arha in quest’articolo del National Interest come in quelli precedenti riportati nei citati articoli su Pluralia che indicano Trieste come punto di snodo fondamentale tra Via del Cotone e Trimarium.
Le considerazioni sullo sviluppo economico sono solo marginali e un corollario utile per rendere vendibile il progetto statunitense agli “alleati”, su cui è previsto ricadano gran parte dei costi.
Infatti la “Via del Cotone” con l’ipotizzato il triangolo Trieste – Dubai – Mumbay (via Haifa), appare priva di concretezza economica visto che ipotizza un fantomatico lungo collegamento terrestre lungo l’ Arabia Saudita da Dubai – Dammam a Haifa in Israele, zona coinvolta in una grave crisi bellica.
Analogamente avviene per il Trimarium in Europa, con il proposto triangolo Trieste – Danzica – Costanza, con scarso interesse economico e costi del progetto strategico militare americano in capo agli “alleati”.
Temi fumosi per lo sviluppo economico italiano, hanno come tema principale il concreto aspetto strategico militare, vero interesse americano
Il 10 settembre, a soli sei giorni di distanza dal precedente articolo, Kaush Arha scende nuovamente in campo con un ulteriore articolo su Formiche stavolta firmato con pezzi da novanta italiani, entrambi vicinissimi alla premier Meloni e alla sua linea iperatlantista.
Si tratta di Giulio Terzi di Sant’Agata, già Ministro degli Esteri nel governo Monti, ex-diplomatico e attualmente senatore di Fratelli d’Italia e Francesco Maria Talò ex consigliere diplomatico di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. L’ambasciatore Talò si era dimesso dopo la telefonata truffa orchestrata dai due comici russi Vovan e Lexus: telefonata in cui la premier ha parlato per 13 minuti con i due, pensando invece di avere dall’altra parte della cornetta il presidente della commissione dell’Unione africana.
In questo ennesimo articolo si torna alla carica riguardo al ruolo strategico di Trieste per la “Via del Cotone” immaginifico corridoio di trasporto che passerebbe dai porti del “Golfo Persico via terra attraverso Arabia Saudita, Giordania e Israele e giungano poi fino al Mediterraneo. Anche Turchia e Iraq stanno pianificando di collegare le rotte terrestri dal Golfo Persico attraverso l’Anatolia all’Europa (ma questo in frontale contrapposizione alla Via Del Cotone concepita a Washington ndr)”.
E’ significativo che gli articoli di Kaush Arha, firmati di volta in volta con partners- testimonial diversi, trattino solo fumosi temi di sviluppo economico se destinati al pubblico italiano, mentre hanno come tema principale il concreto aspetto strategico militare, vero interesse americano, se pubblicati sull’Atlantic Council e National Interest.
Nell’articolo, pubblicato con importanti diplomatici italiani di area governativa, si fa capire che il progetto ha l’appoggio dell’attuale governo italiano, pronto a “vendere” Trieste agli Stati Uniti.
Non sorprenderebbe se tra qualche mese a Trieste venissero organizzati convegni internazionali e iniziative sulla Via del Cotone e il Trimarium, magari tramite think tank della destra governativa come il fiorentino Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli che ha come suo motto “SUADERE ATQUE AGERE -Persuadere e agire” ovvero finalizzare analisi e convegni all’azione dei decisori politici.
Mentre l’Italia è impegnata in progetti fumosi è quasi pronto il Middle Corridor delle Nuove Vie della Seta. Intanto c’è stato un corteo a Trieste per la pace ed è solo la prima mobilitazione
Mentre in Occidente si discetta d’improbabili progetti di corridoi logistici che in realtà nascondono molto più concreti interessi strategico – militari americani, a luglio ad Astana il presidente cinese Xi Jinping e il presidente del Kazakistan Tokayev hanno lanciato la rotta che consentirà ai camion cinesi di arrivare al porto kazako di Kuryk per attraversare il Mar Caspio, con destinazione finale la Turchia. Dove potranno essere imbarcati sui traghetti ro-ro che percorrono l’“autostrada del mare” fino a Trieste, su cui già adesso viaggia il 70% delle esportazioni turche.
E da Trieste raggiungere tutta l’Europa centro-orientale grazie alla fitta rete ferroviaria.
Il commercio est-ovest potrà così contare su un nuovo corridoio logistico grazie al cosiddetto Trans-Caspian International Transport Route (Titr), chiamato Middle Corridor delle Nuove Vie della Seta, che si candida a essere il più strategico per unire le potenze commerciali su entrambi i lati della massa continentale eurasiatica.
Si tratta di una rotta alternativa a Suez attraverso l’Asia centrale, il Mar Caspio e il Caucaso fino alla Turchia. A oggi il suo volume di carico è pari a 2,3 milioni di tonnellate ma dopo le fasi di ammodernamento previste, raggiungerà gli 11 milioni di tonnellate entro sei anni.
La soluzione pratica trovata per abbattere i tempi si ritrova in un carnet Tir, che permette di evitare ispezioni intermedie e ritardi, dando ai Paesi di transito un voucher doganale internazionale per più Paesi. Il sistema coinvolge le dogane, i ministeri dei trasporti, gli enti locali e i partner industriali di vari Paesi, con cui le aziende di autotrasporti cinesi hanno costantemente aperto nuove rotte verso l’Asia centrale, il Caucaso e l’Europa. Allo studio da parte kazaka c’è anche un’integrazione simile con le ferrovie georgiane, proprio al fine di alleggerire non poco le procedure doganali.
Inoltre a giocare un ruolo non secondario vi è il terminal merci nel porto della città di Xi’an, nato nell’ambito della joint venture China-Kazakhstan Trade and Logistics Company, che ha il vantaggio di gestire il 40% di tutti i treni container diretti in Kazakistan.
Le prospettive sono di ampio raggio, come dimostra la decisione kazaka di incoraggiare la Serbia (e di conseguenza i Balcani) a esplorare le opportunità nel Corridoio Centrale delle Nuove Vie della Seta.
Intanto a Trieste si è svolto domenica un corteo che ha attraversato la città recando striscioni in più lingue con le scritte “TRIESTE CAPITALE DI PACE” , “TRIESTE SMILITARIZZATA E NEUTRALE”,”NON SONO NATO PER LE GUERRE DELLA NATO”.
La manifestazione era promossa da diverse sigle del pacifismo e indipendentismo triestino. Ha mandato un messaggio l’ex sindaco della vicina città portuale slovena di Capodistria-Koper, Boris Popovich, che ha annunciato per ottobre una Marcia della Pace della macroregione transfrontaliera “Alpeadria”, tra Slovenia, Italia e Croazia. Mentre anche le associazioni cattoliche Pax Christi e Fari di Pace, in collaborazione con l’ Osservatorio Weapons Watch preannunciano un’ iniziativa per la pace e contro il passaggio di armi nel porto di Trieste e Monfalcone, per il 20 novembre con la partecipazione del Vescovo.
(*1) Kaush Arha is a non resident senior fellow in the Atlantic Council’s Global China Hub. He is also a senior visiting fellow at the Krach Institute for Tech Diplomacy at Purdue. Arha previously served as United States Agency for International Development’s (USAID) senior advisor on strategic engagement where he led the global agency-wide framework to counter malign actions of US adversaries. He cochaired, with the USAID deputy administrator, the Clear Choice Executive Council comprised of the agency’s leadership to operationalize the US National Security Strategy in executing US development assistance and diplomacy in the global competitive space. (dal sito dell’ AtlanticCouncil)