Un articolo di: Redazione

Carovana di visite ufficiali a Budapest, che sta diventando un cliente di primo grado per i Paesi-produttori del gas. In occasione dei Mondiali di atletica leggera e anche della festa nazionale, che il 20 agosto ha commemorato la fondazione dello Stato Magiaro, il premier, Viktor Orban, ha invitato a Budapest i leader di una quindicina di nazioni dell’Asia, dei Balcani e del Medio Oriente.

Una maxi serie di summit bilaterali si è quindi tenuta a Budapest tra il 19 e il 20 agosto con i capi di Stato e di Governo di una quindicina di Paesi dei Balcani, dell’Asia Centrale e del Medio Oriente. Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha saputo utilizzare lo sport come strumento di diplomazia. In occasione della festa nazionale di Santo Stefano, fondatore dello Stato Magiaro, ma soprattutto in quella dei Campionati mondiali di atletica leggera, Orban ha fatto arrivare nella capitale ungherese i leader di Serbia, Turchia, Azerbaigian, Kirghizistan, Uzbekistan, Turkmenistan e anche l’Emiro del Qatar.
A eccezione della Serbia, che comunque gode di un rapporto privilegiato con la Russia, sono tutti gli Stati produttori ed esportatori di gas naturale, una risorsa chiave per l’Ungheria che, in assenza di porti marittimi, non può aumentare le proprie importazioni di gas naturale liquefatto.
L’incontro tra il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e Orban è avvenuto a porte chiuse. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha comunque fatto sapere che i colloqui hanno riguardato, tra le altre cose, la ratifica dell’adesione della Svezia alla Nato, ma soprattutto sono stati focalizzati “sulla cooperazione energetica tra i due Paesi”.
La Turchia riceve miliardi di metri cubi di gas dalla Russia tramite “Blue Stream” e “Turkish Stream”, i due gasdotti del Mar Nero, il primo dei quali rifornisce la Turchia, mentre il secondo è usato per esportare il gas naturale russo verso i consumatori europei.
Secondo gli ultimi dati statistici, resi pubblici dal colosso russo Gazprom, “nei primi nove giorni di agosto 2023, la Russia ha fatto salire la fornitura giornaliera di gas ai Paesi dell’Unione Europea attraverso il gasdotto “Turkish Stream” a un massimo storico di oltre 51 milioni di metri cubi. In totale nel periodo indicato verso i consumatori europei sono stati esportati 462 milioni di metri cubi di gas, ovvero +24% rispetto ai risultati dell’analogo periodo del 2022”. Gli esperti hanno notato che nel 2023 tutti e due i gasdotti funzionano molto al di sopra della loro massima potenza tecnica giornaliera, stabilita a quota 43,1 milioni di metri cubi per ciascuno dei due gasdotti.
Nel 2024 scade il contratto quinquennale tra Gazprom e l’Ucraina sul transito di gas, in base al quale i Paesi dell’Est europeo attualmente ricevono dalla Russia 41,5 milioni di metri cubi di gas al giorno. “La proroga del contratto con la Russia non è prevista”, ha dichiarato il ministro dell’Energia ucraino, Petr Galuschenko, fatto che costringerà Paesi come Ungheria e Serbia a cercare vie alternative per non rimanere a bocca asciutta dopo il 2024.
Per evitare il passaggio per il territorio dell’Ucraina la Russia, in collaborazione con la Germania e con alcuni altri Paesi, ha costruito “Nord Stream 1” e “Nord Stream 2”, i due gasdotti del Mar Baltico, che sono stati completamente distrutti da un attacco terroristico il 26 settembre del 2022.
Non per caso domenica scorsa a Budapest Orban e il presidente della Serbia, Aleksandr Vucic si sono concentrati sul tema della sicurezza energetica dei due Paesi. Come ha fatto sapere il capo della diplomazia ungherese, Szijjártó, “il primo ministro Orban ha concordato con Vucic che, nel caso in cui l’Ucraina risolvesse il contratto sul transito del gas russo, il flusso proveniente dalla Serbia potrebbe essere aumentato”.
Invece un accordo molto più concreto è stato raggiunto durante il bilaterale tra Orban e il presidente della Turchia: nel 2024 la società turca Botas esporterà verso l’Ungheria 275 milioni di metri cubi di gas.
Analoghe consultazioni sono state condotte da Orban con i presidenti dell’Azerbaigian, dell’Uzbekistan e del Turkmenistan. Szijjártó ha notato che l’importanza strategica della Turchia come Paese di transito, attraverso il cui territorio il gas dalla Russia e da altri Stati arriva in Europa, è destinata a crescere in seguito al previsto aumento delle forniture di idrocarburi dall’Azerbaigian e in un futuro non meglio precisato, anche dai Paesi dell’Asia Centrale. “Per questo motivo – ha sottolineato Szijjártó – la cooperazione energetica tra l’Ungheria e la Turchia assume una nuova dimensione”.
Dopo la rielezione di Erdogan, il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha proposto di costruire in Turchia un maxi hub per il commercio globale di gas. La Turchia nel frattempo cerca di aumentare la produzione propria di idrocarburi. Secondo il ministro turco dell’Energia e delle Risorse naturali, Fatih Donmez, le riserve comprovate di gas naturale del giacimento di Sakarya nel settore della Turchia del Mare Nero raggiungono i 710 miliardi di metri cubi.
Oltre all’aumento delle importazioni di gas, l’Ungheria vuole diversificare la propria produzione di energia. Venerdì, 18 agosto, i rappresentanti dell’agenzia atomica russa “Rosatom” e della società ungherese Paksi Atomerőmű Zrt. hanno firmato un accordo riguardo l’inizio di lavori di costruzione di alcuni nuovi reattori presso la centrale nucleare “Paksi-2”.
E mentre l’Italia, in sintonia con alcuni altri partner europei, vuole rinunciare del tutto al gas russo, l’Ungheria sarebbe molto contenta del “dirottamento” verso il proprio territorio nazionale delle notevoli quantità di gas russo, attualmente destinate all’Europa meridionale e occidentale. “Stiamo analizzando la possibilità di indirizzare verso l’Ungheria una parte del gas che alcuni altri Paesi ricevono dalla Russia e dalla Turchia tramite il gasdotto ‘Turkish Stream’”, ha detto il ministro degli Esteri ungherese.
In un’intervista al quotidiano Il Messaggero, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato, prima di partire per l’Azerbaigian, che “entro quest’anno ci affrancheremo dalla Russia a fronte del 40% del gas che acquistavamo da Mosca nel 2021 e del 16 % registrato lo scorso anno”. Secondo Urso grazie alla realizzazione di alcuni progetti di rigassificazione “dal 2024 l’Italia potrà fornire anche altri Paesi e in poco tempo diventerà l’hub del gas europeo, anche grazie al raddoppio del gasdotto TAP azero”.
“Ma vi sono altre opportunità industriali con Baku – ha detto Urso – come dimostrano i contratti di Ansaldo Energia che saranno sottoscritti oggi, davvero significativi per il rilancio dell’azienda, e progetti su rinnovabili ed elettricità. Partenariato strategico che ormai supera l’aspetto energetico. Ne parlerò con il Presidente Ilham Aliyev, e con i ministri di Economia, Energia ed Esteri. Grandi opportunità per il Made in Italy, partnership industriali e commerciali”.

Giornalisti e Redattori di Pluralia

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