Un articolo di: Roberto Graziotto

A febbraio si andrà al voto in quella che era nota come "locomotiva d'Europa" e che ora sembra essersi infilata in una crisi irreversibile. Ma da Scholz a Merz cambierà poco, in particolare per quanto riguarda la postura dogmaticamente atlantista

Fra tre mesi si voterà in Germania. “Il trionfo di Trump al mattino, la fine dei semafori alla sera: il 6 novembre è sinonimo di sconvolgimenti politici di vasta portata nella seconda e nella sesta economia mondiale”. (Makroskop, Rivista di politica economica 40/2024).

Questo governo detto del semaforo (in coalizione ci sono SPD, Verdi e Liberali) ha celebrato sé stesso con uno squillo di tromba nel febbraio del 2022, con il concetto di “svolta epocale”. La svolta epocale sarebbe stata l’aggressione di Putin all’Ucraina nel 2022; questo uso così impreciso di termini per qualsiasi avvenimento storico di una certa rilevanza, è una malattia dello spirito. Se c’è stata una svolta epocale negli ultimi, diciamo 100 anni, essa si è avverata quando è stata sganciata la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, nell’agosto del 1945.

Non è che tutti gli avvenimenti storici siano svolte epocali, in un certo senso forse neppure la caduta del muro di Berlino nel 1989 è stata una svolta epocale. Come ci ha fatto comprendere Ernst Jünger già nel 1932 l’avvento della figura del lavoratore nell’epoca tecnocratica ha il rango di una figura epocale. Si dovrà pensare a fondo la connessione tra questa figura e l’invenzione e lo sgancio della bomba atomica.

AfD e BSW sono partiti che mettono in discussione il dogma dell’atlantismo come unica soluzione di tutti i problemi

Che cosa sta accadendo oggi in Germania? Ovviamente si può rispondere a questa domanda a tantissimi livelli: a livello economico, a livello pedagogico, a livello storico, a livello giornalistico, a livello filosofico, forse anche a livello metafisico, eccetera. Credo che abbiamo bisogno di un’altra categoria importantissima di Ernst Jünger, quella della “mobilitazione totale” (penso ai suoi scritti del 1930, del 1934, del 1980 ma non solo), una mobilitazione totale sia del lavoro sia del riarmo, per comprendere che cosa sta accadendo oggi in Germania.

È interessante vedere, nel percorso dei suoi saggi che vanno dalla fine della prima guerra mondiale fino al discorso di Verdun nel 1980, come la persona che forse più di ogni altro nel XX secolo ha compreso la guerra, si trasformi in un profeta che sa declinare l’importanza della pace nell’era tecnocratica, nella quale la guerra non è più la guerra nel senso antico-omerico o medievale-cattolico, ma è un massacro di tutto e di tutti aldilà di ogni limite e di ogni rispetto della differenza tra civili e soldati, di ogni rispetto dell’avversario e del nemico. La guerra come moloch o come mobilitazione totale che sacrifica 600.000 persone per scopi geopolitici (secondo il professor Jeffrey Sachs questo è il numero dei morti nella guerra in Ucraina).

La Germania è in mobilitazione totale: il sistema sta collassando (una delle cure sarebbe la pensione a 70 anni); il motore tedesco, l’industria automobilistica, è in crisi; ci sono tantissimi debiti che subiscono ovviamente in modo doloroso le persone più povere, per sostenere una follia. Follia che Papa Francesco ci ha aiutato a comprendere con la sua critica alla favola di Cappuccetto rosso, come interpretazione degli avvenimenti storici: si tratta di quell’assioma del tutto assurdo, come sostiene il professor Sachs, di un Putin paragonabile ad Hitler e come unico lupo della storia attuale del mondo.

Uno dei politici più intelligenti della Germania, Marcus Söder (della CSU), che per esempio come premier della Baviera agisce al di là della dialettica fatale dello scontro tra democrazia ed autocrazia, curando rapporti economici importanti con la Cina, ha detto ultimamente che nelle prossime elezioni avremo in Germania due partiti che sono filo-Putin, uno a destra (AfD: Alternativa per la Germania) ed uno a sinistra (BSW: Patto Sahra Wagenknecht). Questa affermazione è offensiva ed è anche del tutto non rispettosa degli avversari politici. Perché in vero né la AfD (Alice Weidel) né BSW (Sahra Wagenknecht) sono partiti filo Putin, ma sono dei partiti che mettono in discussione il dogma dell’atlantismo come unica soluzione di tutti i problemi.

Da Scholz a Mertz, dal punto di vista del dogma atlantista, non cambierebbe niente

Per quanto riguarda il possibile cambio del cancelliere da Olaf Scholz (SPD) a Friedrich Mertz (CDU) da questo punto di vista (dogma atlantista) e dal punto di vista della mobilitazione totale del lavoro e del riarmo (ma in vero il primo e secondo punto di vista sono le due facce di una stessa medaglia) non cambierebbe assolutamente niente. Forse, se va bene, avremo un po’ più di efficienza economica. Ma anche questa previsione forse è solo “ideologia”, non realtà. Per quanto riguarda i Verdi essi sono lo specchio in cui vedo la verità di un’analisi che negli anni Ottanta e Novanta avevo sentito dalla Nuova destra (Alain de Benoist) e da Massimo Cacciari e cioè che i pacifisti si trasformano nei guerrafondai più terribili, quando pensano di avere identificato il nemico assoluto.

Per quanto riguarda la storia dell’Europa: è chiaro che essendo l’Alleanza atlantica la sola possibile alternativa ad un patto con Josif Stalin, Konrad Adenauer ed Alcide De Gasperi forse non avevano potuto fare altro di quello che hanno fatto, nelle loro scelte atlantiche del secondo dopoguerra. Ma l’aver chiuso gli occhi di fronte allo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki è stata una decisione che non era senza colpa. Noi dobbiamo liberarci da questa loro colpa, confessandola e con un’analisi geopolitica del tutto diversa. Il Papa, venuto dall’Argentina, ci ha aiutato tanto con la critica alla logica di Cappuccetto rosso e con la sua proposta del poliedro (nel rapporto dei potentati del mondo). Chi lascia il Papa da solo su questo punto di fatto compie un atto criminale. Il professore Jeffrey Sachs (che tra l’altro critica duramente anche Trump, che io invece vedo come un possibile Augusto del nostro tempo) ha spiegato precisamente la logica del comportamento degli USA a partire dalla Seconda guerra mondiale.

C’è un’alternativa a tutto ciò? Sì, la profezia della pace e la riscoperta al cuore di Gesù proposta da Papa Francesco nella sua ultima enciclica

Ernst Jünger nelle sue previsioni sul XXI secolo (1993) si sbaglia su due punti secondo me: in primo luogo nel suo giudizio sull’Islam (su questo punto mi fido di Padre Paolo Dall’Oglio e del Papa) e in secondo luogo sulla necessità di un’età dello Spirito Santo o di un Terzo testamento dei poeti (lo dico pur nell’amore per la poesia che sto riscoprendo proprio grazie allo stesso Jünger). Comunque lui stesso alla fine diventa cattolico. Ma non si sbaglia sulla questione dei titani (figura mitologica che usa per rappresentare il potere tecnocratico).

Siamo ormai alla follia più pura e i folli cercano di risolvere o di prognosticare o di analizzare i problemi con delle favole come quella di Cappuccetto Rosso. Se Hölderlin e Jünger avessero ragione per quanto riguarda il paradigma tecnocratico potrebbe trattarsi di un interim. E non di un avvenimento definitivo. La stoltezza di tantissimi cattolici (tanto per non essere del tutto autoreferenziali) nel sostenere la società occidentale (l’impero statunitense) come unica soluzione dei problemi è talmente stolta, che uno poi rimane senza parole. Speriamo che Dio ci salvi, che non ci faccia bere il calice nucleare.

C’è un’alternativa a tutto ciò? Sì, la profezia della pace e la riscoperta al cuore di Gesù proposta dal Papa Francesco anche nella sua ultima enciclica, quando scrive: “Infine, questo Cuore Sacro è il principio unificatore della realtà, perché «Cristo è il cuore del mondo; la sua Pasqua di morte e risurrezione è il centro della storia, che grazie a Lui è storia di salvezza» (Papa San Giovanni Paolo II).  Tutte le creature «avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto». Davanti al Cuore di Cristo, chiedo al Signore di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita, che Lui ha voluto abitare come uno di noi. Che riversi i tesori della sua luce e del suo amore, affinché il nostro mondo, che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso antiumano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore”. (Papa Francesco, Dilexit nos 31).

Questo è vero perché come ripeteva spesso Ernst Jünger la battaglia più grande e minacciosa non accade sui campi della guerra, ma nel nostro cuore. Purtroppo, non tutti i vescovi tedeschi comprendono l’importanza di questa Enciclica sul Cuore di Gesù, piuttosto si perdono in battaglie-vicoli ciechi sulla presunta non eleggibilità della AfD, che davvero non è il problema o per lo meno non è il problema più grande della terra in cui vivo da 34 anni.

Professore di filosofia, latino e religione in un Liceo in Sassonia-Anhalt (Germania).

Roberto Graziotto