Il presidente russo, Vladimir Putin al mondo: la Russia riprenderà l’accordo sul grano quando tutti gli impegni saranno rispettati. Erdogan: la soluzione del problema del trasporto del grano attraverso il Mar Nero “dipende dal fatto che i Paesi occidentali mantengano le loro promesse”. Mosca conferma l’intenzione di fornire gratis a sei Paesi africani da 25.000 a 50.000 tonnellate di cereali ciascuno.
La Russia è pronta a riprendere l’iniziativa del Mar Nero sui cereali e lo farà non appena tutti gli impegni – non soltanto quelli favorevoli all’Ucraina, ma anche quelli che avrebbero dovuto sbloccare l’export russo di prodotti agroalimentari russi – saranno rispettati al 100 per cento. Lo ha dichiarato il presidente russo, Vladimir Putin, nella conferenza stampa in seguito ai colloqui con il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, tenutisi il 4 settembre nella città russa di Sochi, sul Mar Nero.
Come ha sottolineato il portavoce presidenziale russo, Dmitrij Peskov, “Putin ha scelto parole ed espressioni” per essere più chiaro possibile e per non permettere gli equivoci e le doppie letture. “Vorrei riaffermare la nostra posizione di principio, siamo pronti a studiare la possibilità di rilanciare l’accordo sul grano (…) E lo faremo non appena tutti gli impegni registrati al suo interno saranno pienamente rispettati”, ha detto Putin.
E dopo un lungo faccia a faccia con il leader russo, anche il presidente Erdogan ha confermato la disponibilità del Cremlino a far rianimare l’accordo sul grano del Mar Nero. “La Russia è pronta per il rilancio dell’iniziativa (sull’esportazione di grano) del Mar Nero. Abbiamo preparato alcune proposte assieme all’ONU. Credo che con questo processo si possano ottenere risultati positivi e in tempi brevi”, ha sottolineato il presidente della Turchia, riconoscendo il fatto secondo cui la Russia “è stata costretta” a uscire dall’intesa sul grano. “Via le restrizioni e rientrerà”, ha detto Erdogan.
L’accordo sul grano del Mar Nero
L’accordo sul grano del Mar Nero è l’intesa firmata il 22 luglio del 2022 grazie alla mediazione portata avanti dalle Nazioni Unite e dalla Turchia. L’accordo consiste di due parti. Una tutela gli interessi ucraini, l’altra quelli della Russia. In sostanza l’accordo ha permesso il ritorno del grano ucraino sui mercati internazionali dopo lo scoppio del conflitto armato tra Mosca e Kiev. Subito dopo la firma è stato istituito un centro di coordinamento congiunto (JCC) per monitorare la realizzazione dell’iniziativa. La sede si trovava a Istanbul dove hanno lavorato insieme rappresentanti turchi, russi, ucraini e delle Nazioni Unite.
Grazie all’accordo le navi mercantili ucraine arrivavano indisturbate fino al porto di Istanbul lungo un corridoio marittimo umanitario concordato. Le navi dirette da e verso i tre porti ucraini – Odesa, Chornomorsk e Pivdennyi (noto ai tempi sovietici come Juzhnyj) sono state regolarmente ispezionate da squadre del centro JCC. L’intesa ha permesso all’Ucraina di esportare circa 33 milioni di tonnellate di cereali, di olio vegetale di girasole e di alcuni altri tipi di generi alimentari.
Le obiezioni della Russia
Il 17 luglio del 2023 la Russia ha annunciato la propria uscita dall’accordo, rifiutando di firmare la proroga del documento per altri sei mesi. Mosca ha citato il “sabotaggio” dell’Occidente, che ostacola “con diversi metodi sofisticati” l’export di cereali, di concimi chimici e di altri prodotti agroalimentari “made in Russia”. E dopo il vertice con Erdogan il presidente Putin ha di nuovo sottolineato come l’Occidente stia ancora limitando le esportazioni agricole russe.
Oltre alla libera circolazione nel mondo dei suoi prodotti, Mosca chiede che Rosselkhozbank, il maggiore istituto di credito del settore agricolo russo, venga ricollegato al sistema di pagamenti internazionali SWIFT. Nell’ambito della politica sanzionatoria anti-russa, a Rosselkhozbank, così come alla maggioranza assoluta delle banche russe, venne bloccato l’acceso al sistema SWIFT nel giugno 2022.
Formalmente le sanzioni occidentali non colpiscono direttamente le esportazioni russe di cibo, ma le restrizioni imposte a livello bancario, logistico e assicurativo hanno creato barriere insormontabili all’export limitandolo di fatto.
L’impatto globale della mancata proroga dell’accordo sul grano
Per le Nazioni Unite soltanto il libero export cerealicolo sia dell’Ucraina che della Russia, due dei maggiori esportatori del mondo di frumento, di orzo, mais, colza, olio di colza, semi di girasole e di olio di girasole, potrà permettere di attenuare i rischi di una crisi alimentare globale.
“I livelli di fame nel mondo hanno raggiunto un nuovo massimo. In soli due anni, il numero di persone con insicurezza alimentare grave sono raddoppiate, dai 135 milioni pre-pandemia ai 276 milioni di oggi. Più di mezzo milione di persone vive in condizioni di carestia, un aumento di oltre il 500% dal 2016”, ha detto il 18 maggio 2022 il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres. “Siamo chiari – ha sottolineato Gutteres – non esiste una soluzione efficace alla crisi alimentare senza reintegrare la produzione ucraina, così come il cibo e i fertilizzanti prodotti da Russia e Bielorussia, nei mercati mondiali, nonostante la guerra”.
Lampi e tuoni di una guerra propagandistica tra la Russia e l’Occidente
Secondo i media internazionali “la controversia tra le parti è ormai diventata un campo di battaglia propagandistico”. Mentre per l’Occidente la Russia provoca la fame globale, Mosca rimanda puntualmente le accuse al mittente. “È ovvio – ha detto Putin dopo i colloqui con Erdogan – che l’interruzione dell’accordo non ha avuto ripercussioni sui mercati dei generi alimentari globali. Vorrei sottolineare questo aspetto in particolare. I prezzi dei cereali continuano a scendere, non c’è alcuna carenza fisica di cibo. Ci sono problemi di equa distribuzione, certo. Ma questo non ha nulla a che fare con il cosiddetto accordo sul cereali”, ha detto Putin, secondo cui “non c’è nulla di sorprendente in questo, perché la quota dell’Ucraina nelle esportazioni mondiali di cereali non supera il 5% del totale”.
“L’Occidente ci ha ingannato sulla natura umanitaria dell’accordo sul grano – ha aggiunto Putin – e siamo stati semplicemente costretti a ritirarci”, ma “questo non ha alcuna relazione con l’aumento dei prezzi dei generi alimentari nel mondo”.
Secondo Putin le esportazioni del grano ucraino nell’anno in cui è durato l’accordo sono andate a beneficio per oltre il 70% dei Paesi più ricchi, e solo in misura del 3% a quelli della fascia più povera.
E ora la Russia è disposta non soltanto ad aumentare le proprie esportazioni cerealicole – il raccolto di quest’anno sarà di 130 milioni di tonnellate di grani, dei quali 60 milioni saranno destinate all’export – ma anche di rifornire gratis alcuni Paesi africani più poveri. “Siamo vicini al completamento degli accordi con sei Paesi africani ai quali intendiamo fornire cibo gratuitamente, e anche effettuare la consegna e la logistica gratuitamente”, ha detto Putin rinnovando la promessa di inviare gratuitamente a ciascuno di questi sei Paesi, non meglio precisati, da 25.000 a 50.000 tonnellate di grano. Lo ha confermato anche Erdogan, secondo cui saranno presto espressi messaggi “molto importanti” soprattutto per i Paesi dell’Africa. “Il passo più significativo riguarda la questione del corridoio (per l’esportazione) del grano, credo che dopo i nostri colloqui, i messaggi che esprimeremo saranno molto importanti, soprattutto per i Paesi africani”, ha detto Erdogan alla tv di Stato turca TRT.
Altri temi dei colloqui
Di fronte alla questione del ripristino dell’accordo sul grano del Mar Nero sono passati in secondo piano i temi del piano di pace, che la Turchia ha elaborato per porre la parola fine al conflitto armato russo-ucraino (“gettato dall’Ucraina nel cestino”, secondo Putin), e quello del potenziamento della cooperazione economica e commerciale tra la Russia e la Turchia.
“La Turchia è pronta a fare la sua parte” affinché Russia e Ucraina abbiano negoziati diretti. “Naturalmente – ha sottolineato Erdogan – l’Ucraina deve ammorbidire il suo approccio per potere compiere dei passi insieme alla Russia”.
Sul piano economico-commerciale Erdogan ha auspicato che gli interscambi tra Mosca e Ankara salgano presto dagli attuali 62 miliardi a quota 100 miliardi di dollari l’anno. La Russia sta costruendo in Turchia una centrale nucleare, mentre il colosso Gazprom sta progettando un maxi hub del gas, che si troverà nella provincia turca della Tracia. “Le relazioni tra la Russia e la Turchia si stanno sviluppando con successo in tutti i settori e in tutte le direzioni”, ha notato il presidente Putin.