Stefano Zamagni, "padre" dell'economia sociale, spiega in un'intervista che "non bastano gli sgravi fiscali, la società civile deve potersi sedere ai tavoli istituzionali"
Co-programmazione, rivoluzione culturale e Borsa sociale: tre punti fondamentali per lo sviluppo del Terzo settore nel lungo periodo
Una Borsa per il sociale e il riconoscimento del Terzo settore al fianco di Stato e Mercato. Stefano Zamagni, economista, già Presidente dell’Agenzia per il terzo settore e della Pontificia accademia delle scienze sociali, in un’intervista con il Corriere della sera spiega gli interventi strutturali necessari al non profit per contare di più a livello politico e decisionale.
Tagliare le tasse è importante, ma non è tutto. La legge sul Bilancio ha un grave difetto, secondo quanto spiega il “padre dell’economia sociale”, ovvero è fatta anno per anno, quindi è pensata per il breve periodo mentre è sul medio e lungo termine che il Terzo settore deve imporsi. “Con leggi ordinarie, non con quella di Bilancio”. Tre i punti fondamentali: co-programmazione, rivoluzione culturale e Borsa sociale, spiega Zamagni.
La fine della qualifica “ONLUS”, avvenuta con la riforma del 2017, è stata difficile per tante associazioni ma l’attuale registro RUNTS (Registro unico del Terzo settore) prevederebbe vantaggi anche maggiori, se non fosse che le difficoltà burocratiche sono oggettive. “Servirebbe una semplificazione”, spiega Zamagni, poi “c’è il nodo con l’Europa che in sostanza dice da tempo: se voi italiani tagliate le tasse al non profit aprite la porta a una possibile concorrenza sleale verso il profit. Teoria con un pezzo di verità, sulla carta, ma non tiene conto della realtà italiana”.
E’ essenziale che il Terzo Settore acquisisca un ruolo non di sostegno alle politiche ma di decisore delle politiche stesse al fianco delle Istituzioni: “Le tasse sono importanti, ma sono spiccioli rispetto al fatto che il Terzo settore deve potersi sedere ai tavoli con regioni, amministrazioni, governi, non semplicemente come ‘prestatore di servizi’ ma per ‘partecipare alla decisione’ sulle cose da fare e sul come farle”.
Accanto allo Stato e al mercato, secondo Zamagni, dovrebbe esserci il Terzo Settore , ma “lo Stato e il mercato non vogliono accettare il passaggio dal modello bipolare in cui ci sono solo loro, a quello tripolare con dentro la società civile”.
Altri punti su cui la società civile dovrebbe imporsi sono una maggiore rilevanza dell’economia non profit all’interno delle università e delle facoltà di economia e la creazione della Borsa sociale: “L’istituzione, in pratica, di una Piazza Affari del sociale. In cui chi vuole mettere dei soldi su un progetto possa farlo, acquisendo quote, con la libertà di rivenderle. Vorrei che qualcuno mi dicesse se esiste anche solo un motivo per non farla, questa cosa. Ma non c’è”.