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CORRIERE DELLA SERA: «Il nostro candidato preferito era l’attuale presidente, Biden. Ma è stato rimosso dalla corsa e ha raccomandato ai suoi sostenitori di appoggiare Harris. Ecco, lo faremo anche noi, appoggeremo lei». L’endorsement di Vladimir Putin a Kamala Harris, proclamato durante il forum economico orientale a Vladivostok, ha suscitato un certo scetticismo sui media americani. Trump e Harris, intanto, hanno raggiunto un accordo sulle regole del dibattito tv del 10 settembre: si terrà a Philadelphia, durerà 90 minuti, Trump ha vinto nel lancio della monetina e farà per ultimo la dichiarazione conclusiva, niente pubblico in sala e i microfoni saranno spenti mentre parla l’altro.

IL MESSAGGERO: Rimescolato mezzo governo, liquidato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba e sostituito col fedelissimo Andri Sybiha, rimpiazzati anche gli alti funzionari responsabili per gli approvvigionamenti energetici, il demanio e le forniture militari, il presidente Volodymyr Zelensky può affrontare un altro giro del mondo a caccia di armi per difendere l’Ucraina. Il solo nome importante dell'esecutivo ad avere mantenuto la sua posizione di fatto è il primo ministro Deny Shmyal, che per qualche giorno era stato dato per dimissionario/to e invece è rimasto al suo posto.

IL SOLE 24 ORE: Contrordine. Dopo la caduta dei prezzi del petrolio, sceso in questi giorni ai minimi da oltre un anno, l’Opec+ ha deciso di rinviare di due mesi la riapertura dei rubinetti. La graduale riduzione dei tagli produttivi non comincerà dunque a ottobre, quando era previsto il ritorno sul mercato di una prima tranche da 180mila barili al giorno, ma soltanto a dicembre. Salvo ulteriori ripensamenti, ovviamente, che non sono da escludere. Il gruppo ha di nuovo sottolineato che si riserva la «flessibilità per fermare o invertire l’aggiustamento a seconda delle necessità». Il cambio di rotta era nell’aria. Il tono delle indiscrezioni veicolate dalle agenzie di stampa internazionali era già cambiato, quando a mettere fine alle illazioni è intervenuto un comunicato ufficiale, pubblicato anche sul sito dell’Organizzazione degli esportatori di greggio. Forse anche per questo la reazione sul mercato è stata decisamente tiepida. Dopo un balzo immediato di oltre il 2% le quotazioni del Brent si sono di nuovo afflosciate nel giro di un paio d’ore e sul finire della seduta erano quasi invariate rispetto al giorno prima: intorno a 72,50 dollari al barile, vicino ai minimi da 14 mesi. Il Wti è addirittura sceso in territorio negativo, ripiegando sotto 69 dollari.

IL GIORNALE: Il percorso per la formazione della nuova commissione europea appare in salita per Ursula von der Leyen (foto) che si trova a dover affrontare una serie di problemi alcuni dei quali non preventivati. La scadenza del primo novembre indicata come data in cui dovrebbe entrare in carica la nuova commissione rischia di saltare. L’idea iniziale della von der Leyen sarebbe stata quella di arrivare all’appuntamento delle elezioni americane con la commissione Ursula 2.0 già formata ma le crescenti questioni da risolvere rischiano di rimandare l’insediamento anche di un mese rispetto alla scadenza prevista. Ciò è dovuto anche alla volontà degli europarlamentari di avere tutto il tempo necessario per valutare i profili dei commissari che dovranno essere votati dalle commissioni competenti al parlamento europeo. Prima di questo passaggio la von der Leyen deve però risolvere il bilanciamento di genere di commissari con il rischio di non riuscire a raggiungere il suo obiettivo di una commissione equilibrata tra uomini e donne. Al momento sono solo nove le donne candidate e alcuni Paesi europei non vogliono cambiare i nomi indicati nonostante le pressioni. Il bilanciamento di genere si somma alla necessità di distribuire le deleghe tenendo conto di alcuni delicati equilibri e fattori a cominciare dall’affiliazione politica e dall’appartenenza geografica.

AVVENIRE: Si fa silenzio sotto la tenda a strisce bianche e rosse con i colori dell’Indonesia, mentre il Papa e il grande Imam della moschea Istiqlal firmano la Dichiarazione congiunta per «promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità». No alla guerra, specie quella che si ammanta di motivazioni religiose. Lotta comune contro il cambiamento climatico. Dialogo interreligioso. Questi in sintesi i contenuti. E i presenti, tra i quali dieci leader religiosi, colgono l’importanza di un momento solenne che si inserisce nella visita di Francesco al luogo di culto islamico più grande dell’Asia, capace di contenere fino a 250mila persone. Una visita, condita anche da gesti di affetto (l’imam bacia il Papa sul capo, questi ricambia baciandogli la mano), che un’altra prova di quel «rispetto reciproco, armonica convivenza tra le religioni e le diverse sensibilità spirituali», per cui il Pontefice si è spinto fin qui a 87 anni. Francesco e Nasaruddin Umar, entrambi in vesti e copricapo bianchi, seduti l’uno accanto all’altro, si candidano così a diventare una delle immagini simbolo dell’intero viaggio, il più lungo del Pontificato.

IL SOLE 24 ORE: C’è la stagnazione nel futuro prossimo della Germania, se non peggio. È una pessima notizia per la traballante coalizione semaforo, guidata dal socialdemocratico Olaf Scholz, in vista delle elezioni che si terranno fra un anno. Ed è una pessima notizia anche per l’Europa e l’Italia, che perdono il traino dell’economia di riferimento nell’area. Mercoledì, il Kiel Institute ha previsto una nuova contrazione del Pil tedesco per il 2024, dopo quella del 2023. Ieri, l’istituto Ifo ha abbassato a zero le stime di crescita per quest’anno (dallo 0,4% indicato a giugno) e tagliato allo 0,9% quelle per il 2025 (rispetto all’1,5%). Il segno meno davanti al Pil è già apparso nel secondo trimestre del 2024: con investimenti e spesa per i consumi al palo, la flessione è stata dello 0,1% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, quando si era già registrata una crescita anemica, ferma allo 0,2%.
«L’economia tedesca è bloccata e langue nella depressione, mentre altri Paesi sono in ripresa», ha affermato Timo Wollmershäuser, responsabile delle previsioni dell’istituto Ifo. «La crisi - spiega - è strutturale. Gli investimenti sono troppo scarsi, soprattutto nel settore manifatturiero, e la produttività è stagnante da anni».

AVVENIRE: Il popolo Maori ha incoronato la sua nuova regina. Si chiama Nga Wai Hono i te Po Paki e ha 27 anni. Il suo ruolo, prevalemtente cerimoniale, ha assunto di recente rilevanza politica in seguito alle politiche del governo conservatore volte a ridurre i diritti dei nativi. La nuova sovrana, con una laurea in cultura Maori, succede al padre, re Tuheitia, morto la scorsa settimana dopo 18 anni di regno. A sceglierla, un consiglio di 12 anziani, che l'hanno preferita ai due fratelli maggiori. È la seconda regina Maori.
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