Pechino respinge le accuse di “gonfiare la tensione” nel Mar Cinese Meridionale: il processo diplomatico procede regolarmente, è stata raggiunta un’intesa con le Filippine riguardo alla sovranità sull'atollo Second Thomas Shoal
I ministri degli Esteri del QUAD, il quartetto che riunisce gli Stati Uniti, il Giappone, l’India e l’Australia, si sono incontrati lunedì, 29 luglio, a Tokyo in Giappone per discutere della sicurezza marittima nell’Indo-Pacifico e anche della sicurezza nel cyberspazio.
Aprendo l’incontro, al quale hanno partecipato il segretario di Stato USA, Antony Blinken, gli omologhi dell’India e dell’Australia, rispettivamente, Subrahmanyam Jaishankar e Penny Wong, la padrona di casa e responsabile della diplomazia nipponica, Yoko Kamikawa, ha sottolineato la necessità di “edificare le capacità congiunte per garantire la sicurezza e la prosperità dell’Indo-Pacifico”.
Da parte sua Blinken, ha parlato di gravi crisi in atto a livello globale che minacciano di distrarre l’attenzione da molti altri problemi internazionali: “Stiamo facendo quel che dobbiamo fare per tentare di porre fine a questi conflitti – ha detto il segretario di Stato USA -, ma non dobbiamo perdere di vista e dobbiamo anche concentrarci su questa regione che condividiamo”.
Il ministro degli Esteri australiano, Wong ha attirato l’attenzione dei presenti ai cambiamenti che sono in corso non solo nell’Indo-Pacifico, ma anche in tutto il mondo: “Tutti sappiamo che la nostra regione e il mondo intero stanno cambiando forma. Comprendiamo che stiamo affrontando le circostanze più difficili nella regione da decenni a questa parte. Tutti abbiamo a cuore la pace, la stabilità e la prosperità della regione, ma sappiamo anche che non sono garantite e che non possiamo darle per scontate”.
In questo contesto i quattro ministri hanno espresso la loro “preoccupazione riguardo alla situazione nel Mar Cinese Meridionale”, teatro di dispute territoriali tra la Cina e le Filippine che negli ultimi mesi sono culminate in diversi incidenti tra le imbarcazioni dei due Paesi.
La riunione del quartetto è stata preceduta dai colloqui bilaterali nel formato “2+2” a Tokio dei ministri degli Esteri e della Difesa degli Stati Uniti, Antony Blinken e Lloyd Austin, e del Giappone, Yoko Kamikawa e Minoru Kihara. In una dichiarazione congiunta i partecipati della riunione ministeriale hanno annunciato che gli Stati Uniti e il Giappone s’impegnano a rafforzare “significativamente” la cooperazione militare in risposta a “livelli di minaccia globale” senza precedenti verso la loro alleanza. I due Paesi si sono impegnati a “facilitare una più profonda interoperabilità e cooperazione” tra le rispettive forze armate nell’Indo-Pacifico, consolidando le comuni capacità di “deterrenza” ed espandendo le attività di condivisione d’informazioni d’intelligence.
Dal puynto di vista degli USA e del Giappone “stanno aumentando le minacce legate alle attività della Marina militare della Cina nel Mar Cinese Meridionale” allo sviluppo del programma missilistico della Corea del Nord e alla crescente cooperazione tra Pyongyang e Mosca”.
Pechino ha categoricamente respinto le “accuse e le insinuazioni” del QUAD, “pilotate dai burattinai di Washington”, definendole “false e tendenziose”, e ricordando che proprio pochi giorni fa la Cina e le Filippine “avevano raggiunto un accordo diplomatico che dovrebbe porre fine agli scontri fra le due nazioni per la sovranità sul Second Thomas Shoal, un atollo nel Mar Cinese Meridionale”.
Infine a margine dei colloqui a Tokio Blinken ha rilasciato un commento sull’esito delle elezioni tenute in Venezuela. Secondo i dati della Commissione per le elezioni il presidente Nicolas Maduro ha vinto un terzo mandato alla guida del Paese. Per il rappresentante di Washington i risultati “non riflettono la volontà del popolo del Paese latinoamericano”. Secondo Blinken la comunità internazionale osserva da vicino quanto accade in Venezuela: “È fondamentale che ogni voto sia contato in maniera equa e trasparente, che i funzionari elettorali condividano immediatamente le informazioni con l’opposizione e gli osservatori elettorali senza ritardi, e che le autorità elettorali pubblichino i tabulati dei voti”, ha dichiarato il capo della diplomazia USA.