Mentre in Russia le auto usate con motori benzina e diesel non corrispondenti alle rigide norme di sicurezza ecologica vengono trasformate in auto elettriche, il gruppo tedesco Volkswagen ha deciso di ridurre la produzione dei due nuovi modelli di vetture a trazione elettrica. “Nella prima metà del 2023 le vendite dei due recentissimi modelli, chiamati ID.4 e ID.7, di veicoli elettrici assemblati presso gli stabilimenti del gruppo Volkswagen a Emden, in Bassa Sassonia, sono calate del 30% rispetto al periodo precedente”, ha dichiarato Manfred Wulff, presidente del Consiglio di fabbrica, alla testata locale Nordwest Zeitung. “Di conseguenza – ha notato Wullf – la fabbrica di Emden dovrà licenziare 300 dei 1.500 operai a contratto temporaneo”.
Secondo gli analisti “questo fatto riflette non tanto la popolarità delle auto della Casa di Wolfsburg, e non tanto l’attuale capacità di acquisto dei consumatori tedeschi, quanto tutta una serie di processi di fondo, che mettono in forse la realizzazione accelerata dell’agenda “verde” non soltanto in Germania ma probabilmente in tutta l’Europa”.
Le ultime statistiche delle vendite di auto nei Paesi del Vecchio Continente sono molto incoraggianti: rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente nei primi sei mesi del 2023 il mercato è aumentato del 18%, mentre le vendite hanno totalizzato i 4,4 milioni di autovetture. Molti esperti hanno puntato però sul fatto, secondo cui rispetto al 2019 (l’anno pre Covid) le vendite nel 2023 sono addirittura crollate del 23 per cento. Per quanto riguarda la tipologia delle vendite il mercato è stato ancora dominato dai motori a benzina (37,5% delle vendite), il 25% delle vendite è andato alle auto a trazione ibrida, mentre quelle dotate di motori diesel hanno occupato circa il 15% (-3% rispetto al 2022) del mercato europeo. Le vendite di auto elettriche hanno guadagnato il 3%, per salire a quota del 12,4% del mercato.
E in Germania la realizzazione dell’agenda verde sta rallentando per molti aspetti fondamentali. Oltre alla chiusura dei programmi statali di sussidi finanziari, gli analisti hanno legato questo fenomeno all’impossibilità di mettere in funzione le nuove fonti alternative di energia elettrica in quantità sufficienti. In questo contesto si è ricordato un episodio del documentario “Planet of the Humans” dei registi americani, Michael Moore e Jeff Gibbs, che ancora nell’aprile del 2020 aveva parlato della “falsa green economy”. In particolare Moore ha scoperto che i charger per le auto elettriche “ultimo grido” a emissione “zero” di CO2 sono alimentati da una vecchia centrale elettrica a carbone fossile.
Nel suo discorso, pronunciato il 17 giugno scorso al 26° Forum economico internazionale di San Pietroburgo, il presidente del maggiore produttore petrolifero russo “Rosneft”, Igor Sechin, ha denunciato il fallimento della politica di passaggio verde “caotico”, causato dall’inconsistenza delle sue basi scientifiche. Secondo Sechin “il tentativo di attuare una veloce transizione verde ha portato molte conseguenze disastrose per l’economia globale”.
Infine diventa sempre più acuto il problema di riciclaggio delle batterie elettriche il cui peso nelle vetture elettriche può superare una tonnellata. Attualmente nel mondo non esistono statistiche affidabili riguardo alle esatte quantità di batterie elettriche riciclate. Scarseggiano gli investimenti nell’elaborazione delle tecnologie ultramoderne di riciclaggio delle batterie a Litio.
Anche gli esperti dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) stanno suonando l’allarme: il passaggio energetico è vicino alla situazione di stallo. Nel 2022 gli investimenti di 500 miliardi di dollari nel processo della decarbonizzazione hanno permesso di mettere in funzione soltanto 300 gigawatt di fonti alternative, mentre il fabbisogno minimo sarebbe di 1.000 gigawatt di energia elettrica l’anno.
Gli esperti dell’agenzia Irena hanno riconosciuto in forma molto velata il fatto, secondo cui l’attuale coefficiente di effetto utile delle celle fotovoltaiche e delle turbine eoliche ha raggiunto il limite fisico e non sarà possibile aumentare l’output delle fonti di energia rinnovabile senza un grande salto scientifico e tecnologico.
Secondo l’esperto russo, Serghej Savchuk “le fonti alternative di energia sono state tolte ai ricercatori e agli scienziati per essere messe in fretta e furia su un piedistallo di culto obbligatorio. Nella situazione attuale sarebbe più logico investire nel miglioramento fondamentale delle tecnologie energetiche tradizionali e occuparsi con calma di quelle nuove”.