Grossi: “La Russia è uno dei più importanti, se non il più importante fornitore al mondo di uranio arricchito e di combustibili nucleari”
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite (AIEA) si aspetta che il disegno di legge statunitense su un possibile divieto di importazione di uranio arricchito dalla Russia conterrà “numerose eccezioni”. Come ha dichiarato in un’intervista all’agenzia di stampa “RIA Novosti” il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, “ovviamente si tratta di una decisione sovrana degli Stati Uniti”. Al tempo stesso il direttore dell’AIEA ha sottolineato che “la Russia è uno dei più importanti, se non il più importante fornitore di uranio arricchito e di combustibili nucleari”.
“Da quanto mi risulta questo disegno di legge includerà molte eccezioni, e per questo è possibile che l’impatto iniziale (sui mercati) sia piuttosto limitato. Dovremo vedere se la legislazione verrà adottata, e al momento non è così”, ha detto Grossi, secondo cui “in questo momento è molto difficile sostituire l’offerta russa di uranio arricchito e di altri tipi di combustibile per le centrali nucleari”.
Dopo l’approvazione in dicembre del 2023 dalla Camera dei rappresentanti, anche il Senato degli Stati Uniti ha approvato il 30 di aprile il disegno di legge (HR 1042) che mette al bando fino al 2040 l’import di uranio a basso grado di arricchimento dalla Russia. Il disegno di legge è stato passato per la firma al presidente, Joe Biden. L’iniziativa dei legislatori ha però concesso alla trojka, composta del ministro dell’Energia degli USA, del Segretario di Stato e del capo del Dipartimento del commercio degli Stati Uniti, il diritto di abolire il divieto, qualora le “altre fonti di approvvigionamento dovessero risultare non disponibili”, oppure se le importazioni dalla Russia “rispondessero agli interessi nazionali degli Stati Uniti”.
Intanto Centrus, la maggiore società degli Stati Uniti, attiva nel commercio di combustibile nucleare, ha dichiarato che qualora la controversa legge dovesse entrare effettivamente in vigore, chiederebbe agli organismi governativi competenti di limitare il “raggio d’azione” della misura proibitiva, per poter continuare a soddisfare la crescente domanda dell’industria di energia nucleare degli Stati Uniti. Ricordiamo che il Niger, uno dei maggiori produttori di uranio nel mondo, ha rotto le relazioni con Washington e ha ordinato il ritiro dal Paese africano del contingente militare statunitense.