Si sono svolte venerdì, 29 di settembre in Russia, a Kazan, la capitale della repubblica musulmana del Tatarstan, le consultazioni internazionali ai quali hanno partecipato i rappresentanti del Governo provvisorio afghano dei Talebani. Al centro dei colloqui che hanno proseguito e sviluppato organicamente gli incontri precedenti del cosiddetto “Moscow Format Consultations on Afghanistan” si sono trovati i temi della ricostruzione economica del Paese, della cooperazione economica regionale, ma anche la lotta contro il narcotraffico.
Oltre alla Russia e ai rappresentanti del Talebani alle consultazioni hanno partecipato i rappresentanti di 11 Stati della Grande Eurasia dalla Cina e dall’Iran, all’Arbaia Saudita, al Pakistan e anche alle repubbliche centroasiatiche dell’ex URSS, i cui territori si sono trovati nel mirino dei narcotrafficanti afghani. Per la prima volta le consultazioni sulla situazione in Afghanistan nel formato proposto dal Cremlino si erano svolte nel 2017.
La delegazione russa è stata guidata dall’inviato speciale della Russia per l’Afghanistan, l’Ambasciatore, Zamir Kabulov. Il Governo provvisorio dei Talebani è stato rappresentato dal ministro degli Esteri ad interim, Amir Khan Muttaqi.
I lavori del forum sono stati aperti dal presidente del Tatarstan, Rustam Minnikhanov, che si è concentrato sullo sviluppo della cooperazione economica e commerciale tra la Russia e l’Afghanistan. “Gli imprenditori della Russia così come il business comunity del Tatarstan sono molto interessati a riprendere il più presto possibile gli scambi con Kabul, dove di recente è stato inaugurato un business-center dalla Russia. Molti partner tradizionali russi dell’Afghanistan, dalla fabbrica dei camion Kamaz, alla compagnia petrolifera Tatneft stanno per ritornare sul mercato afghano”, ha sottolineato Minnikhanov.
Il ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, ha trasmesso ai partecipanti delle consultazioni un messaggio scritto, nel quale ha sottolineato che l’Occidente deve “riconoscere le tragiche conseguenze dei 20 anni della propria presenza militare sul suolo dell’Afghanistan e assumersi la piena responsabilità economica e finanziaria per la ricostruzione del Paese”.
Per la Russia l’istituzione di un Governo etnopolitico inclusivo in Afghanistan potrebbe essere la base per il riconoscimento da parte della Russia del potere dei Talebani.
Il ministro degli Esteri afghano Mottaqi non è stato d’accordo con la tesi russa di un Governo inclusivo: “Negli ultimi 45 anni – ha detto il capo della diplomazia talebana – nessun modello esterno di governo per l’Afghanistan, compreso quello ‘inclusivo’, ha potuto risolvere i problemi del Paese. Speriamo che i nostri vicini si astengano dal proporci ancora e ancora un modello di governo e si concentrino invece sull’integrazione dell’Afghanistan nelle strutture internazionali, in modo da darci la possibilità di sviluppare la cooperazione bilaterale e multilaterale”, ha detto Mottaqi.
Ora che “l’occupazione straniera dell’Afghanistan è finita e la sicurezza del Paese è stata ripristinata”, è arrivato il momento di procedere alla realizzazione di progetti di cooperazione regionale. “L’Afghanistan ha un forte potenziale di cooperazione economica”, ha detto Mottaqi, aggiungendo che il Paese è “pronto a creare tutte le condizioni necessarie, in primo luogo quelle infrastrutturali” per avviare la realizzazione dei progetti nei settori dell’energia, dell’agricoltura e delle linee ferroviarie.
La Cina ha detto di condividere la posizione dei Talebani. La chiave per la pace, la stabilità e la ricostruzione dell’Afghanistan “sarà una costruttiva cooperazione internazionale a livello regionale senza interferenze straniere negli affari interni dei nostri Paesi”, ha dichiarato il rappresentante speciale del Ministero degli Esteri cinese per l’Afghanistan Yue Xiaoyong. “Quando parliamo di tutti questi problemi, dobbiamo ricordare che niente può giustificare l’interferenza negli affari interni di un Paese sovrano e indipendente. Le decisioni su un Governo ‘inclusivo’ e sulla situazione dei diritti umani vanno prese dal Governo sovrano dell’Afghanistan”, ha sottolineato il rappresentante cinese, secondo il quale “la comunità internazionale deve discutere i problemi dell’Afghanistan in presenza dei rappresentanti di questo Paese”.