A meno di un mese dall’inizio del summit dei Paesi Brics, in programma a Johannesburg, in Sudafrica, il 22-24 di agosto, anche l’Algeria ha presentato ufficialmente la domanda di adesione al gruppo. Parallelamente l’Algeria ha voluto entrare come azionista della banca Brics, New development bank (Ndb), con un buy-in iniziale di 1,5 miliardi di dollari. Lo ha annunciato in un’intervista al canale televisivo EnnaharTV, il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune.
Nei Paesi-fondatori dei Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – attualmente abita oltre il 40% della popolazione mondiale che produce oltre il 31% del Pil globale. Nonostante le pressioni dell’Occidente – di recente l’Argentina si è piegata davanti alla richiesta della Ue di rinviare l’ingresso nei Brics – si tratta del gruppo in più rapida crescita a livello mondiale con più di 40 Stati in tutte le regioni del mondo che in un modo o nell’altro hanno manifestato il desiderio di adesione ai Brics.
Oltre all’Algeria tra i Paesi che hanno dichiarato ufficialmente di voler entrare nel gruppo ci sono l’Iran (lo scorso giugno è entrato come membro a pieno titolo nell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai), l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, il Cuba, il Congo, il Kazakhstan e il Gabon.
“Abbiamo chiesto ufficialmente di entrare a far parte del gruppo Brics, e abbiamo inviato una lettera chiedendo di essere assunti tra i soci azionisti della banca Ndb. Il primo contributo dell’Algeria nel capitale della banca potrà essere di 1,5 miliardi di dollari”, ha dichiarato il presidente algerino.
Per la prima volte Tebboune aveva annunciato il desiderio di aderire ai Brics per poter sviluppare “forti relazioni economiche con i membri del gruppo” il 18 luglio scorso durante il suo viaggio in Cina. Da parte sua, il presidente cinese, Xi Jinping, ha auspicato l’instaurazione dei legami politici ed economici più forti con l’Algeria, il maggiore Paese-esportatore di gas dell’Africa. In un’intervista alla televisione cinese Cctv Tebboune ha dichiarato che Brics può offrire delle “valide soluzioni alternative e vantaggiose”, rispetto a quelle che offrono ai Paesi in via di sviluppo gli organismi finanziari internazionali come il Fondo monetario e la Banca mondiale.
Il 16 giugno scorso anche il presidente della Tunisia, Kais Saied , in una conversazione telefonica con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha dichiarato che il suo Paese non accetterà mai più il diktat dell’Fmi. “Gli accordi di Bretton Woods non sono il destino inevitabile dell’umanità”, ha detto il presidente tunisino, secondo cui “il nostro Paese non accetterà né il diktat, né le condizioni poste dal Fondo monetario internazionale che, qualora dovessero essere realizzati, minaccerebbero la pace sociale e la stabilità della Tunisia”.