Arabia Saudita si sbarazza dei T-Bond

Gli analisti finanziari: si può parlare di “smantellamento” del sistema di petrodollari, creato dagli Stati Uniti negli Anni 70 del secolo scorso.

L’Arabia Saudita sta sistematicamente riducendo i propri investimenti nei titoli di Stato USA. Secondo i dati del ministero delle Finanze di Riyadh, lo scorso giugno l’Arabia Saudita “si è sbarazzata” di un pacchetto di T-Bond statunitensi per oltre 3 miliardi di dollari. Attualmente Riyadh ha in mano 108,1 miliardi di dollari del debito sovrano degli Stati Uniti, il minimo degli ultimi 6 anni. Secondo gli analisti di Bloomberg Economics negli ultimi 3,5 anni il portafoglio delle obbligazioni di Stato americane controllato da Riyadh ha registrato una contrazione del 41 per cento.
Anche gli Emirati Arabi, che ultimamente hanno concordato con l’India i pagamenti per l’export petrolifero in rupie e in dirham, si sono liberati in giugno di 4 miliardi di T-Bond.
Secondo gli analisti internazionali, si tratta di una dimostrazione tangibile del fatto che il processo di dedollarizzazione lanciato dalla Russia e dalla Cina starebbe dando i primi risultati.
La Russia ha ridotto all’osso i propri investimenti in US Treasuries che attualmente costituiscono appena lo 0,1% delle riserve internazionali della Russia, riserve che la Banca centrale di Mosca ha stimato ad agosto 2023 in 586,6 miliardi di dollari. Anche la Cina si libera delle attività, bollate come “tossiche”: in giugno Pechino ha venduto titoli di Stato USA per la cifra record di 11,3 miliardi di dollari, riducendo così la propria esposizione ai minimi storici degli ultimi 14 anni. Ricordiamo che i due maggiori Paesi detentori del debito federale degli States  sono il Giappone (1082 miliardi di dollari) e la Cina (circa 850 miliardi). La Russia ha cominciato a sbarazzarsi delle obbligazioni di Stato americane ancora nel 2018, riducendo gli investimenti in US Treasuries da 96 miliardi di dollari a meno di 15 miliardi nel 2023.
Gli esperti internazionali sottolineano il fatto che l’Arabia Saudita, per molti decenni, è stata la base e la pietra angolare del sistema globale del commercio petrolifero denominato esclusivamente e soltanto in dollari. Per 50 anni il riyal saudita è stato saldamente legato, o per meglio dire si trovava al guinzaglio, del dollaro. Per questo motivo la vendita di US Treasuries da parte del Regno arabo assume un significato del tutto particolare. Riyadh sta lavorando attivamente per diversificare la propria economia sviluppando i legami politici, economici e commerciali con la Cina e l’India, i due maggiori partner non occidentali dell’Arabia Saudita.