Argentina: nel 2025 sarà possibile usare qualsiasi moneta come valuta di scambio

L’anno prossimo dovrà essere completamente liberalizzato l’uso del dollaro e delle altre monete estere nel commercio nazionale.

Già l’anno prossimo in Argentina sarà completamente aperto il “mercato del dollaro e delle altre monete estere e saranno abbattute fino al 90% le tasse sulla loro circolazione, attualmente applicate dalla Banca centrale”. Parola del presidente con motosega, Javier Milei (nella foto), che martedì sera, 10 dicembre (11 dicembre in Europa) si è rivolto alla Nazione con un discorso televisivo in occasione dell’anniversario del primo anno di governo.

“L’anno che viene, l’abolizione del ‘cepo’ (l’insieme dei gravami posto dalla Banca centrale argentina sull’acquisto e la vendita di divise straniere), sarà una realtà”, ha annunciato Milei, secondo il quale “stiamo per questo lavorando a una soluzione definitiva del problema delle riserve della Banca centrale, attraverso un nuovo programma con il Fondo monetario internazionale (Fmi) oppure con accordi coi finanziatori privati”.

Da anni il cosiddette “cepo” è stato lo strumento principale utilizzato dagli esecutivi argentini per mantenere le riserve statali in valute pregiate, soprattutto in dollari USA, a fronte della continua svalutazione del peso argentino.

Come scrivono i giornali argentini, il passo successivo, dopo la liberalizzazione del mercato dei cambi, dovrebbe essere la completa liberalizzazione dell’uso del dollaro, dell’euro e delle monete estere nel commercio nazionale. “Tutti gli argentini potranno utilizzare la moneta che vogliono nello loro transazioni quotidiane il che significa che d’ora in avanti ogni argentino potrà comprare, vendere ed emettere fatture in dollari o nella moneta che ritenga più adeguata”, ha promesso Milei, precisando però che “per il momento il peso sarà ancora la valuta obbligatoria per pagare tasse e imposte in Argentina”.

Nel suo discorso alla Nazione Milei ha ribadito che “intende proseguire con i tagli alla spesa pubblica”, azionando – se sarà necessario – la “motosega più nel profondo”. Secondo Milei la sua politica “garantirà anche una riduzione del 90% dei tributi chiesti dallo Stato centrale” e la restituzione alle Province “dell’autonomia impositiva che non avrebbero mai dovuto perdere”.