Sarà deciso al ballottaggio il prossimo presidente argentino. Le elezioni del 22 ottobre hanno visto
il candidato peronista Sergio Massa ottenere il 36,7% dei voti e l'”ultraliberista” Javier Milei il 30%: loro due si sfideranno nel ballottaggio fissato il 19 novembre mentre esce di scena Patricia Bullrich, terza con il 23,8% dei voti.
25,9 milioni di persone, il 74% degli aventi diritto, il dato più basso da quando in Argentina si è tornati a libere elezioni (7 punti in meno rispetto alle presidenziali del 2019), si sono recate alle urne in Argentina per eleggere il successore di Alberto Fernández al termine di una campagna elettorale segnata dalla crisi economica e dall’inflazione a tre cifre.
“Come presidente chiederò un governo di unità nazionale, convocando i migliori a prescindere dalla loro forza politica. Questo è un grande Paese e insieme lo metteremo nel posto che merita”, ha dichiarato Sergio Massa al termine del primo turno, secondo quanto riporta El Pais. Massa ha anche elencato i “pilastri” delle sue future politiche: un’industria forte, migliore istruzione pubblica, e un mercato del lavoro moderno e tecnologico senza rinunciare ai diritti.
Milei ha risposto con la stessa aggressività che ha caratterizzato tutta la sua campagna elettorale e lanciando un possibile apparentamento in vista del ballottaggio. “E’stata una giornata storica. Due terzi degli argentini hanno votato per un cambiamento, un’alternativa a questo governo di criminali che vogliono ipotecare il nostro futuro. La campagna elettorale ha portato molti di noi che vogliono il cambiamento allo scontro, quindi sono venuto per porre fine a questo processo di aggressione e di attacchi. E sono disposto a fare tabula rasa, a rimescolare e a dare di nuovo, per mettere fine al kirchnerismo”, ha spiegato a El Pais lanciando un’alleanza con Juntos por el Cambio, il partito di Patricia Bullrich. “Tutti noi che vogliamo il cambiamento dobbiamo lavorare insieme”.
Chi vincerà il 19 novembre si troverà ad affrontare un’ economia letteralmente al collasso: l’inflazione è a tre cifre, la recessione è all’orizzonte, le riserve della banca centrale sono vuote e il programma di aiuti da 44 miliardi di dollari del Fondo Monetario Internazionale è sempre più instabile.