L’ONU peggiora le stime di recessione economica del Paese latinoamericano
Nel mese di luglio il tasso d’inflazione su base annua in Argentina è sceso dell’8,1% rispetto alla situazione del mese precedente. Il trend è incoraggiante, mentre la situazione reale rimane molto tesa. Secondo i dati, pubblicati giovedì, 15 agosto, dall’Istituto nazionale di statistica dell’Argentina (INDEC) a luglio il tasso d’inflazione è stato del 263,4%, in calo rispetto al 271,5% registrato a giugno. Su base mensile il mese scorso, l’inflazione si è attestata al 4%, in calo dello 0,6% rispetto al 4,6% registrato in giugno.
Intanto la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America latina e i Caraibi (CEPAL) ha rivisto ancora al ribasso le proprie stime delle prospettive economiche dell’Argentina per il 2024, passando dal meno 3,1%, stimato a maggio, alla caduta più vertiginosa del mano 3,6 per cento. Per il 2025 – si legge nel rapporto intitolato “Studio economico di America latina e Caraibi 2024: Trappola della bassa crescita, cambio climatico e dinamica dell’occupazione” -, si prevede un’ulteriore diminuzione pari al meno 4 per cento. La stima delle Nazioni Unite è in linea con il -3,5% elaborato dal Fondo monetario internazionale (FMI) e anche dalla Banca Mondiale.
Per quanto riguarda l’America Latina e i Caraibi nel loro complesso, CEPAL prevede una crescita modesta dell’1,8% alla fine del 2024, in calo rispetto al 2,1% del rapporto precedente. Come hanno scritto gli analisti delle Nazioni Unite “la regione rimane bloccata in una trappola di bassa crescita, accompagnata da scarsi risultati degli investimenti e da una bassa produttività del lavoro, a cui si aggiunge il poco spazio interno per attuare politiche di ripresa macroeconomica e l’incertezza globale”. Nel rapporto viene sottolineato un “elevato livello di inflazione e tassi di interesse che rimangono alti a livello mondiale”. La situazione già molto difficile – hanno sottolineato gli esperti della CEPAL – può essere peggiorata da ulteriori esacerbazioni delle tensioni geopolitiche e commerciali, così come dal peggioramento degli effetti del cambio climatico”.