Per Mosca è un’altra crepa nelle relazioni tra la Russia e l’Armenia
Il Parlamento dell’Armenia ha ratificato con 60 voti a favore e 22 contrari lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI). La ratifica è avvenuto pochi giorni dopo una fulminea vittoria militare dell’Azerbaigian, che ha posto fine al separatismo armeno del Nagorno-Karabakh. Erevan aveva accusato i peace keeper russi di non aver ostacolato l’invasione azera nel territorio separatista armeno.
La ratifica dell’adesione dell’Armenia alla CPI ha suscitato una reazione molto negativa di Mosca, tradizionale alleato di Erevan. Per il Cremlino il voto in Parlamento armeno rappresenta un gesto “estremamente ostile” nei confronti della Russia che di certo aumenterà le tensioni tra i due Paesi. La scorsa primavera la Corte penale internazionale aveva emesso un mandato di arresto contro il presidente, Vladimir Putin, e contro il Rappresentante russo per i diritti dei minorenni, Maria Lvova-Belova, accusati dalla CPI su richiesta dell’Ucraina di “aver spostato illegalmente in Russia centinaia di bambini ucraini”.
Eghiche Kirakosian, responsabile della Commissione parlamentare armena per gli affari di giustizia internazionale, ha respinto le accuse del Cremlino perché l’adesione alla CPI “creerà prima di tutto ulteriori garanzie per l’Armenia contro l’Azerbaigian”.
Intanto, il numero di armeni che hanno lasciato il territorio della repubblica autoproclamata del Nagorno-Karabakh dopo l’attacco azero ha superato le 100.000 persone. Vale a dire che praticamente tutti gli abitanti del Nagorno-Karabakh di etnia armena hanno lasciato questa enclave separatista nel territorio dell’Azerbaigian, dove prima dell’operazione militare dell’Azerbaigian erano stati censiti circa 120.000 abitanti.